Good old red Bernie

per Luca Billi
Autore originale del testo: Luca Billi
Fonte: i pensieri di Protagora...
Url fonte: http://ipensieridiprotagora.blogspot.it/2016/02/verba-volant-246-outsider.html

di Luca Billi  10 febbraio 2016

E’ molto interessante – e significativo – il modo in cui l’informazione di regime, qui in Italia – ma immagino che qualcosa del genere accada anche nel resto del mondo, visto che il pensiero dominante è sempre quello, a tutte le latitudini – racconta le primarie del New Hampshire e tenta di sovrapporre le figure di Donald Trump e di Bernie Sanders. Vengono presentati entrambi come degli outsiders e la loro vittoria, nei rispettivi campi, viene descritta come una generica e populistica critica al sistema, come fossero dei Grillo qualsiasi. Più riusciranno a farci credere che Trump e Sanders sono la stessa cosa, più riusciranno a sostenere che entrambi sono inadatti a guidare gli Stati Uniti, un compito per cui servirebbe una capacità di sintesi che entrambi non avrebbero. Ovviamente questi stessi organi di informazione – di qua e di là dell’Atlantico – sperano che alla fine vinca Clinton o Rubio o magari Bloomberg, pronto a scendere in campo nel caso di una vittoria alle primarie di Trump. Sono sempre quelli che ci hanno spiegato – e noi della sinistra europea purtroppo abbiamo loro creduto – che le elezioni si vincono andando al centro, e tagliando le estreme. Sono quelli che ci hanno spiegato che dovevamo imboccare la terza via, sono quelli che ci hanno messo in mano la pistola con cui ci siamo suicidati. Sono quelli che quanto è moderno renzi e quanta è vecchia la sinistra. Insomma sono i corifei della destra peggiore, quella del capitale.
Trump e Sanders non sono la stessa cosa e solo un’informazione faziosa e prezzolata può nascondere le differenze. Intanto Sanders non è affatto un outsider: è in parlamento – alla Camera prima e ora in Senato – dal 1991 e proprio questa sua attività parlamentare e politica è stata determinante nella vittoria in New Hampshire. Non è che in quel piccolo stato della costa orientale siano diventati tutti socialisti, così come non sono socialisti nell’ancor più piccolo Vermont, però lì conoscono Sanders, perché lì ha svolto tutta la sua carriera politica, è stato sindaco e soprattutto, anche dopo essere andato a Washington, ha mantenuto un forte legame con quel territorio: Sanders in questi venticinque anni è stato il rappresentante del Vermont, al di là delle proprie idee, che non ha mai rinnegato e che ha sempre espresso con chiarezza, anche quando andavano contro l’opinione comune, perfino dei cittadini del suo stato. Qualcosa di simile vale per un altro “giovane vecchio” della sinistra, come Jeremy Corbyn, che – nonostante non fosse di moda, nonostante fosse sempre all’opposizione rispetto al suo partito – ha mantenuto un forte legame con gli elettori del suo collegio di Islington north, che per otto volte l’hanno regolarmente rieletto alla Camera dei Comuni. Già da qui credo che potremmo imparare qualcosa: la sinistra c’è quando è credibile, quando dice la verità e quando sta sul territorio. Noi abbiamo smesso e siamo morti.
Neppure Trump è un outsider, anche se ovviamente ha tutto l’interesse a presentarsi come tale; è sulla scena pubblica da molto tempo, ma la sua “carriera” non è legata a un territorio, a un’esperienza politica di base, in qualche modo si è costruito – o lo hanno costruito – direttamente come un candidato alla presidenza. Sanders può vincere? Probabilmente no, perché alla lunga l’effetto del New Hampshire svanirà, perché ci sono tanti elettori, nell’America profonda, che non lo conoscono direttamente, mentre tutti conoscono Clinton, però la sua candidatura non è inventata. E infatti anima migliaia di volontari in tutto il paese, raccoglie fondi, poco da moltissimi, mentre Clinton riceve moltissimo da pochi. Neppure Trump vincerà – forse – ma la sua candidatura è inventata e francamente credo che sia stata costruita – anche nei suoi eccessi – per favorire la vittoria di un candidato – o una candidata – rassicurante e di centro, che potesse apparire come un argine rispetto al pericolo rappresentato da Trump. Per far diventare Clinton la meno peggio avevano bisogno del peggio e l’hanno fatto, in fondo servono solo moltissimi soldi, ma i capitalisti li hanno – li hanno rubati a noi. Se questo vi ricorda quello che succede in Italia, in Francia, nel resto d’Europa, è perché è esattamente lo stesso schema. Poi questi esperimenti sono sempre pericolosi e c’è il rischio che il giocattolo sfugga di mano – ai capitalisti è successo negli anni venti del secolo scorso con il fascismo, ma evidentemente hanno preferito rimuovere questa storia. Credo che anche stavolta sia successo qualcosa del genere, perché la candidatura di Trump è diventata all’improvviso reale, dal momento che tanti americani hanno visto in lui, nei suoi eccessi, una risposta ai loro problemi.
Sanders e Trump intercettano entrambi la rabbia, la paura, la disillusione, di un pezzo – evidentemente molto ampio – di America, ma c’è una bella differenza tra il modo in cui lo fanno. Trump quella paura la esaspera, creando dei nemici – i musulmani in questo caso – e proponendo una sorta di politica fai-da-te: difendi te stesso e la tua famiglia – dice Trump all’americano impaurito – e io non ti condannerò, prenditi quello che ti serve, anche se lo devi togliere a qualcun altro, e io non ti condannerò. Trump in sostanza spiega agli americani che il loro benessere, individuale e collettivo, passa attraverso la povertà di altri, dentro e fuori gli Stati Uniti. Sanders fa un discorso opposto e spiega agli americani che possono crescere insieme, che il benessere di uno non deve andare scapito di quello dell’altro. Ovviamente anche Sanders individua un nemico, ma quello giusto, ossia quei poteri economici che in questi anni hanno beneficiato della crisi e che sono gli unici che hanno goduto della crescita economica che c’è stata sotto la presidenza di Obama. La sconfitta dell’attuale presidente è proprio questa: l’economia americana in questi anni è cresciuta, ma di questo hanno beneficiato solo i ricchissimi, solo i padroni delle multinazionali, solo i padroni delle banche, solo quelli che ora vorrebbero come presidente Clinton o qualcuno che continui a fare le cose che ha fatto Obama, che continui a garantire i loro interessi.
La differenza tra Trump e Sanders c’è ed è la vecchia, cara – per molti superata – distinzione tra destra e sinistra, perché alla fine uno come Trump, come tutti i fascisti, starà sempre dalla parte dei padroni. Per questo gli Stati Uniti avrebbero bisogno del vecchio Bernie e ne avremmo bisogno anche noi.

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