Nel 1963 ero un ragazzino, ma siccome già lavoravo non mi iscrissero alla F.G.C.I, ma direttamente al P.C.I. Non sono mai stato, quindi, un giovane comunista, ma un comunista molto giovane…
Confesso che quando, nella mia Sezione “Perotti-Devani” in Via Della Zecca Vecchia a Milano, sentivo parlare i miei compagni Davide Lajolo, Ernesto Treccani, Cesare Musatti e Rossana Rossanda, io non capivo un’acca di quello che dicevano…
Applaudivo sempre, ma non capivo un accidenti.
Ricordo benissimo, però, che Giancarlo Pajetta, un dirigente mitico che aveva il grandissimo pregio di farsi capire, chiamava i democristiani “I Forchettoni”.
Ed io applaudivo convinto e, questa volta, anche consapevole…
Quando nello stesso 1963 Amintore Fanfani, leader dei Forchettoni, riuscì a far approvare la modifica della Costituzione e far elevare a 945 il numero dei parlamentari, a me e a tantissimi compagni come me parve un modo per aumentare a dismisura il numero dei Forchettoni.
Ecco perché, a distanza di tanti anni, a me farebbe piacere se lunedì pomeriggio risultasse cancellata quella riforma gastronomico/fanfaniana, che tanto fece arrabbiare noi poveri immigrati, lavoratori poco più che bambini. Comunisti per scelta e digiunatori per forza.
Non mi meraviglia che tanti fanfaniani di ritorno abbiano deciso di votare No.
Anche Walter Veltroni, un leader molto conosciuto per non aver fatto niente di speciale, in dissenso col Partito che ha fondato voterà NO.
Esistono dirigenti politici, molto stimati dagli avversari, che hanno il grandissimo pregio di essere riusciti a perdere tutte le battaglie.
Il Piccolo Principe che veniva da lontano e aveva promesso di andare lontano, è invece rimasto vicino.
Per continuare a perdere e a dare una mano a perdere…
Veltroni ama perdere. L’idea della vittoria lo disgusta e lo annoia.
Quando ha sentore di una disfatta esce dal letargo e scende in campo, eccitatissimo in cerca della sconfitta.
Siccome gli voglio un mondo di bene, io gliela auguro con tutto il cuore.
