Autore originale del testo: Alfredo Morganti
I liberali e i moderati
Fateci caso. Proprio quelli che si definiscono moderati, liberali, centristi, e che dovrebbero essere dei saggi pronti alla moderazione e alla mediazione, in realtà appaiono, tendono ad apparire, vogliono apparire come individui assolutamente determinati nei loro scopi, tosti, volitivi, mascellari. Più si dicono “moderati” e più assumono un tono di sfida, si fanno avanti, puntano l’indice, mimano una testata. Andate a vedere i profili twitter di quelli che si autodefiniscono liberali. Fanno razzismo sociale verso chi riceve il reddito di cittadinanza, parlano del meridione come di una zona depressa da colonizzare, sarebbero pronti a schiaffeggiare Putin pur di sfidarlo a duello (a chiacchiere ovviamente), trattano Conte come se fosse un imbecille e gli intimano di “andare a lavorare” (anche se non fanno un cazzo e vivono principalmente di rendite familiari). Quelli che si sentono preparati, competenti, acculturati, tecnicamente pronti, di un’altra categoria. Quelli che mostrano i muscoli di 50 trilioni di asset in riva al lago come farebbe un maschio alfa pronto alla pugna, ma poi non sanno nemmeno in quale cassetto di casa si trovano i calzini.
Ovviamente tutto questo livore e questo presunto e battagliero coraggio è ben protetto da redditi niente male, da figli che fanno il master negli USA, da professioni ottimamente retribuite, da posizione sociali invidiabili, da carriere garantite dalla famiglia, da vacanze esclusive – ville a Cortina, vacanze in Paupasia – da ottime relazioni personali, da amici degli amici ben incardinati, da favori e controfavori immancabili, da ammiccamenti e occhi strizzati al socio, da un’alterigia ferrea, da una presunzione immarcescibile, da un ego spropositato (pure quello garantito da meccanismi sociali favorevoli, ereditari, praticamente genetici). Il liberale è quello che toglierebbe al suo “popolo” non solo il reddito di cittadinanza (pur godendo di sgravi e bonus infiniti) ma anche il diritto al voto (come gli ha già tolto il diritto a una vita dignitosa), ma che è orgogliosamente, puntigliosamente, schierato coi popoli altrui, tipo quello ucraino. Purché non si tratti di popoli “neri” di colore, come i palestinesi o i curdi.
I liberali e i moderati italiani sono quelli che non ti danno alternativa, o così o pomì. Che ritengono i compromessi una resa umiliante. Che davanti c’è solo la vittoria, nient’altro, purché al fronte vadano altri, ovviamente i poveracci. Che alla fine la competizione ripaga sempre il più meritevole, il più bravo, il più intelligente, quello che ha studiato a 50.000 euro l’anno senza la necessità di richiedere alcun prestito personale. Sono sempre loro i primi, i migliori, coloro a cui cedere il passo, quelli che devono comandare perché il censo lo esige, quelli che pensano la libertà come la propria, quelli che gli abiti sartoriali sono i migliori e anche le scarpe di un artigiano, quelli che gli altri sono tutti populisti, che la democrazia ha i suoi limiti principalmente nel numero eccessivo di persone che accede (o pretenderebbe di accedere) al potere, per quanto solo parlamentare. I moderati sono quelli che urlano di più, che salgono sulla voce degli altri, che fanno scattare la rissa e poi se prendono due schiaffi chiamano i loro scagnozzi.
Ma liberali sono anche quelli che accendono mutui, comprano automobili troppo grandi, fanno vacanze oltre soglia di reddito, e poi anche per questo sono costretti a offrire i loro servigi a chi comanda. Ma questi sono altri tipi di liberali, più famigli che professionisti, e che restano comunque subordinati ai liberali che contano davvero. Quelli veri.


