IL BENE COMUNE
Nella immagine, il soldato domanda: “Mi chiedo se tutto questo non sia semplicemente il risultato della nostra incapacità di entrare in sintonia con gli altri e saper ascoltarli”. Parole da meditare!
Circola in rete la proposta di dieci azioni che localmente si possono mettere in campo contro la guerra, tra esse i percorsi di educazione alla pace nelle scuole. A me sembra interessante il punto di partenza delle proposte, perché l’esortazione è di smettere di pensare che la guerra sia una follia, laddove va considerata come una strategia razionalmente perseguita.
Appunto: è una strategia. Qui vengono alla mente le teorie complottiste o cospirative che vorrebbero attribuire cause e responsabilità a gruppi elitari e potenti. Certamente, ci sono interessi di geo politica, sfruttamento e appropriazione delle risorse, rappresaglie economiche, mercanti di armi e produttori di tecnologie di guerra.
Ma, se vogliamo caratterizzarla, se vogliamo avvicinarci alle radici profonde di questa strategia; cioè, capire come essa possa fare presa sulle persone in una epoca in cui regnano i social e i follower, invasi come siamo dalla onni presente pubblicità che invita alla spesa e alla soddisfazione materiale, dobbiamo descrivere qualcosa dentro la quale viviamo e stazioniamo continuamente. A me pare che l’egoismo si sia fatto strada da tempo nei cuori, per dirla in breve e senza tentennamenti.
L’egoismo è il frutto maturo delle influenze spirituali alle quali siamo esposti come Umanità da epoche non sospette. Cerco di spiegarmi. Siamo in presenza di due principi e due forze spirituali che intervengono nella nostra civiltà, distinguibili tra di loro, anche se agiscono spesso da alleati. Il primo principio ci inganna e ci illude con la concezione materialistica del mondo. Nell’interpretazione dei fenomeni del mondo esterno, il materialismo ha cancellato ogni approfondimento spirituale. Portiamo con noi un bagaglio che vive nei processi nervosi, ci dota di intelligenza spedita e abile, dalle caratteristiche fredde e disseccate. È un bagaglio necessario perché dobbiamo pur adattarci al mondo delle percezioni dei sensi. Ma ne siamo rimasti incantati, al punto di sentirci allo stesso tempo imprigionati nei nostri giudizi materialistici senza una via d’uscita apparente. Questa concezione, però, non porterebbe da sola molto lontano, se si riflettesse con equilibrio e ponderazione a fondo. Se infatti interviene la seconda forza mescolandosi con la prima, succede che si finisce per prendere per buona quella immagine materialista e ingannevole del mondo per l’ansia di accettare come verità la cosmo visione dominante e sbarazzarci da interrogativi, assolti da essi per pigrizia. E poi questa seconda corrente ci compensa con la sua più genuina forza che ispira entusiasmo e passione, ci induce alle fantasie, le allucinazioni, i sogni ad occhi aperti.
Segnali non equivoci di questa alleanza tra forze spirituali sono l’intelletto freddo, calcolatore e carente di sentimento altruista, unita alla perdita di controllo sulle emozioni, i desideri sfrenati per beni materiali, i paradisi artificiali, la ricerca ossessiva di piaceri effimeri. C’è una parola che racchiude, l’egoismo, nelle sue tante manifestazioni. L’egoismo è il denominatore comune delle nostre società. Il fondamento e la vera causa delle guerre come le stiamo patendo è l’eccessivo egoismo, le ansie di possessione, l’individualismo estremo. L’Io si è così indurito e reso insensibile, indifferente, al punto di voler tutti i beni materiali disponibili al suo esclusivo servizio. L’Io è così indifferente agli altri che tutti i desideri volti alla materia possono soddisfarlo. Poiché questo Io degenere cerca di prendere come sua proprietà una parte dei beni comuni del Pianeta, allontanando quindi dal suo ambito tutti gli altri Io, si scatenano guerre e violenze. La guerra tra popoli e popoli, tra etnie e etnie, in tanti campi della vita. L’Io così declassato sta divenendo il pomo della discordia e nucleo della guerra di tutti contro tutti, così ben descritta nell’Apocalisse di Giovanni.
Ma anche si legge in questo libro che l’Io va immaginato come una spada dai due lati entrambi affilati. Vuol dire che da un lato l’Io può condurci in libertà al piano più elevato per una libera scelta di altruismo, e dall’altro farci precipitare sempre più in basso. Il terreno di battaglia è dunque segnato dall’altruismo e dall’egoismo. Se l’amore per un altro essere umano è disinteressato, altruista, se la persona ama il bene dell’altra, se è ricettiva alle qualità dell’essere che ama, nasce il fondamento della vita etica. Nell’amore umano comune una persona ama, invece, per il suo benessere e tornaconto, quindi con egoismo.
C’è allora una via d’uscita? E qui mi riallaccio a una delle proposte che vuole promuovere e finanziare percorsi di educazione alla pace nelle scuole, e di formazione alla non violenza per i docenti. Qual’è la natura dell’Educazione e quali ideali possono guidare la docenza? L’accenno vale anche e soprattutto per i familiari, i quali sono a loro modo parte in causa. Se Educazione significa condurre da un luogo all’altro, quel luogo a mio avviso dovrebbe essere il Bene comune.
Celebrare la Pace, la fraternità, l’altruismo, la cooperazione, l’accoglienza, la gratitudine, il servizio, l’amore per la Creazione e la vita. Oggi al primo posto c’è la qualificazione professionale, le competenze, la scienza e le materie, passaggi pur fondamentali della formazione. Ma se non c’è una meta ideale là davanti e sempre fecondata, se non si mette il seme a germogliare, la navigazione rischia dirottamenti e derive, anche naufragi. C’è il rischio di costruire una pianta di cartapesta invece di farla sbocciare da un seme, se si continua come se nulla accadesse intorno a noi. La famiglia dovrebbe essere il luogo del primo apprendimento naturale secondo questi ideali. L’istruzione è sempre attraente quando è essenziale, precisa e bella. Udite! Udite! Lo studio dovrebbe proiettarsi su tutta la vita, perchè è inconcepibile che si interrompa quel filo tessuto dall’arte di pensare. Maestre e docenti saranno le guide amichevoli che indicano il cammino più breve e migliore, con il sorriso e senza coazione. Conducono per amore al servizio e con la gratitudine per quanto ricevuto nella loro formazione. Ciò spianerà il cammino a venire a causa di una misteriosa legge spirituale, e qui l’ideale tocca vette altissime. Eccolo.
Se ricevo un impulso, una lezione di vita, un insegnamento, e ne ricevo continuamente, non solo userò quanto ho ricevuto, ma dopo averlo fruito, dopo che mi ha elevato, mi ha sostenuto,…..mi toccherà restituire alla Fonte quelle forze che mi sono state elargite. Dopo aver usato ed usufruito, devo restituire qualcosa alla Fonte che mi ha istruito, mi ha nutrito e mi ha fatto crescere, e se restituisco, comincia a darsi una vera comunione con la Creazione, con il gruppo, con l’ambiente. Non dovremmo esimerci dalla restituzione grata e cosciente, e se ciò non avvenisse si limiterebbe la crescita personale e la equanime distribuzione dei beni della Creazione. La Scuola farà così degli studenti futuri servitori della Comunità, nello spirito della cordata senza competizione e in piena condivisione.
Questo traghetto ideale verso il Bene comune dovrà affrontare una navigazione difficile, fronteggiare resistenze anche da parte delle famiglie, perplessità da parte dei docenti. Qualche timido tentativo si sta facendo, leggevo di scuole nella periferia di Torino che saranno aperte anche la sera per offrire possibilità di incontro, studio e condivisione.
FILOTEO NICOLINI
Immagine apparsa sulla Settimana Enigmistica del 29-5