Fonte: La stampa
All’indomani dei risultati del secondo appuntamento elettorale regionale che ha coinvolto i residenti in Abruzzo è utile una riflessione sui flussi del voto. L’analisi dei flussi del voto politico è un’attività complessa che coinvolge lo studio dei movimenti e delle tendenze nel comportamento elettorale dei cittadini. Può essere condotta a livello microscopico, focalizzandosi su singoli distretti elettorali o gruppi demografici specifici, oppure a livello macroscopico, considerando i trend nazionali o regionali. Così cercando le origini della forza e della compattezza del voto nell’alleanza di centro destra è necessario comprendere come si sono mossi gli elettori all’interno della stessa nelle diverse elezioni che si sono succedute negli ultimi 10 anni.
Questo trasferimento di elettorato è stato un fenomeno significativo della politica italiana degli ultimi anni perché proprio in quel periodo il leader della Lega aveva adottato una nuova strategia politica più assertiva e populista con un forte focus sull’immigrazione e sulla sovranità nazionale, riuscendo a catalizzare molti elettori che cercavano una linea più dura su questi temi, spesso a discapito di Forza Italia, che comunque pur con toni più forti manteneva una politica moderata. Inoltre, nelle regioni del nord Italia la Lega ha sempre avuto radici storiche profonde e una base elettorale consolidata e questo le ha permesso di essere in quel momento maggiormente attrattivo per molti voti “azzurri”.
Del resto anche se il leader Silvio Berlusconi alzava i toni, gli elettori cercavano comunque la parte più originale del voto e non la sua mutazione. Con il nuovo panorama politico italiano e l’avvento del governo “giallo–verde” che vedeva Salvini, Di Maio e Conte ai vertici del nostro Paese, qualcosa ha iniziato nuovamente a modificarsi. L’affluenza nel 2018 sfiorava i 34 milioni perdendo per strada – dal 2008 – 4 milioni di votanti. La somma dei risultati dei tre principali partiti dell’alleanza del centro destra portava comunque a sfiorare ancora i 12 milioni distribuiti in maniera diversa. I cittadini andando al seggio avevano cambiato cavallo, ma non scuderia.
Il partito di Salvini raggiunge il suo apice con il 34,3% nelle elezioni europee del 2019 –totalmente- a scapito di Forza Italia a cui sottrae poco più di 2 milioni di voti e raccogliendo consensi anche tra le file dei 5 Stelle. A quel punto Forza Italia consolida i suoi 2,5 milioni di sostenitori confermandoli anche alle politiche del 2022, ma qualcosa di significativo accade offrendo a Giorgia Meloni un importante successo con il 26,0% dei consensi che si traduce in 7.301.303 voti.
Queste preferenze sembrano corrispondere esattamente alla somma dei voti acquisiti da Fratelli d’Italia nelle europee del 2019 -1.723.23 – sommate alla cifra della perdita del partito di Matteo Salvini che si è tradotta in quasi 6,6 milioni di voti. In tutto questo il totale dei voti della coalizione di centro destra resta stabile ancora intorno ai 12 milioni. Esiste quindi un blocco di voti tra gli 11 e i 13 milioni che rimane orientato nel centro destra tuttavia, all’interno dell’alleanza si disegna un’ulteriore area mobile di circa 3-4 milioni di elettori che, seguendo nuovi input e nuove esigenze – nel tempo – si sono spostati da Forza Italia alla Lega e da questa a Fratelli d’Italia nell’arco di 10 anni.
Osservando il grafico che riporta tutti questi movimenti, è facile visualizzare le 3 “onde” che, nella sequenza della storia degli ultimi 15 anni, hanno disegnato di volta in volta il successo di uno dei leader del centro destra. Dalle analisi del monitoraggio sulle intenzioni di voto settimanali unitamente ai risultati delle urne si evince che per tutte e tre le principali forze del centro destra esiste una base solida del voto che è quantificabile tra i 2 e i 3 milioni di elettori e una parte mobile di 3-4 milioni che fino ad oggi hanno migrato nel perimetro di questa area politica.
Questo porta ad identificare due aree ben separate, distinte e opposte – centrodestra e centrosinistra- che identificano due schieramenti ben definiti e distinti di elettorato tra cui non esistono importanti scambi di voti. Gli spostamenti avvengono all’interno di ogni blocco dove il movente più importante per cambiare prospettiva è sicuramente riconducibile alla delusione della scelta effettuata nella precedente tornata elettorale. Un sentimento di “amarezza” di coloro che si sono sentiti illusi nelle aspettative incontrando una realtà che non corrisponde alle loro speranze.
Nel grafico dell’evoluzione dei voti per il partito Democratico e per il Movimento 5 Stelle nelle diverse tornate elettorali nazionali si ricava in maniera ancora più evidente questo scambio di voti con un’alternanza secca degli scambi. Dal 2013 una somma di circa 17 milioni di voto si sono suddivisi tra i due partiti. Dal 2019 a causa dell’astensione e della nascita di nuove formazioni nell’area, come Italia Viva e Azione, questa somma – tra i due partiti – scende a circa 10 milioni dal 2019 favorendo il dominio nell’area del Partito Democratico.
Dalle intenzioni di voto realizzate da Euromedia Research per Porta a Porta la maggioranza di Governo mantiene il suo vantaggio con il partito della Premier che difende il suo primato attestandosi tra il 28,0% e il 29,0%. Per Forza Italia (7,0%-8,0%) e Lega (8,0% -9,0%) si è innescato un duello che, con un lavoro di timido cesello, ha portato, come in Abruzzo, il partito azzurro a ri-ereditare una parte dei voti dalla formazione di Salvini. Il Partito Democratico (19,5%-20,5%) si stabilizza a scapito del Movimento 5 Stelle (16,5%-17,5%), mentre sempre in lotta per superare la soglia del 4,0% Azione (3,5%-4,5%) e Italia Viva (3,0%-4,0%).