Il Gufo saggio

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Corradino Mineo
Fonte: facebook
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Corradino Mineo 19 settembre 2014

La grande paura è passata. L’indipendenza della Scozia non provocherà una crisi della sterlina, non aprirà scenari inediti per la City, non metterà l’UE nelle condizioni di dover escluder un paese, la Scozia, che per qualità e stile di vita è più simile a Francia e Germania che Stati Uniti e Regno Unito. La paura è passata ma dovremmo riflettere lo stesso. Gli stati nazionali in crisi perché non funziona più nesso popolo – nazione – stato su cui nacquero. Conseguenza della mondializzazione, certo, ma in Europa anche di un processo di unificazione rimasto in mezzo al guado. Perché ha sottratto sovranità a governi e parlamenti nazionali, senza riconsegnarla ai cittadini europei. Abbiamo l’Euro, certo, ma non è chiaro se si tratti di una moneta comune (che si porta dietro una politica comune) o solo di un marco che si concede, sotto falso nome, solo a chi prometta obbedienza a una teutonica sovranità. Vogliamo parlarne?

“Lavoro, rivolta anti Renzi”, dice Repubblica, che si affretta, tuttavia, a segnalare “l’Ok del Fondo monetario alla riforma”. (Per dirla tutta, quello che importa al Fondo è che l’Italia faccia altri tagli, a cominciare dalle pensioni). Corriere: “Il Pd si spacca sul lavoro”. Stampa: “Articolo 18, rivolta del Pd”.  Rivolta per ora annunciata. Fassina denuncia: “idee di destra” (quelle di Renzi), Bersani dice: “cose da marziani”, Orfini auspica: “riforma da correggere”. Però ieri la delega (in bianco) al governo, cioè la facoltà di abolire, con successivi decreti legislativi, anche l’intero Statuto dei Lavoratori, è stata votata in commissione al Senato dal Pd e dalla maggioranza di governo. Forza Italia si è astenuta. Solo la senatrice del Pd Erica D’Adda, non condividendo, si è fatta sostituire in commissione. È dunque passata la linea Zanda – Finocchiaro: in commissione i gruppi si esprimano con una voce sola. Ma in aula si votano ormai quasi soltanto fiducia al governo o deleghe al governo. E chi dissente nel segreto dell’urna è un ignobile franco tiratore. Ma allora, a che serve il Parlamento, solo a mandare Razzi e Salvini in missione in Corea del Nord? Ricordo una proposta del grande Berlusconi: gli elettori votino per una coalizione e un capo, aveva detto, poi in Parlamento voteranno i Capi Gruppo. E se i gruppi si ribellassero al Capo? Che si sciolgano le Camere. Semplice!

In attesa che si completi la riforma costituzionale, la Stampa ci informa  che sul lavoro “Renzi va alla prova di forza”. E Repubblica riporta le parole del premier: “Votiamo in direzione, poi tutti si adeguino”. Niente domande scomode. Guai a chiedere al segretario se sia vero che mancano i soldi per un effettiva riforma del lavoro e che per questo il governo si sia rassegnato a  concedere alla destra il vecchio trofeo ideologico dell’articolo 18 nella speranza di risuscitare così gli spiriti animali del capitalismo.  Vietato fargli osservare che le banche non prestano alle imprese nemmeno i soldi che la BCE è disposta a regalargli. Come si dice, il cavallo non beve. E se non bene, nemmeno l’imprenditore, alle prese con il calo della domanda, assumerà un solo dipendente, nemmeno a garanzie zero. Ma se il cavallo non beve, a che serve questa radicale svolta a destra? Niente domande. Il premier ha altri grilli per la testa. Il Fatto: “Indagato Renzi, il babbo”. Il Giornale: “Preso in ostaggio il papà di Renzi. Giustizia ad orologeria”.

Mi auguro che il babbo dimostri la sua innocenza. Quanto a me, se avessi influenza sulla “sinistra” le consiglierei  di non votare il jobs act fino a quando il governo non abbia messo tutte le carte in tavola, provvedimenti e relativa copertura. E di non votare nessuna legge elettorale se non a doppio turno di collegio, o doppio turno con preferenze e senza soglie di sbarramento. Al tempo stesso avvertirei Renzi che se il governo non ce la fa (per la gravità della crisi e l’ostinazione tedesca) è giusto ammetterlo e andare subito al voto. Con la legge lasciata dalla Consulta, proporzionale con preferenza. Certo, se Renzi dovesse vincere con il 41 per cento continuerebbe forse a governare con Berlusconi.  Ma con piena legittimità e 5 anni davanti a sé.

“Il Renzi deve chiarire”, dice Altan 1.  “Non gettare benzina sul fuoco”, risponde Altan 2. Parole da gufo, saggio.

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