Il Lottomaticum

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti,

di Alfredo Morganti – 9 maggio 2015

Lo spettacolo della democrazia. Così titola Repubblica.it l’intervento di Ezio Mauro a commento delle elezioni inglesi. Perché? Perché, come si dice, la sera stessa delle elezioni si sa chi ha vinto, e si sa pure chi ha perso, tant’è che tre leader sconfitti pare si siano già dimessi. Tutto bene, no? I conservatori, difatti, con il 36% hanno fatto banco, conquistando la maggioranza assoluta dei seggi, anche se sono stati sonoramente sconfitti in Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Ai Laburisti (che hanno preso oltre il 30% dei voti) sono andati, da parte loro, molti seggi delle grandi città, che si suppone siano la parte di Paese più moderna e innovativa. D’altra parte, gli SNP scozzesi racimolano circa il 4,5% dei voti ma eleggono ben 56 deputati (tutti in Scozia, quasi più di quanti li hanno votati!), mentre i LibDem col loro 8% ne nominano appena 8. Peggio fa l’Ukip, che prende il 12,65% (all’incirca la forza della Lega o di Forza Italia) per doversi contentare appena di 1 (uno) parlamentare in tutto. Calcolate, inoltre, che ha votato il 67% degli elettori, cioè solo i 2/3 del corpo elettorale. Il 36% dei Conservatori asso-piglia-tutto, dunque, corrisponde all’incirca a meno di un quarto degli aventi diritto al voto. Col 25% reale, si sono presi più del 50% istituzionale.

Si dirà: evviva l’Italicum allora, che dovrebbe consentirci questo miracolo di velocità. In fondo il PD ha (secondo sondaggi) il 36% e, vincendo, intascherebbe il 55% dei seggi come all’incirca i Conservatori inglesi della democraticissima Gran Bretagna. Be’, le cose non stanno proprio così. In Italia col 36% si andrebbe al ballottaggio, rischiando persino di perdere contro un avversario che i sondaggi danno al 19,50%, il M5S. Nel Regno Unito uno che prende il 19,50%, se gli dice male, si aggiudica al massimo la presidenza di un condominio, mentre chi raccoglie dalle urne due petecchie (purché ben posizionate all’interno dei collegi) controlla oltre il 10% della Camera. Pensate, il Sinn Fein, con i suoi 176.000 voti (!) porta a casa 4 seggi, l’UKIP con i suoi QUASI QUATTRO MILIONI DI VOTI un solo seggio! Si dirà: distorsioni tipicamente anglosassoni. E no, perché con l’Italicum la distorsione è ancor peggiore. Ammettiamo che anche in Italia vadano a votare i due terzi degli elettori: un partito che prende il 36% dei votanti effettivi in realtà corrisponderebbe a un terzo dei due terzi che hanno votato, cioè meno di un quarto degli italiani con diritto di voto. Eppure a quel partito verrebbe concesso di rappresentare in Parlamento oltre la metà degli italiani stessi (grazie al premio di maggioranza), cioè più del doppio della sua forza effettiva. Immaginate, d’altra parte, se vincesse invece quello giunto secondo al ballottaggio, col suo 20% scarso. Altro che distorsione, saremmo in pieno clima hendrixiano, nell’epicentro delle ‘svisate’ a palla che fuoriescono dal muro di amplificatori Marshall posizionati alle spalle di Jimi!

Che fare quindi? Una volta il politologo Michele Ainis disse (o giù di lì) che il sorteggio elettorale sarebbe stata la cosa migliore. A pensarci bene ha ragione. Immaginate di mettere in un’urna la pallina del PD più un’altra col simbolo di un avversario. La persona chiamata a pescare per decidere chi governa avrebbe il 50% di possibilità di prendere quella democratica e il 50% no. Saremmo nell’ordine del fifty-fifty di possibilità, una percentuale più congrua rispetto al 36% di voti che diventano 55% di eletti o, peggio, al 19,50% che potrebbe fare banco. Per di più il sorteggio eviterebbe le campagne elettorali, compresa la sagoma di Renzi perennemente incollata allo schermo TV che farfuglia di gufi. I comunicatori se ne andrebbero a lavorare coi prodotti commerciali senza trasformare in merci da banco i candidati. I sondaggisti politici farebbero un altro mestiere, magari più remunerato. E noi, subito dopo il sorteggio, come per la Champions League, conosceremmo il vincitore finale: ‘The winner is…’. E senza tutto quel can can comunicativo troveremmo forse il tempo di parlare di politica come una volta. Senza contare che avremmo la possibilità, fifty-fifty, che Renzi sia pure sconfitto e al suo posto sia estratto uno sfigato, ma bravissimo, competente, appassionato, sensibile ai drammi degli ultimi, pronto a porre un freno alle disuguaglianza e a riconoscere esigenze sociali oggi accantonate. Ho già il nome del nuovo sistema: Lottomaticum! Ecco, è fatta. Avevo sottovalutato Ainis, dico la verità. E invece è un genio. Non scherzo.

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