Il piano di Savona per la rivoluzione dell’Italia

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giulio Sapelli, Gabriele Pastrello

commento di Gabriele Pastrello, 10 luglio 2018

INTERESSANTE RIUNIONE DEL COMINATO INTERMINSTERIALE PER GLI AFFARI EUROPEI PRESIEDUTO DA SAVONA (IN PRESENZA DEI DUE VICEPRESIDENTI DEL CONSIGLIO; SAVONA IL VERO PRESIDENTE OMBRA?) IN VISTA DI UN A RIUNIONE CONGIUNTA CON LE COMMISSIONI ECONOMICHE PARLAMENTARI. AFFERMAZIONI ANCORA GENERICHE MA NELLA DIREZIONE GIUSTA. INVESTIMENTI PER IL RILANCIO. NON SI PARLA DI USCITA DALL’EURO, ANZI DI FARLO FUNZIONARE. OVVIAMENTE SULLO SFONDO IL NODO EUROPEO.

COME SI PENSA DI FAR DIGERIRE IL RILANCIO ALL’EUROPA? SAPELLI CON PROSA UN PO’ MAGNILOQUENTE SOTTOLINEA L’INDEBOLIMENTO DEI DUE MAGGIORI MASTIN ANTI-RILANCIO, FRANCIA E GERMANIA. MA ANCORA NON VEDIAMO COME SI VUOLE PROCEDERE. STIAMO A VEDERE.

da il sussidiario.net

FINANZA/ Il piano di Savona per la rivoluzione dell’Italia

Giovedì si è riunito il Comitato interministeriale per gli Affari europei, presieduto da Paolo Savona, che ha preso un’importante decisione. Ce ne parla GIULIO SAPELLI   7 luglio 2018

 

 

Giovedì si è riunito per la prima volta con il nuovo Governo il Comitato interministeriale per gli Affari europei, istituito con la legge 234/2012. Il professor Paolo Savona, ministro per gli Affari europei, lo presiedeva, alla presenza dei due vicepresidenti del Consiglio, del ministro dell’Economia, e dei ministri delle Politiche agricole, delle Infrastrutture, dei Rapporti col parlamento e la democrazia diretta, della Pubblica amministrazione e, per finire, degli Affari regionali e delle autonomie. Tutto ciò in previsione della riunione in seduta congiunta il 10 luglio delle Commissioni di Camera e Senato delle politiche per l’Unione Europea.

L’ambizione di Savona è certamente quella di creare una task force operativa di alta qualità tecnica, ma che abbia nel contempo una execution politica e questo non può che essere effettuato se non con il coordinamento dei vari ministeri. In un’Europa in cui il governo Macron è indebolito da uno sfaldamento della sua base parlamentare, che pare progressivo per le proteste che solleva la sua politica sociale e istituzionale, con una Germania in cui l’indebolimento della Merkel è così preclaro da disvelare tutta la debolezza non solo della grande coalizione, ma anche dello storico rapporto tra Cdu e Csu, è importante il proporsi di un’Italia ragionante che tiene il punto sulla necessità di cambiare profondamente la politica economica europea: e questo partendo, più che dalla moneta e dal fisco, dagli investimenti che creino crescita reale.

Reale perché si dà vita a nuovi stock di capitale fisso, a nuove imprese, a nuove infrastrutture, indirettamente, ma fortemente rivoluzionando la filosofia sin qui seguita della Cassa depositi e prestiti. Protesa, quest’ultima, a divenire un nuovo ospedale di salvataggio di aziende malate, tipo l’Iri degli anni Trenta, invece che l’asse di creazione di un nuovo Stato imprenditore, robusto e sano.

Orbene, la politica italiana inizia il suo risveglio, inizia a configurare un suo nuovo destino, superando servilismi e subalternità. Tipici della borghesia compradora  e delle sue classi politiche che negli ultimi vent’anni ci hanno mal governato.

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