da www.pagina99.it di Alberto D’Argenzio 05 maggio 2014
Il governo di Lisbona sceglie di fare da solo evitando una nuova messa sotto tutela di Bruxelles. I tre anni di cura europea lasciano un disastro sociale. E gli esami vanno avanti fino al 2030
Addio uomini in nero. Dal 17 maggio il Portogallo camminerà da solo, senza il sostegno della troika, nella selva internazionale del finanziamento del debito pubblico: “il Portogallo uscirà senza alcun tipo di riscatto dalla tutela – ha annunciato domenica il premier, il conservatore Pedro Passos Coelho – è l’opzione migliore in questo momento e con queste circostanze”. Oggi pomeriggio sarà la ministra dell’economia Maria Luis Albuquerque a comunicare ai colleghi dell’eurogruppo la fine della loro assistenza. Si chiudono così i 3 anni e rotti di tutela internazionale a cui Lisbona si è affidata in cambio di quei 78 miliardi di euro prestati da Commissione Ue, Bce e Fmi e necessari per evitare di chiuder bottega. Era l’aprile 2011, l’interesse sui buoni a 10 anni volava al 10,6%, “il paese era sull’orlo della bancarotta, senza alcun finanziamento possibile e ad un passo dall’uscire dall’euro”, ricordava Coelho.
Ora i fado bond sono al 3,6%, un livello che permette al paese di uscire dalla tutela internazionale. “Il 17 maggio sarà una giornata di omaggio a tutti i portoghesi, ben oltre i partiti, perché sono stati i portoghesi a farcela (..). Ciò vuol dire recuperare l’autonomia persa”, brindava domenica il premier. Lisbona poteva scegliere se camminar da sola, al pari dell’Irlanda, anche lei uscita dal programma di assistenza internazionale, o se chiedere un ulteriore riscatto tutelato, una soluzione mai provata prima da nessun paese e che prevede il mantenimento di una tutela, in caso di necessità, in cambio di nuovi impegni e riforme. Coelho ha scelto di fare da solo, un trapezista senza rete che però è convinto di aver fatto bene i suoi calcoli, forte dei tassi bassi ed anche di un anno di finanziamento già assicurato.
Secondo quanto riportato dal settimanale Expresso, sabato sul tavolo del governo era finito un rapporto che calcolava i pro e contro delle diverse opzioni. A favore di quella perorata dal premier un ragionamento semplice: “Esiste un fattore di incertezza relazionato con questi salvataggi blandi, non ci sono precedenti, non si sa che tipo di condizioni verranno associate”. In sostanza non si sa che ulteriori misure Bruxelles, Francoforte e Washington potrebbero chiedere a un paese già alquanto provato da anni di austerità. “Se un riscatto blando funziona come una rete che si considera che non verrà utilizzata, che senso ha concretizzare già le sue condizioni di attuazione?”, si chiedeva sempre il rapporto del governo.
E così Lisbona ha deciso di fare da sola, una scelta salutata con favore dai suoi controllori. “La Ue prende nota e appoggerà le autorità ed il popolo portoghese in questa decisione sovrana – ha scritto il vicepresidente della Commissione Siim Kallas – negli ultimi tre anni gli obiettivi sul deficit sono stati raggiunti e l’accesso ai mercati è stato raggiunto con ottimi risultati. “Il paese si trova in una posizione forte per andare oltre le riforme strutturali”, il parere del Fmi. Uscire dal salvataggio internazionale vuol dire addio alla troika, ma non è un addio completo. Il Portogallo rimarrà sotto “esame” fino al 2030, anno in cui restituirà l’ultima rata del prestito da 78 miliardi contratto nel 2011. Fino ad allora continuerà a ricevere le visite dei funzionari della Commissione e del Fmi, però non più assieme, ognuno verrà per conto proprio, e non più ogni tre mesi, ma solo ogni sei.
E se gli esami finiranno nel 2030, non è nemmeno detto che i 3 anni di azione della troika verranno assorbiti prima di quella data: se per i conti pubblici il salvataggio è stato un successo per i portoghesi è stato un inferno. Taglio della tredicesima per funzionari e pensionati, tagli ai salari pubblici di circa il 30%, aumento brutale delle imposte, crescita dell’Iva dal 13% a oltre il 23%, sforbiciate alle politiche sociali e sanitarie, tanto che anche il pronto soccorso è diventato a pagamento. Altri dati della tragedia: disoccupazione al 15%, data stabile per la Commissione Ue nelle previsioni di primavera presentate oggi a Bruxelles, e disoccupazione giovanile al 30,7%, in crescita. Numeri che per i tecnici di Commissione, Bce e Fmi non hanno evidentemente lo stesso peso del rientro sotto il tetto del 3% del deficit, obiettivo che verrà centrato l’anno prossimo, come previsto. “Missione compiuta”, affermava domenica il vicepremier Paulo Portas. Venerdì la troika, prima di salutare Lisbona, imponeva i suoi ultimi voleri: un ritocco, in alto, alle tasse ed all’Iva.