Il tracollo dei 5S è un clamoroso fiasco teatrale

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

di Fausto Anderlini – 27 febbraio 2019

Pensiero notturno sulla circolazione degli istrioni.

Più penso al tracollo dei 5S e più mi viene da imputarlo a fattori d’immagine piuttosto che politici. Come un clamoroso fiasco teatrale. Nella fase iniziale il ‘movimento’ era decollato grazie alle straordinarie capacità istrioniche del comico genovese. Leader carismatico anti-politico fuori da ogni schema e perciò capace di suscitare e amalgamare alla scala di massa una dilagante ma latente frustrazione sociale. In accoppiata con l’oscura funzione tecno-misteriosofica di Casaleggio. L’ombra dell’eminenza grigia alle spalle dell’istrione tracimante: una dualità inquietante e seducente. Attorno ad essi un coro di facce giovani e ‘pulite’, cioè innocenti, destinate a dare sviluppo concreto alla malleveria dei levatori magici..

Una volta arrivati al potere, defunto Casaleggio e rientrato nei teatri di posa Grillo, i grillini hanno dovuto dar prova di sè al netto di ogni copertura paterna. Con effetti disastrosi. Una corte impacciata quanto proterva di dilettanti miracolati senz’arte nè parte. Uno stuolo di gaffeur imbarazzanti a televisioni riunite. Una vera e propria catastrofe d’immagine. La nemesi televisiva. In effetti la televisione ha sancito il verdetto non appena è stata invasa dalle facce dei ministri e dei sottosegretari grillini. Mentre in origine, non per caso, il ‘movimento’ faceva divieto ai suoi aderenti di apparire in televisione. L’aura benigna e intimorente che circondava i grillini si doveva al fatto che la televisione e i media in generale parlavano di loro essendo essi sdegnosamente assenti dai media tradizionali. Il M5S era sostanzialmente una ‘bolla’ psicologica. Che si è rapidamente dissolta appena gli interpreti sono usciti dal web per entrare negli studi dei talk show.

Specularmente a questo fiasco è decollata la fortuna dell’altro contraente del patto. Il teatro salviniano funziona infatti a meraviglia. Con una perfetta divisione dei ruoli. Tutta l’immagine è concentrata su Salvini come unico performer: di fatto un ‘capo di governo’ con funzioni comunicative assillanti. Più una ri-presentazione che una rappresentazione. Una sorta di dittatura esibizionistica non condivisa con alcuno e fuori da ogni schema e galateo istituzionale. Divise, panini, esternazioni video, dichiarazioni a raffica rutilanti capaci di stimolare le più immediate suscettività sub-liminali della gente. E attorno all’istrione popular che parla come mangia e senza contraddittorio, un personale di governo fatto di commercialisti e altre comuni figure professionali che vengono dalla provincia, politicamente sbiadite ma che danno un senso di operoso pragmatismo. Gente che non parla ‘ma lavora’.
La lega sembra aver trovato, per ora e grazie alla debacle dei 5S, un assetto che miscela al meglio, generando affidabilità. L’istrionismo pseudo-carismatico solitario del leader e la concretezza pragmatica e servente del personale di apparato.

Per ora. Perchè il potere che si associa all’istrionismo pseudo-carismatico è volatile e ha vita breve. La ri-presentazione essendo un surrogato labile e occasionale della rappresentanza. La debacle grillina si deve all’impossibilità di riprodurre come routine gli effetti guadagnati in via eccezionale dal padre-comunicatore e segue in breve volgere di tempo la rapida ascesa e il fiasco del Pd renziano e dei suoi impavidi rottamatori della provincia toscana.

Il renzismo è stato una forma di cesarismo improvvido e per le sue specifiche modalità anzichè risolverlo ha portato alle estreme conseguenze il processo di decadenza e disgregazione della sinistra. Allora, in realtà, non serviva un estemporaneo rottamatore, bensì un federatore capace di amalgamare le forze riorientando l’indirizzo politico. Un leader collegiale e responsabile. E’ adesso che occorrerebbe un dittatore democratico. Il cui primo atto dovrebbe essere proditorio: tagliare ex abrupto il corpo estraneo che è residuato nel corpo malato dell’organismo. Sembra un paradosso, ma non lo è. Un dittatore democratico, nel senso weberiano del termine, per dare forza organizzativa alla rappresentanza, e che rassicuri contro l’isteria dell’istrionismo pseudo-carismatico.

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