Incombe un universo chiuso

per Gian Franco Ferraris

di Antonio Napoletano su facebook

In verità questa battaglia del senato, lasciate che la chiami così con un pizzico di ironia, ha avuto il suo peso. Ora è chiaro cosa sia il Partito della Nazione, nato dal 40,8% alle Europee. Un partito dove possono convivere sensibilità e culture diverse, malumori e persino progetti alternativi, se proiettati in un futuro lontano. Ma l’onore e l’onere della politica spettano a uno solo, al segretario e premier, a Matteo Renzi. Il tentativo di aprire un confronto politico con Renzi è fallito. Tuttavia la battaglia ha avuto il merito di sottoporre all’attenzione della pubblica opinione un tema fondamentale, quello dei contrappesi indispensabili per evitare che leggi costituzionali, elezione del Presidente della Repubblica e degli organi di garanzia, difesa dei diritti fondamentali, finiscano nella piena disponibilità di un governo costituito grazie a una legge maggioritaria.

Ora una parte dell’opinione, di destra come di sinistra, e una minoranza non trascurabile degli iscritti al Pd, hanno maggiore consapevolezza del problema. E questo giocherà un ruolo nei prossimi mesi, quando Renzi dovrà passare dalla costituzione del suo Partito della Nazione alla realizzazione di alcune proposte per salvare la Nazione.>>

Così scrive Mineo stamattina nel suo blog. E diciamolo pure, le sue conclusioni ottimistiche sono, appunto tali. Perché quello che dice, quello che auspica si sarebbe, in qualche modo avverato, se – e sottolineo se – quella ‘battaglia’ fosse stata condotta fino alle ultime conseguenze. Vale a dire o con voto degli ‘autosospesi’ per marcare una differenza possibile, ma non ancora ‘matura’; o con il trascinamento nella ‘battaglia parlamentare’ di tutte le ‘sinistre’ in narcolessi nel Partito Democratica a trazione renziana.
Le stesse che hanno lasciato nella più eloquente solitudine questi parlamentari, non spendendo una parola sensata a difesa della loro impuntatura, con l’eccezione –certo non allo spasimo – di Pippo Civati.
Così, al contrario di quanto sostiene in modo consolatorio Mineo, qualcuno in più forse avrà compreso, ma quel qualcuno si starà domandando anche a chi e a cosa potrà in concreto servire questa ‘comprensione’,se, alla fine della storia, l’ordine renziano continua a regnare in quel partito, in quel gruppo parlamentare e nessun risultato accettabile è stato ottenuto nella resa sottoscritta.
Questo tanto più all’indomani della inaspettata richiesta di Grillo di mettersi al tavolo della trattativa delle cosiddette riforme, a partire dalla legge elettorale.
L’accordo prodotto dal Torquemada d’occasione Zanda, che, con notevole faccia di bronzo, fa il panegirico dell’art. 67 della Costituzione (libertà di mandato e sua accettazione in ogni sede per i parlamentari PD) e nello stesso tempo rivendica, per conto del suo nuovo padrone, il diritto a farsi rappresentare solo da chi (e preventivamente) la pensa esattamente come lui, è una resa senza condizioni, dalla quale non potranno che venire disastri. Primo fra tutti il rinvio sine die di una qualche presenza non meramente agitatoria dei parlamentari grillini. La chiusura della autosospensione è, dunque, il viatico per una più generale accondiscendenza al disegno renziano di rafforzamento dell’esecutivo (forse, addirittura, in salsa presidenzialista), la mortificazione del parlamento, l’eliminazione – senza un progetto organico e, quindi, bilanciato nei contrappesi necessari – del Senato e il tutto all’insegna del persistente disegno volto a rendere permanente il potere di nomina di chi domina i vari partiti, che della nazione o meno, saranno sempre più mere espressioni plebiscitate (per quel tanto o poco di partecipazione elettorale residua) della diretta volontà di chi domina, ne possiede i ‘brand’.
Grillo a questo punto o si accoda a questo gioco, perpetuando la sua formula padronaltecnologica di movimento; o spariglia le carte in tavola e – cosa poco probabile – si rilancia, sia pure strumentalmente e per il tempo che occorre, a ritrovare lo sprint necessario per aspirare a essere o l’alternativa a Renzi o il suo più stretto compagno d’arme, soffiando, ruolo ed elettori al noto criminale in questione.
Ma questa è fantapolitica. Chissà.

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