INTRECCIO TRA ANIMA E CORPO NELLO SPAZIO DAL DIARIO DI UNA ASTRONAUTA

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

INTRECCIO TRA ANIMA E CORPO NELLO SPAZIO

DAL DIARIO DI UNA ASTRONAUTA

Mi sono chiesto a volte che emozione deve essere per una astronauta orbitare la Terra a bordo della Stazione Spaziale, mentre svolge il suo lavoro e si muove nei limitati abitacoli, oppure-che batticuore- quando ne esce e compie spericolate evoluzioni ed esperimenti! Con i sensi attivati e vigili esegue il programma stabilito, cosciente di trovarsi nello spazio viaggiando a velocità elevata. Posso immaginare uno sguardo sorridente dall’oblò, una commozione controllata, un momento di venerazione di fronte a tale spettacolo, e poi chissà quali pensieri. Viaggiare nello spazio per svelarne i misteri e rimanerne allo stesso tempo affascinata! Con facilità l’astronauta si forma una idea del suo corpo attraverso i sensi, vestita con uniformi spaziali apposite, oppure in comode tute “da casa”. E’ abituale per lei considerare il suo corpo spazialmente, perchè ne riconosce l’affinità che c’è tra tutti i corpi che si trovano nello spazio tridimensionale.

Il viaggio nella Stazione Spaziale in un certo senso rappresenta un’esperienza primordiale e opportunità di porsi domande sullo Spazio. Quale momento migliore! E lo Spazio è stato uno dei principali enigmi della filosofia: pieno di etere per Bruno e Keplero, ma Cartesio ne negava l’esistenza perchè la materia lo riempie completamente e con esso si identifica. I due tipi di sostanza, quella estesa e quella non estesa, affermate e separate da Cartesio, vennero invece identificate da Henry More, per il quale ogni sostanza, materiale o immateriale, era estesa ed attributo di Dio.

Come raccapezzarsi? Pensiamo a come è prosaico, freddo, astratto il modo moderno di concepire lo Spazio! Le tre dimensioni ad angolo retto fra di loro sono divenute un modo di concepire i fenomeni sensoriali. Nel passato lontano l’esperienza dell’essere umano era ben diversa, egli sentiva di trovarsi unito a qualcosa di vivente quando distingueva il sopra e il sotto, la destra e la sinistra, avanti e dietro. Era un’esperienza profonda sentire il mondo Divino su sempre più in alto con le forze di opposizione in basso, ed essere collocati nel bel mezzo. Poi, si sentiva la sinistra e la destra, ma non nel modo astratto e freddo di oggi. Era una esperienza per apprezzare la forma e la figura, la proporzione e l’armonia. Solo combinando sinistra e destra si acquistava il senso della forma e della figura. Il sopra e il sotto insieme con la destra e la sinistra però non avevano ancora esistenza vera e propria per i sensi; era necessario sperimentare lo spessore, l’elemento avanti-dietro percepibile ai sensi. Così si sentiva l’entrata nel mondo della materia, perchè il sopra e il sotto e la destra e la sinistra erano ancora esperienze del tipo spirituale, pure immagini. Ci si immergeva nell’esistenza materiale solo per mezzo dello spessore, dell’avanti e dietro.

In questo triplice contrasto l’essere umano sperimentava la quiete e l’equilibrio rispetto la destra e la sinistra, il camminare ed agire nel mondo per mezzo del davanti e dietro, il movimento graduale in su e la tessitura nell’Universo pervaso di intelligenza a cui pur iniziava a partecipare.

Avviciniamoci allora alla Stazione Spaziale e supponiamo di cogliere la nostra astronauta in un momento di pausa e di riposo, quando riflette sulle sue esperienze. L’anima e lo spirito esistono, ne è certa, e ne ha nomi e designazioni, parole e frasi . Le sole parole la rassicurano che qualcosa del genere esiste. C’è pace intorno, la navicella scivola nello spazio seguendo fedelmente la rotta, e affiorano sentimenti di rispetto profondo.

Non le è altrettanto facile invece essere cosciente della “localizzazione” della sua anima e del suo spirito. Le difficoltà infatti cominciano quando si chiede come mettere in relazione il mondo spirituale col mondo fisico in cui si trova col corpo viaggiando ad alta velocità. Certamente il corpo fisico è esteso nello spazio, così come è abituata a vederlo e percepirlo. Ma lo spirito…..come tale si trova nello spazio? Spesso ci si immagina l’anima e lo spirito nel mondo spaziale, ma non è una aberrazione cercare lo spirito e l’anima nello spazio? Eppure, lei è cosciente della sua anima e del suo spirito. Il movimento del corpo è nello spazio, ma non può non chiedersi dove sia il pensare, il volere, il sentire.

Le domande incalzano la Nostra. Come è che qualcosa che inerentemente non è spaziale possa agire su qualcosa che è spaziale? Specularmente, i processi del mondo fisico sono certamente processi estesi nello spazio, ma dato che essi divengono esperienze dell’anima e dello spirito, sono allora trasformati in qualcosa di non spaziale. Nella nostra coscienza abituale, conclude provvisoriamente, non sappiamo dire come i processi fisici e spaziali di cui abbiamo notizia nelle percezioni sensoriali possano avere influenza sul mondo non spaziale dell’anima e dello spirito.

Beh….non ne sappiamo molto, arguisce mentre cambia di posizione e dà uno sguardo al programma, che le concede ancora una buona manciata di minuti.

Muove un braccio e una gamba, è nello spazio. Si ricorda che nel passato qualche spirito allegro si chiedeva dove soggiornassero le anime nello spazio universale una volta lasciato il corpo. E i soliti scettici che volevano confutare lo spirito argomentavano: con tante persone che muoiono e considerato tutti quelle già morte, non ci sarebbe più spazio per tante anime! Allora si concludeva che l’essere umano non può essere immortale perchè tutti gli spazi sarebbero ormai pieni di anime.

La conclusione deludente: il nostro intelletto ha posto corpo e spirito separati e non vi trova connessione. E’ apparentemente in un vicolo cieco.

Poi ci pensa su e si interroga meglio sulla natura della volontà umana. L’osservazione diretta le mostra senza ombra di dubbi che la volontà accompagna i suoi movimenti, è tutt’una con essi. Quando pensa e si rappresenta quello che vuole, in qualche modo “esce” dallo spazio; poi quando muove la mano e prende l’oggetto torna di nuovo nello spazio. Quel pensiero iniziale si è ora materializzato, e qualcosa è accaduto nel mondo degli oggetti. Un movimento si è dato nello spazio.

Conclude allora che la volontà va dovunque nelle tre dimensioni. Se parliamo della volontà come il primo elemento dell’anima e dello spirito, non c’è dubbio che il volere, seppur di origine spirituale, è tri dimensionale. Ha una configurazione tri dimensionale. È apparentemente strano, però lo spirito si intreccia alla materia e allo spazio tri dimensionale. Quando faccio un movimento per mia volontà, conclude soddisfatta, la volontà entra in tutte le posizioni spaziali che sono occupate dal mio braccio e dalla gamba.

Allora, come stanno le cose con il mondo dei sentimenti? Come sorgono? Hanno anch’essi una configurazione tri dimensionale? Supponendo di essere punti da un ago sulla parte sinistra del corpo, è necessaria una certa connessione tra la parte sinistra e la parte destra rispetto al piano di simmetria verticale. Il fatto che siamo fatti simmetricamente gioca un ruolo essenziale: noi sempre colleghiamo il lato sinistro con ciò che avviene sul lato destro, e viceversa. Solo così emergono le sensazioni e il sentire generico. Il sentire non avviene nello spazio ma soltanto nel piano bi dimensionale. L’essere umano sperimenta i sentimenti e le sensazioni nel piano di simmetria sinistra-destra. Per ogni sentimento o sensazione, la metà sinistra deve entrare in relazione con la metà di destra.

   Qui la Nostra, abituata ad un ragionamento energico e attento alle sottigliezze, esita un po’. E pensa che toccando la mano sinistra con la destra e unendole si ha la percezione di sé. Il sentire delle due mani unite è condotto nel piano di simmetria destra-sinistra. Quindi, incrociando le due mani ci si accorge di un fatto che non è percepito normalmente, ma che è della massima importanza. EUREKA! E’ come se fossimo dei pittori che lavorano dai due lati di una tela, vivendo sempre in una immagine che è tracciata da entrambi i lati. La transizione rispetto allo spazio dalla vita volitiva alla vita sentimentale consiste nel passare dalle tre dimensioni spaziali al piano bi dimensionale di simmetria verticale. Il sentire non entra propriamente nelle tre dimensioni, ma ha lo stesso la sua relazione con lo spazio. Il sentire che oggi ci contraddistingue è la metamorfosi della esperienza di armonia, proporzione e simmetria tra destra e sinistra.

  Eppure…. il mondo dei sentimenti è anche permeato di volontà. Infatti, se un insetto ci punge diciamo sul lato destro, noi non separiamo il sentire dal volere, certamente cerchiamo di difenderci e così facendo agiamo nelle tre dimensioni con la volontà che muove la mano e il braccio. In altre parole, il reale contenuto del sentimento è molto elusivo e possiamo afferrarlo solo con una certa attenzione. Se riusciamo a escludere dal sentimento tutto ciò che vi interviene come volontà, siamo nel piano centrale di simmetria ed è come se registrassimo su questo piano le esperienze del sentire. Ciò fa capire come il mondo dei sentimenti è così diverso dal mondo delle esperienze ordinarie nello spazio. L’esperienza nello spazio per mezzo del nostro agire volitivo è robusta e esterna, quella dei sentimenti invece è in un certo modo confusa ed indistinta.

  A questo proposito, è bene indagare ciò che dà contenuto alla vita dell’anima, la quale è configurata nel modo più vario e dinamico. Veramente in ogni momento la vita dell’anima è configurata diversamente. In certi momenti ci identifichiamo con una vasta regione dell’anima, in altri la nostra vita si rattrappisce improvvisamente, abbiamo cioè un costante configurarsi: una dilatazione, una contrazione. La vita dell’anima è movimento. Tutto è come acqua che ondeggia, sentimenti, rappresentazioni, impulsi volitivi. Ma a ben vedere gli impulsi volitivi sono qualcosa di fondamentale, è realmente il volere a mettere tutto in movimento. Se la volontà è pigra, tutto scorre lentamente; spronando il volere, si possono portare in più rapido flusso pensieri e sentimenti. Occorre volontà per allargare la vita dell’anima. La volontà non agisce solo quando muoviamo braccia e gambe, ma pervade il nostro parlare, la visione, l’udito, il pensiero, ecc.

  Quindi la vita dell’anima appare inizialmente come se fosse una nuvola di volere, un essere tridimensionale che mette in moto il tutto. Essa ha la costante tendenza a spingere, a premere e comprimere, quindi a cambiare di dimensione quando percepisce, quando prova sentimenti e si fa rappresentazioni. Allora passa al piano bi dimensionale del sentire e a divenire una linea che idealmente indica il giudizio. In un certo senso, l’essere del pensiero va su e giù su una linea. Dobbiamo concepire questo processo costante e incessante: nuvola-piano-linea come una forma vivente. Questo continuo cambio di dimensione passa non percepito dalla coscienza ordinaria, ma con un po’ di attenzione e di riflessione può essere portato a coscienza. E’ un processo rapidissimo e incessante: nuvola-piano-linea-piano-nuvola. Immaginiamo la nuvola che diviene piano che diventa linea e poi di nuovo piano e poi nuvola. Un processo incessante.

  Solo così possiamo immaginare graficamente quello che è la nostra anima nel suo essere interno, la sua essenza e natura. La vita dell’anima è mobile e nessuna idea fissa e prestabilita può renderle giustizia. Solo una idea mobile che abbia attività interna propria può recepirne la natura e l’incessante attività. L’anima, per così dire, gioca con le tre dimensioni dello spazio, passa dall’una all’altra! La difficoltà per recepire l’anima sta nel fatto che siamo abituati a formarci solo immagini spaziali, e così vorremmo idee sull’anima di tipo spaziale, comunque diluite. Ma così si recepisce solo l’elemento della volontà. Solo con il pensare vivo e mobile possiamo recepire la nostra anima. Se cerchiamo di concepire una qualità e l’idea che sorge è la stessa in due momenti successivi…. avremo al massimo concepito una qualità della volontà. Viaggiando nello Spazio nella Stazione Spaziale viviamo allo stesso tempo una esperienza mobile ed arricchente perché passiamo continuamente da una dimensione all’altra! Eliminando le dimensioni ad una ad una, entriamo sempre più nello spirituale, anche se non sempre ne siamo consapevoli.

  Qualunque cosa sperimentiamo nei nostri sentimenti è un’ombra, un riflesso di qualcosa in cui anche la nostra volontà sta vivendo nel mondo tridimensionale. E quello che pensiamo si configura in una dimensione. Ci spostiamo pezzo a pezzo fuori dallo spazio e vi rientriamo. Non ha quindi senso parlare del contrasto tra anima e spirito da un lato e il fisico-corporale dall’altro. Svelare i misteri dello Spazio è la missione dell’astronauta, ma essi sono inseparabili dai misteri dell’anima.

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Il tempo libero è finito e si riprende l’esigente programma della Stazione Spaziale. Meglio concentrarsi per non fare errori né indugiare più su riflessioni che portano lontano. Ma rimane una domanda: dopo la linea uni dimensionale c’è il punto senza dimensioni. Che vorrà significare la transizione dallo spazio al punto?

FILOTEO NICOLINI

Riflessioni dedotte dall’Antroposofia e le Opere di Rudolf Steiner.

Immagine: Astronauta

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