La commozione per El Salam è già finita e gli amici se ne vanno

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=2195

di Lucia Del Grosso – 17 settembre 2016

Questo post non intercetterà il mainstream come altri che ho scritto e sarà condiviso da pochi lettori. Spesso le cazzate che scrivo girano per giorni, ma questo post no. In fin dei conti è morto solo un lavoratore mentre faceva un presidio sindacale e il magistrato ha già derubricato la vicenda a incidente stradale. Dice che in quel momento non era in corso nessuna manifestazione, ma io allora non capisco perché nel video che gira in rete c’erano persone con le bandiere. Boh, forse stavano andando allo stadio. Come non capisco come mai c’era la polizia. Mah, si vede che c’è una circolare ministeriale che prevede la presenza di agenti davanti alle fabbriche H24.

E nessuno ha scritto “Je suis Elsalam” e se qualcuno ci ha provato l’Hashtag non è diventato virale, capirai è morto solo un lavoratore, e non era nemmeno italiano.

Eppure se muore di indigestione il gattino Fuffy della signora del primo piano tutti scrivono: “Fateci scoppiare di crocchette pure a noi”: in questo mondo postmoderno le emozioni sono bizzarre.

Ecco, ora si scatenerà la lotta di classe tra il blocco sociale animalisti-vegetariani-vegani e me, che poi gli animali mi piacciono pure e mi dispiace se ne muore uno.

Ah, dicevamo la lotta di classe, questa sconosciuta. Dicono che è finita e che padroni e lavoratori siamo tutti nella stessa barca che deve navigare più veloce delle altre nel mondo globalizzato. Eh, ma allora perché a Piacenza c’era conflitto sindacale? Piccola lite tra fidanzati?

E’ che nell’equipaggio della barca che veleggia coesa nel mare della globalizzazione, così ce la raccontano, in realtà ci sono i negrieri, i mozzi e i rematori a forza di nerbate. Ed è successo che un mozzo, titolare di posto a tempo indeterminato, stava lottando per la stabilizzazione del posto di lavoro dei rematori a forza di nerbate. Aveva coscienza di classe, Elsalam, sapeva che lui e quelli che stavano peggio di lui in realtà appartenevano alla stessa comunità di destino.

Ma per carità, è successo solo un incidente e nessuno “ille sera” Elsalam, la lotta di classe è roba del Novecento.

Un po’ di commozione il giorno del fattaccio, ma il giorno dopo l’emozione è già finita e gli amici se ne vanno.

Perché non c’è battaglia da fare, dicono, siamo tutti nelle stessa barca, lavoratori e padroni, e le grandi rabbie montano solo per difendere i diritti civili, che non intaccano il portafoglio e il potere di organizzare i rapporti di produzione dei padroni del vapore.

Ora solo nella barca della GLS c’è ammutinamento: l’UBS, sindacato al quale apparteneva Elsalam, ha indetto per oggi una manifestazione e dalle foto che vedo mi pare che sia stata molto partecipata. Ma niente da registrare nel diario di bordo delle altre barche: abbiamo sostituito la lotta di classe con una regata. Bel lavoro!

Ma sia chiaro, mozzo o rematore a forza di nerbate di un altro natante, che potrebbe capitare anche a te di dover fare un presidio sindacale, e senza partiti che organizzano la lotta di classe (non quelli della nazione che raggruppano tutti insieme appassionatamente i Marchionne e gli Elsalam) la solidarietà che ti spetterà tra un “je suis” e un altro durerà un giorno, il giorno dopo è già finita e gli amici se ne vanno.

P.S.: Ma il Jobs Act non doveva favorire la trasformazione del lavoro precario in lavoro a tempo indeterminato? Manco se ti fai ammazzare, nel senso vero e non figurato dell’espressione.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.