La contro narrazione

per Gabriella
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti  – 8 settembre 2015

Che cosa oppongono i non renziani alla narrazione del premier? Perché siamo tutti d’accordo che lo storytelling è solo un’ideologia, un contar frottole per condir trappole. Ma sappiamo anche che la battaglia per l’egemonia e la conquista delle ‘casematte’ e dell’opinione pubblica passano attraverso una lotta culturale prima ancora che politica in senso stretto. E non mi riferisco solo alla istituzioni culturali ‘alte’, agli avamposti della cultura colta e della formazione pubblica, ma anche a quelli della cultura popolare. La narrazione renziana è infarcita di stilemi e richiami pop, è condita di citazioni mainstream (tv, cinema, sport). Funziona anche perché funzionano gli ingredienti di massa che utilizza. Circuisce il pubblico con richiami che sembrano strappati dalle conventicole nei bar. È una cosa che (per adesso almeno) sembra ancora funzionare.

I non renziani, gli avversari del premier come reagiscono a questa ondata narrativa, sulla quale Renzi sta costruendo il proprio consenso (oltre che su mance e regalìe)? È questo il punto. Si può agire in due modi: (1) si ignora lo storytelling renziano e si va noncuranti per la propria strada, del tutto distante e diversa da quella del premier (ed è legittimo). Oppure (2) si controbatte con uno storytelling alternativo. Una contro narrazione. Col rischio (che è più di un rischio) di essere scambiati per l’originale, pur trattandosi di un messaggio di segno diametralmente opposto (e forse proprio per questo!). Anche se si tratterebbe, in tal caso, di un rischio calcolato. Detto ciò, ne traggo le seguenti considerazioni: 1) non vedo ancora una contro politica adeguata, alternativa, che contrasti con efficacia l’azione del premier – ma 2) non vedo nemmeno in campo una contro narrazione di un qualche effetto.

Certo, c’è una terza ipotesi. Che consisterebbe in una specie di doppio binario: una politica organizzata e dotata di una identità, di una cultura e di un progetto alternativo a quello renziano, che metta a punto, parallelamente, un progetto di comunicazione originale, egemonico, inedito, che si costituisca come un prolungamento della politica, non come una sua surroga. Ipotesi complessa, difficile, ma stuzzicante e forse inderogabile. Sarebbe un modo per mediare tra il progetto di lungo corso e di lungo raggio della politica-politica, e la necessità di rispondere subito, concretamente agli attacchi quotidiani del premier, per di più occupando un campo che a lui è congegnale, quella della comunicazione. Insomma si tratterebbe anche di raccogliere i petardi che lancia regolarmente nel nostro campo, per ributtarli ancora accesi nel suo. Una guerra non è fatta solo di epiche battaglie e di una lunga marcia, ma di uno scontro quotidiano, di schermaglie, di improvvise dispute, di tiri di scherma che spesso si giocano sul filo del fioretto, ma che ingenerano, se ben condotti, un arretramento dell’avversario. Poi, certo, c’è la politica, ed è innegabile. Ma mai mostrare il viso e abbassare la guardia con la scusa che puntiamo sui tempi lunghi. Anche la percezione che hanno di te conta, non solo la tua vera natura. Purtroppo.

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