LA DANZA DELL’IO
Provo a raccontare quanto mi è capitato stamattina. Devo portare a riparare il cellulare giù in città, ed approfitto di un passaggio in auto con una simpatica coppia, marito e moglie. Ci si conosce, si parla di tante cose nel tragitto, sono molto grato dell’opportunità, perché così mi anticipo sull’orario dell’autobus. Arrivato a destinazione, ringrazio e mi incammino verso il negozio. Ma le indicazioni che ho ricevuto stamattina sono fuorvianti, e devo ricorrere a una tabaccaia per orientarmi. È da tutt’altra parte, chi mi ha dato le indicazioni ha invertito destra con sinistra, e mi trovo nella parte opposta della città. Quando ritorno sui miei passi, l’amara sorpresa: non ho più in tasca con me il telefonino! La tasca della giacca a vento è aperta, ed è purtroppo vuota! Sono sbalordito, confuso. Mi sarà caduto? Sarà rimasto nell’auto? Temo il peggio, mi deprimo, cerco in tutte le tasche una e più volte, ma dell’oggetto motivo della mia trasferta nemmeno l’ombra. Mi sta bene, sono distratto! Eppure, alla mia età quando esco per strada mi palpo ripetutamente le tasche, per assicurarmi del portafogli, delle chiavi, del cellulare appunto. Mi assalgono pensieri deprimenti, voglia di chiudere bottega. Macchina diabolica, l’ho apostrofata in tante occasioni, ora si prende su di me la rivincita, e allora prometto che il prossimo cellulare lo terrò sempre al sicuro a casa. Vago per le strade, cerco di pensare ad altro, ma ormai la giornata è andata male. Stasera al ritorno cercherò di rintracciare la coppia di vicini, per indagare se l’oggetto sia caduto sul sedile, ma tutte queste ore di attesa nell’incertezza mi spaventano, mi turbano.
Gironzolo per la città, mi seggo a riposare nella sala d’attesa della Stazione, ne esco con un senso di noia, vado al bancomat, mi dirigo verso la fermata, ma sono ancora in anticipo, e allora allungo il giro sul marciapiedi che è al sole e che mi porta in una piazzetta e poi un’altra. C’è una siepe al sole, e quando mi avvicino mi sento toccare la spalla e appare il cellulare nelle mani della persona che ho conosciuto stamani. Me lo consegna con un sorriso, era evidentemente rimasto lì sul sedile dell’auto. Ho appena il tempo per ringraziare, ma sono stordito, felice, non credo ai miei occhi, ho di nuovo l’oggetto diabolico nelle mie mani! Contento e sconcertato allo stesso tempo, faccio una volata per consegnarlo nel negozio delle riparazioni, ma tutto mi sembra un sogno.
Che è successo? Como posso spiegare l’accaduto?
Se devo incontrare una persona, le mie forze spirituali si concentrano su di essa; se il centro della sfera del mio destino nei prossimi cinque minuti e’ in un dato luogo, questo luogo attira tutti i miei sensi. Non è vero che vedo le cose a caso o tocco le cose a casaccio. Le percezioni non avvengono mai a caso, ma si orientano, sono canalizzate, calamitate dalle forze dell’ Io. Il mio Io e’ sempre là dove il destino mi chiama, e attira realmente tutta l’attenzione dei sensi. Nessun essere umano getta mai uno sguardo a caso: il caso è un’ invenzione di chi non sa come stanno le cose, nel mondo reale il caso non esiste. Questo Io funziona, quindi, come centro di attrazione per ciò che gli e’ pertinente, le inclinazioni, le simpatie, le passioni, le opinioni, le relazioni.
Oggi ne ho avuto una dimostrazione emozionante. Quei giri oziosi intorno al luogo dove c’è stato l’appuntamento misterioso, quell’indugiare, ritornare sui miei passi, dirigermi verso la siepe. E altrettanto si può dire della persona che, recuperato sul sedile il cellulare e di ritorno dalle sue diligenze, si è trovata proprio lì, attratta da una forza misteriosa che lo ha guidato fino a incontrarmi.
FILOTEO NICOLINI
Immagine: Remedios Varo, Esplorando le sorgenti dell’Orinoco