La democrazia sospetta

per Fabio Belli
Autore originale del testo: Fabio Belli

Era il 20 maggio 2018 quando la signora Morgan Ortagus, portavoce del Dipartimento di Stato americano, denigrava e sbeffeggiava le elezioni venezuelane che avevano appena decretato l’inequivocabile verdetto, ovvero quello della conferma di Nicolas Maduro alla guida del paese con oltre i due terzi dei consensi (1).

“Le cosiddette elezioni in Venezuela oggi non sono legittime. Gli Stati Uniti e le nazioni democratiche di tutto il mondo supportano il popolo venezuelano e il loro diritto sovrano di eleggere i propri rappresentanti attraverso elezioni libere ed eque.” (2)

Una dichiarazione che faceva sorridere coloro che disponevano sufficiente memoria storica almeno fino all’anno 2000 quando l’elezione di George W. Bush fu decisa a seguito di una controversia giudiziaria sul conteggio dei voti in Florida (3).

Oggi stiamo assistendo, come venti anni fa, ad una brutta figura di un paese che si arroga la facoltà di esportare il proprio modello di democrazia e che da decenni interferisce nei processi democratici degli altri paesi: ad oltre 48 ore dalla chiusura delle urne, non c’è un risultato definitivo e trasparente su chi sarà il prossimo presidente USA.

Aldilà della propaganda a senso unico che i media occidentali hanno riservato in sfavore di Trump, senza entrare nel merito ideologico né tantomeno metodologico per quanto riguarda il meccanismo di scelta dei candidati alla presidenza da parte dei due principali schieramenti, nell’incertezza post-voto ci sono molti episodi che fanno riflettere sul cambio repentino di alcuni verdetti elettorali.

Dopo la notte tra il 3 e il 4 novembre, la situazione non era definitiva per circa 9 stati. Il Michigan, stato chiave con i suoi 16 grandi elettori dove l’entourage di Trump ha intenzione di chiedere un nuovo conteggio di voti, (4) dopo il 75% delle sezioni scrutinate il presidente uscente aveva un buon vantaggio (52,0% contro il 46,3% di Biden)(5), è sbalorditivo che con il residuo spoglio delle schede scrutinate la situazione si sia capovolta 50,6% contro 47,9% (6).

Sebbene un cambio di leadership sia avvenuto con un distacco più risicato anche in Georgia, in Pennsylvania, dove i grandi elettori sono addirittura 20, il risultato ha dell’incredibile: Trump aveva un consenso di 55,7% contro il 42,9% del candidato democratico (7), un distacco di quasi 13 punti con i 3/4 delle schede scrutinate che si è assottigliato a una sostanziale parità una volta raggiunto il 95% dei voti elaborati (8).

A prescindere da chi vincerà questa corsa alla Casa Bianca, occorre fare una riflessione sulla metodologia di voto che ha caratterizzato queste elezioni a “stelle e strisce”, ovvero l’opportunità di votare per posta, soprattutto alla luce del fatto che molti ritardi nei risultati sono avvenuti proprio a causa delle schede inviate col servizio postale, un’opzione utilizzata in maniera più massiccia rispetto alle tornate elettorali precedenti e quindi più determinante negli esiti.

Il cosiddetto “mail-in-ballots”, esteso a molti elettori anche per via dell’emergenza Covid, da un lato ha garantito un’elevata affluenza (9), dall’altro ha posto un serio problema di possibili se non probabili contraffazioni e frodi che sono state anche testimoniate pubblicamente (10).

In un mondo in cui la tecnologia, nel corso delle nostre esistenze, prende sempre più il sopravvento anche per velocizzare ed ottimizzare i processi economici e sociali e nello stesso paese all’avanguardia della modernità dove hanno avuto vita le più importanti società high-tech del pianeta, il voto esercitato per corrispondenza postale, capace addirittura di capovolgere l’esito elettorale, è quanto meno anacronistico e grottesco.

Alla luce di questi spiacevoli avvenimenti è frustrante constatare come la designazione del ruolo con il maggior potere nel panorama mondiale, sia de facto caratterizzato da episodi poco trasparenti e, con tutta probabilità, inquinato da una percepibile longa manus di un establishment economico e finanziario.

Questi deplorevoli tentativi di sovvertire la volontà popolare non devono dare adito a visioni nichilistiche del futuro: il voto di ognuno di noi si manifesta anche nelle altre scelte quotidiane che caratterizzano la nostra libertà e l’espressione dei nostri diritti e doveri.

Tuttavia non possiamo fare a meno di ricordare quanto diceva lo scrittore francese Robert Sabatier: “C’è un’azione peggiore di quella di togliere il diritto di voto al cittadino, e consiste nel togliergli la voglia di votare.”

(1) https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_presidenziali_in_Venezuela_del_2018

(2) https://twitter.com/statedeptspox/status/998177538848550912?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E998177538848550912%7Ctwgr%5Eshare_3&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.tpi.it%2Festeri%2Felezioni-venezuela-2018-risultati-20180521121863%2F

(3) https://it.wikipedia.org/wiki/Bush_v._Gore

(4) https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2020/11/04/elezioni-usa-campagna-trump-chiedera-riconteggio-wisconsin-michigan_nrinnMrMSevG3F8Nd8CMUP.html

(5) https://web.archive.org/web/20201104093019if_/https://edition.cnn.com/election/2020/results/state/michigan

(6) https://edition.cnn.com/election/2020/results/state/michigan

(7) https://www.ilsole24ore.com/art/trump-stanno-cercando-rubarci-vittoria-andremo-corte-suprema-ADYPm8z

(8) https://edition.cnn.com/election/2020/results/state/pennsylvania/president?iid=politics_election_crm

(9) https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/corsa-alla-casa-bianca-2020/usa-2020-decisivo-il-voto-postale-oltre-80-milioni-di-schede_25038479-202002a.shtml

(10) https://nypost.com/2020/08/29/political-insider-explains-voter-fraud-with-mail-in-ballots/

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