di Marianna Sturba – 4 marzo 2019
Quando un partito come il PD vota per il suo segretario, non si può fare come se nulla stesse accadendo, anche se quello non è il tuo Partito.
Tutto ciò che si muove nel panorama politico genera effetti anche fuori del suo diretto raggio di azione.
Il popolo degli elettori del Pd sceglie Zingaretti, si capisce che questo è un voto che ha per obiettivo il cambiamento del Pd. È il voto di chi spera in un ritorno di azioni che ricostruiscano l’identità della sinistra e che riaprano la stagione del dialogo e del confronto, dopo l’emorragia causata dallo stile “Renzi”.
Nessuno dei tre candidati era una vera e totale alternativa a Renzi, ma fra i tre di sicuro il vincitore incarnava maggiormente questa alternativa possibile. Sconcerta la scelta di recarsi nei cantieri TAV piuttosto che nei luoghi maggiormente rappresentativi di battaglie vicine ai bisogni delle persone, ma sarebbe da miopi e riduttivo giudicare questa scelta come l’imprinting che Zingaretti vuol dare al nuovo Pd. Più probabile è che questa sia la prima azione politica del Segretario, tesa a far emergere contraddizioni nel nuovo governo.
Si respira un po’ l’aria narrata nei libri che raccontano la liberazione dell’Italia della seconda guerra mondiale, quando gli aguzzini si nascondevano per sembrare dei normali cittadini, così oggi i Renziani non li riconosci più, non li trovi, sono scomparsi senza un vero “Mea Culpa” riabilitativo” che racconti una sincera presa di coscienza e assunzione di responsabilità necessari alla rinascita di un partito.
Si può essere sicuri che nessun male viene solo per nuocere: Renzi ha generato Salvini che a sua volta ha generato Zingaretti, per dire che ogni eccesso leaderistico a cui assistiamo genera un nuovo leader a cui dar fiducia. Ciò che si potrebbe rilevare è che il massiccio impegno di Salvini ha prodotto un positivo moto di nuova partecipazione democratica, dimostrata già sabato in una Milano stracolma di persone disposte a mobilitarsi contro il razzismo, e ieri alle “urne” per investire in un nuovo leader.
Qualora Zingaretti saprà dimostrare effettiva apertura e conseguente discontinuità, potrà trovare collaborazione dalle altre forze della sinistra, attraverso quel dialogo sin’ora mancato che affonda le radici nel patrimonio di valori comuni.
Buon lavoro al nuovo segretario del Pd!