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di Luca Billi 21 dicembre 2015
Immagino già la smorfia di alcuni dei miei venticinque lettori, i duri e puri, quelli senza se e senza ma: ecco il solito politicante – diranno – ecco che se ne viene fuori con una formula del politichese. Sì, voglio proprio tessere un elogio alla politica. Perché senza politica non c’è democrazia. E senza democrazia non c’è sinistra.
I compagni di Podemos oggi avrebbero potuto festeggiare. Si sono presentati per la prima volta alle elezioni e sono diventati la terza forza del paese, scardinando il bipolarismo su cui si è retta in questi decenni quella giovane democrazia. Oggi però Pablo Iglesias ha spiegato che non è il tempo di mostrare i muscoli, ma quello di ragionare, che non è il tempo della forza, ma quello della politica. Ha detto che dovranno discutere, che Podemos rifletterà, ma soprattutto ha detto che sarà necessario un compromesso, che non ha esitato a definire storico. Ha spiegato che Podemos farà di tutto affinché non nasca un governo del Ppe. Questo è un punto fermo, ma da qui in poi comincia la politica e ora la palla passa ai socialisti che dovranno decidere: o fare come il pd, coma la Spd, come i francesi e diventare un partito di centro moderato, pronto ad allearsi con Rajoy in nome delle “larghe intese” e dei valori del finanzcapitalismo, oppure scegliere di tornare a essere una grande forza di sinistra, una forza che è stata determinante per la transizione dalla dittatura fascista di Franco alla democrazia. Immagino che sarà per quel partito una scelta dilaniante, perché una parte ha già scelto di stare a destra, ma adesso i compagni del Psoe hanno un appuntamento con la storia. Io da sostenitore di Podemos, spero ovviamente che i socialisti scelgano bene, non commettano un errore che non solo farebbe nascere un pessimo governo in Spagna, ma condannerebbe la sinistra ad ancora lunghi anni di opposizione, sempre più difficili. Non ho molte speranze che vada effettivamente così, perché immagino che sia cominciato da parte delle forze del capitale un “corteggiamento” serrato, fatto di minacce e di blandizie, a cui sarà difficile resistere. Vedremo comunque cosa succederà, vigileremo.
Però i socialisti spagnoli non potranno usare l’alibi di non aver trovato una sponda. Iglesias oggi ha offerto la mano ai socialisti e, se loro la rifiuteranno, ne pagheranno le conseguenze.
La politica è responsabilità. Il pd fa oggettivamente schifo, ma fa anche così schifo perché il Movimento Cinque stelle non ha avuto la forza, l’intelligenza, l’astuzia, di proporsi come un interlocutore. Perché il M5s non è riuscito a fare, all’indomani delle elezioni, quello che ha fatto Podemos. Il M5s ha rinunciato alla politica e si è accontentato di rimirare i numeri del proprio strabiliante risultato elettorale. So che adesso si leveranno gli strali dei duri e puri della “mia” parte, che mi diranno che il M5s non è Podemos e mi diranno tutto il male possibile di Grillo, dei grilleschi, dei grillini. So tutto – per molti versi vi dò ragione – però, mentre da una parte e dall’altra prevalgono le teste di legno, in Italia renzi ha instaurato un regime. E, se non riusciremo a sconfiggerlo al referendum istituzionale dell’anno prossimo, sarà durissima farlo dopo.
Iglesias oggi ha messo in fila pochi punti: il rifiuto del governo del Ppe, il sostegno al referendum in Catalogna, una nuova legge elettorale proporzionale, l’indipendenza della giustizia, la difesa dei diritti sociali. E’ molto? E’ poco? E’ quello che forse oggi è possibile ottenere. Altrimenti ci saranno nuove elezioni: una forza popolare non può aver paura delle elezioni. La sinistra italiana si è suicidata quando ha rinunciato alle elezioni, ad esempio nel novembre del 2011, quando si è piegata al colpo di stato di Napolitano e ha accettato la governabilità. Podemos per fortuna non sta facendo lo stesso errore.
Qualcosa evidentemente abbiamo da imparare dalla sinistra spagnola, dall’intelligenza politica dei suoi dirigenti e dei suoi militanti. Dobbiamo imparare a essere noi, a dire quello che vogliamo, ma dobbiamo anche imparare a discutere con quelli che non sono noi, ma che con noi possono fare un pezzo di strada. Podemos ha parlato al popolo della Spagna, ai poveri, a quelli che sono stati colpiti dalla crisi, ha offerto loro una speranza. Ci dovremmo ricordare come si fa, i nostri vecchi ce lo hanno pure insegnato. Come ci hanno insegnato fare politica. Noi lo abbiamo dimenticato, lo abbiamo voluto dimenticare, persi dietro a una falsa idea di modernità. Eppure è tutto lì, le idee, le proposte, perfino le parole. Vanno solo fatte riemergere. E potrebbe cominciare anche per noi la transizione.