di Alfredo Morganti – 19 settembre 2018
Chi ci sarà di voi quando l’ultima rata sarà stata staccata, all’incirca alla fine del secolo? Ci sarà ancora Salvini? E Giorgetti? E prima ancora, ci sarà la Lega? O quel futuro sarà così lontano che si perderà pian piano memoria di tutto, in uno scialo di triti fatti? Così che un giorno il pronipote di chissà chi si recherà secondo un’antica abitudine all’Agenzia delle Entrate esibendo un bonifico da 600.000 euro, e un usciere obietterà: “Dica? È certo che sia questo l’ufficio? Ha preso appuntamento? Salvini? E chi è? Mi ascolti, compili il modulo e lo metta in cassetta. Sarà richiamato”. Senza contare che perfino l’euro potrebbe non esistere più, e nemmeno l’Europa, e forse l’Italia sarà già stata annessa alla Cina, all’Eurasia, alla Luna, all’Impero di Star Wars, al Maghreb (pensate che smacco!). Oppure si sarà ristretta nei microscopici confini di un Piccola Patria.
Tutto può essere. Le rate si perderanno, così, in complesse vicende sovranazionali, ragioni geopolitiche, scontri e conflitti di attribuzione tra corti e potentati, anagrafi e tabularium, con ricorsi e contro ricorsi, abbuoni e cambiali protestate, ma tali da trasformare la vicenda in un gorgo di eventi vertiginoso, inebriante, ma di certo imponderabile. Nel frattempo i ghiacci si saranno sciolti, le coste sparite, il riscaldamento globale avrà decotto ogni cosa e il buco dell’ozono avrà assunto le dimensioni del debito pubblico italiano. Se, poi, la specie umana scomparisse, travolta da un meteorite come dinosauri qualsiasi, resteranno solo le macchine ormai autonome a testimoniarne l’antica esistenza in un Universo traboccante di radiazioni e antimateria, inadatto alla vita ma pronto ad accogliere, come materia oscura o buco nero, la madre di tutte le rateizzazioni.