La ndrangheta è la mafia più potente d’Europa?

per Vincenzo Musacchio
Autore originale del testo: Lucia de Sanctis
Fonte: Esclusiva

intervista a Vincenzo Musacchio di Lucia De Sanctis,  29 settembre 2018

Lo chiediamo al dr. Vincenzo Musacchio, direttore scientifico della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise, recentemente premiato dai ragazzi delle scuole d’Italia nella piattaforma “scuola.net” assieme a Rita Borsellino.

Professor Musacchio qual è lo stato della ndrangheta in Italia oggi?

La ‘ndrangheta, cioè la mafia calabrese, è in realtà la mafia più invisibile che esista. Per lo stesso motivo, è più potente di quanto sia mai stata un’organizzazione criminale in Italia e aggiungerei in Europa. Muove il 90% della cocaina in Europa. Possiede un’organizzazione specifica di riciclaggio di denaro e penetra spesso lecitamente nel mercato finanziario ripulendo il denaro sporco di altre associazioni mafiose (camorra, Cosa Nostra, mafia foggiana). La ‘ndrangheta è una potenza economica di livello mondiale ed è proprio questo potere che la rende così influente e importante. Quest’organizzazione criminale è penetrata in ogni singolo affare finanziario del pianeta. Finanzia addirittura i partiti politici e determina spesso anche scelte legislative di enti centrali e locali pertanto sarà molto difficile sradicarla.

Noi comuni mortali come possiamo comprendere la ‘ndrangheta?

Onestamente non è facile, anzi è difficile anche per me che studio i fenomeni della criminalità organizzata ormai da oltre venticinque anni. È un’organizzazione invisibile e sfuggente alle analisi scientifiche. È una specie di alleanza con patto di sangue di 150 famiglie tutte connesse fra loro e tutte legate da vincolo di parentela stretto. C’è una “cupola” ma solo con l’unico scopo di risolvere le controversie tra famiglie. Ogni volta che abbatti una famiglia, un’altra occupa il suo posto. E’ come quando tagli la coda alla lucertola dopo poco la stessa rinasce e più resistente di prima.

Qual è il ruolo delle donne?

La ‘ndrangheta è quella che è rimasta più vicina alle regole del secolo scorso. Le famiglie molto chiuse e tradizionali, le donne sono viste essenzialmente come beni mobili. Questo se prima era un punto di forza ora sta diventando una debolezza poiché la magistratura inquirente ha capito che il sessismo è un suo punto debole. Non è un caso che alcuni clan si stanno già rendendo conto che far cadere il suo sessismo e modernizzarlo potrebbe significare porre rimedio a tale vulnerabilità.

Professore lei si è mai sentito in pericolo scrivendo da tanti anni di mafie?

Ci sono molti giornalisti che hanno dovuto cercare protezione dalla polizia. Ho avuto anch’io qualche piccolo avvertimento. Probabilmente il momento più brutto fu quando ricevetti una lettera di minacce di morte a me e alla mia famiglia occupandomi di corruzione e di rifiuti tossici interrati in Molise.  La sostanza era: “Ti conosciamo. Sappiamo dove vivi, cosa stai facendo e chi sono i tuoi familiari, per ora è solo un avvertimento”.

Lo Stato italiano è in grado di lottare efficacemente il crimine organizzato?

Penso che la grande tragedia dell’Italia sia che, in larga misura, lo Stato non abbia mai voluto combattere seriamente le mafie.  Gli stessi italiani sono spesso divisi tra loro (nord e sud Italia) e questa faziosità crea, di fatto, nel cuore dell’Italia un vuoto che sarebbe invece colmato dall’unità e dalla compattezza del popolo italiano nell’affrontare la lotta alle mafie. È questa mancanza di unità in Italia è certamente uno dei fattori che consente alle mafie di persistere e di prosperare.

Alla fine la sconfiggeremo questa mafia?

Io sono ottimista e la penso come Giovanni Falcone: “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”.

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