L’aereo di D’Alema

per Gian Franco Ferraris

di Alfredo Morganti – 29 novembre 2016

Dice il nostro premier che girano tante bufale. Una sarebbe questa: “Dicono ‘Renzi si è fatto l’aereo’, ma non è mio: ci vanno gli imprenditori a fare le missioni all’estero, io uso ancora quello di D’Alema”. Capite? Sull’aereo di Stato ci vanno gli ‘imprenditori’, lui usa “quello di D’Alema”. Quindi, oggi noi possederemmo un secondo aereo di Stato costato il fior fiore dei quattrini, per mandarci in giro gli imprenditori. Mentre Renzi userebbe ancora “quello di D’Alema”. Questo nome (D’Alema) gli deve essere uscito a caso. Avrebbe potuto dire ‘Berlusconi’, oppure ‘Prodi’, oppure ‘Letta’, oppure ‘Monti’. No, lui ha detto D’Alema. Quell’aereo era soltanto di D’Alema, che dopo la barca, e prima del futuro possesso di un razzo interstellare, adesso ha pure l’aereo.

Evidentemente deve averlo generosamente prestato al premier, visto che sull’aereo di Stato ci vanno in giro i privati a nostre spese. La domanda allora sorge spontanea: ma se c’era già l’aereo di D’Alema, prestato da quest’ultimo a Renzi, perché ne abbiamo fatto realizzare un altro ben più costoso con (pare) ogni sorta di accessorio e di luxury? È come se, avendo già in uso Palazzo Chigi (pardon, Palazzo D’Alema), Renzi avesse deciso di costruirsene un altro più bello alle Maldive (Palazzo Imprenditori), e lo prestasse a privati per i loro affari. Dov’è la bufala, nel fatto che lui abbia fatto costruire un aereo costosissimo, forse inutile (e che addirittura nemmeno usa, anzi presta a terzi), o nella sua affermazione per la quale lui utilizzi invece, l’aereo di D’Alema?

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