L’appello di Gori: «Divisi si perde. La sinistra apra alle intese locali»

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Marco Cremonesi
Fonte: Corriere della sera

intervista a Giorgio Gori  di Marco Cremonesi – 28 dicembre 2017 –

Giorgio Gori è il candidato del centrosinistra alle regionali lombarde. Ma la speranza che anche i Liberi e Uguali possano sostenere la sua corsa contro Roberto Maroni sembra archiviata: tra l’altro, mercoledì sera i militanti lombardi di LeU si sono espressi a favore di una candidatura propria.

Se lo aspettava?
«Credo che per Leu il differenziare le proprie posizioni tra Milano e Roma sarebbe persino un valore: servirebbe a dimostrare che non c’è un pregiudizio assoluto sulla partecipazione a un’alleanza con il centrosinistra. Per i loro elettori scelte differenziate sarebbero comprensibili».

Però, la distanza dal Pd sembra incolmabile.
«In Lombardia la legge elettorale non consente accordi dopo il voto come per le politiche. Qui o si vince o si perde, cioè si fa vincere la destra. Spero che tutti riflettano sulla responsabilità che hanno di fronte. Ricordo che il centrodestra in Lombardia è al governo da 23 anni. E nei miei giri per la regione continuo a incontrare persone vicine a loro che non si capacitano. Che mi chiedono cosa possano fare per far tornare Leu sulla sua decisione. Per questo io continuo a pensare che una possibilità ci sia ancora. E che Leu o una sua parte decidano diversamente».

Perché una sua parte?
«In Regione i consiglieri che hanno poi aderito a Mdp in questi anni hanno sempre lavorato con i colleghi del Pd condividendone le scelte… ».

Loro lamentano anche la mancanza di primarie…
«La fermo: alle primarie ho sempre e invariabilmente detto di essere disponibile. Certo, non alla vigilia di Natale. Quella non è un’argomentazione, dunque».

Non le perdonano il Sì al referendum.
«La critica che mi è rivolta è quella di essere un candidato troppo vicino al Pd. Sul referendum ho tenuto una posizione di autonomia, insieme agli altri sindaci. E con motivazioni del tutto contrapposte alle favole di Maroni».

I sondaggi danno il centrodestra in vantaggio.
«Di pochi punti, e con un vantaggio che si va stringendo. Credo sia possibile spostare parti di elettorato su una proposta diversa, nonostante la concomitanza con le Politiche. E considero determinante la componente civica della coalizione. L’Election day può avvantaggiarci, scaricando sulle Regionali le tensioni che si agitano dentro in Lega. Dovremo impegnarci per far emergere i nostri temi senza farci schiacciare sulle Politiche. Ce la possiamo fare».

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Commento di Maria Grazia Bonnicelli

Sono incerta se intervenire. Bergamasca, non della città, ex pd, ora in Liberi e Uguali. Imbarazzante è la parola che descrive meglio la situazione. C’è un percorso lungo 10 mesi, che ha visto analisi, discussioni, assemblee, valutazioni, poche decisioni, questo sì, tranne un odg, votato dal coordinamento provinciale bergamasco, all’unanimita ‘, con un voto contrario. Ovviamente questo voto contrario conta molto, perché anche oggi campeggiava sui giornali locali col titolo “Liberi e Uguali fa manovre, vuole andare col PD, ecc” :UNO che vale come tanti. Perché è sempre come nella fattoria degli animali, c’è qualcuno che, anche in politica, vale più degli altri. È un principio politico indiscusso. E così, una volta sistemato il livello locale bergamasco (quello più critico, in quanto la vicinanza stretta alla politica di Gori sulla città, politica all’insegna dell’uomo solo al comando, come da modello leopoldiano, è uno che, soprattutto nell’ultimo anno ha scelto di tutto per farsi amare :un mastodontico parcheggio in un luogo storico, una convinta adesione al finto referendum di Maroni sulla autonomia, e naturalmente l’anno scorso promotore della campagna per il sì al referendum costituzionale. Recentemente intervistato sostiene che il suo modello per la regione sia Formigoni. Comunque, tornando ai giorni nostri. L’unico esponente politico che si era espresso a favore dell’appoggio a Gori e contrario alla decisione del coordinamento provinciale di Bergamo, persona stimabilissima, nonostante anche l’assemblea regionale, la settimana scorsa si esprima per la stragrande maggioranza per il NO a Gori, decide di muovere tutte le sue pedine, e ottiene il suo articolo sul giornale. E adesso veniamo alla regione. Qui abbiamo a che fare con livelli più alti, diciamo, non è così facile. Allora che si fa? Livelli più alti, bisogna andare a Roma. E rivolgersi al papà dei riottosi, cattivi (un assessore del PD ci ha definiti, con grande senso dell’umorismo, Liberi e Brutti, per dire lo spessore della politica) perché riporti sulla retta via tutti questi delegati lombardi, così bizzosi da compromettere la politica del principe dell’isola dei famosi, dove nessuno però è libero e soprattutto uguale

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