Lavoro: il fattore principale è il capitale umano

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 29 settembre 2014

Sull’articolo 18 si narrano talune favole. La prima è che si applicherebbe a pochi lavoratori. Ma ‘Repubblica’ oggi dice 7,9 milioni. Vi sembrano pochi? Si dice pure che noi italiani saremmo un’anomalia in Europa. Tuttavia sempre Roberto Mania, oggi, spiega che in Europa il reintegro è la regola. Peraltro, sull’articolo 18 si era già intervenuti solo due anni fa. Non è un problema di flessibilità, quindi, quello che dovrebbe essere risolto dalla cancellazione delle tutele per 8 milioni di lavoratori. Il punto è un altro, ossia la lunghezza dei procedimenti giudiziari: due anni in Italia, appena 4-5 in Germania. Il problema non è il lavoro, ma la giustizia. Solo che, per fare presto, per essere smart, invece di migliorare la tempistica processuale, si cancella il reintegro. Et voilà. Semplice, comodo, rapido. Come quando si abbassano le soglie di legge dei veleni presenti nel ciclo alimentare o ambientale dell’uomo, invece di intervenire coi controlli e con le sanzioni. Ma il governo Renzi non sta già intervenendo con una riforma della giustizia? E non dovrebbe essere questo un tema di quella riforma? Ecco, ciò fa riflettere anche sul senso e sul valore di quell’altra smargiassata a tempo di record.

Si dice ancora: basta con le mediazioni, basta con la lentezza dei dibattiti, con il continuo tira e molla. Renzi deve far vincere il suo punto di vista. Perché la mediazione è nemica dell’eccellenza. Lo ha detto Caltagirone, evidentemente seguace di un pensiero aristocratico, per il quale un vertice di filosofi e di padroni deve decidere per tutti, in particolare se si sta parlando di diritti personali e delle sacrosante tutele dei sottoposti. Certo, abolire la mediazione sarebbe comodo (meno quella con Verdini, ovvio). Ma a quel punto aboliamo anche la pubblicità degli atti, almeno nel loro iter, e rendiamo note soltanto le risultanze finali. Direi, le sentenze finali. Accorciamo tutto: tempi, procedure, decisioni, procedimenti (meno quelli giudiziari, ovviamente…). Smartizziamo ogni cosa, che più siamo veloci più non ci capisce niente nessuno, per primi i cittadini, e Renzi campa. In realtà, la mediazione è la vera ricchezza, è ciò che consente a una democrazia di funzionare, di produrre risultati efficaci (non solo apprezzati dal padrone di turno), di essere adeguata alle effettive necessità. Mediazione è partecipazione, e partecipazione è democrazia. Se si interrompe solo un pezzo di questa catena vitale, finisce davvero tutto.

La domanda finale è questa: ma oggi l’Italia ha bisogno di maggiore coesione sociale, oppure di un alto tasso di conflittualità indotto proprio dal rifiuto della mediazione? Dal ‘costi quel che costi’? La domanda sorge spontanea in questo clima, visto che c’è pure chi chiede subito dei decreti, piuttosto che un iter legislativo ordinario per il jobs act. Questi signori, Renzi e Alfano per primi, vogliono alzare polverone, vogliono fare grancassa in Italia per loro interesse personale (spesso elettorale) e quasi ignorano gli effetti di tanto incarognirsi su temi così delicati e fuori ordine del giorno. Bertelli (Prada) continua sulla favola che ‘ce lo chiede l’Europa’ (in realtà l’Europa, abbiamo visto, va in tutt’altra direzione), ma riconosce che “invece di invocare nuove regole per il lavoro le imprese dovrebbero puntare un po’ di più su se stesse”, ossia investire, conquistare nuovi mercati, rischiare capitale. Difatti. Non sono le regole che creano occupazione e crescita (a parte la riforme delle procedure giudiziarie), ma gli investimenti, la domanda che cresce, le opportunità, l’innovazione e poi una crescita forte della produttività, che si genera da tre fattori essenziali: “la formazione del capitale umano, l’adattamento alle nuove tecnologie, la ricerca e sviluppo” (Mariana Mazzuccato). Capite? Un fattore primo è proprio la formazione del capitale umano, che non vuol dire un corso da ebanista alla Regione, ma la formazione vera, una carriera lavorativa robusta, un accumulo di esperienze e di competenze anche specialistiche. Una qualificazione, senza il rischio di un demansionamento o di un licenziamento 24 hours. Dov’è tutto ciò nell’idea di lavoratori usa e getta contemplata nelle flessibilità spinta di Renzi? Dov’è tutto ciò nei lavoretti o mini jobs che si proporranno ai neoassunti, magari 50enni? Dov’è la flexsicurity, anzi i miliardi di euro necessari per una vera flexsicurity? Boh. Ecco il punto: boh! E non è un bel dire.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.