Le mani

per Gabriella
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 27 agosto 2014

mani

Parliamo di mani. Quelle che vedo sul manifesto della Festa PD. Lo so che oggi comunicare è già fare politica. Anzi, dirò di più, è politica più ancora della politica. Ma proprio per questo, proprio per evitare che la comunicazione faccia politica in modo sbagliato, non confacente, inadeguato, svii i contenuti, allora pure i manifesti andrebbero valutati non solo per il taglio grafico e le qualità del claim oppure perché fanno parlare di sé e ‘reclamizzano’, ma per il messaggio politico che esprimono. Che debbono esprimere. Se la politica è fatta di contenuti, anche la comunicazione-politica deve essere giudicata per i contenuti che mostra. Logico, mi sembra. Una specie di comma 22.

Il manifesto PD per la Festa Nazionale di Bologna mostra della mani nell’atto di aprirsi e di custodirsi. Una specie di corolla composta più esternamente da mani di adulto e più internamente da mani di bambino. Un adulto di 35-40 anni, a giudicare dalle mani, e una bambino piccolo, forse da scuola primaria. Il visual, dunque, vede ‘incastonate’, reciprocamente raccolte, le estremità di un padre e di un figlio: un giovane padre e un piccolo bambino. Mi chiedo: sono le mani giuste? Non manca qualcosa, proprio in virtù del claim che accenna alla ‘storia’ e non solo al ‘futuro’ (a meno che non si intenda per storia la mera cronaca quotidiana, oppure la narrazione di uno storytelling)? Sì, manca qualcosa. Mancano le mani di un anziano, e forse pure quelle di un ventenne, ossia di un ragazzo più grande di un bambino, di un ragazzo già alle prese con l’accesso all’età adulta (con i drammatici annessi e connessi: alta formazione, disoccupazione, disagio sociale).

Le regole della comunicazione (eccessivo affollamento di immagini) hanno invece dettato legge e hanno detto: semplificare il messaggio, ridurre l’immagine all’essenziale, al ‘mito’ del bambino e del adulto, escludendo le età difficili della vecchiaia e della gioventù. Ma proprio per questo è il messaggio ‘politico’ del manifesto a risultare difettoso, incompleto, semplificatorio: per il PD e per Renzi ci sono solo due classi di età ‘spendibili’, due generazioni soltanto, quella dell’adulto ancora vigoroso e in salute, che fa il padre col sorriso sulle labbra, e quelle del bambino che non ha ancora rotto col padre il legame filiale, che non ha ancora ‘strappato’ (o tentato di strappare) la sua vita da quella della famiglia. Va pure detto che, per i nostri guru, i bambini comunicano e ‘pagano’ moltissimo in termini di popolarità e consenso (il premier non manca mai di incontrare scolaresche et similia), più dei vecchi, più degli adolescenti inviperiti, più dei cinquantenni in crisi psicologico-sociale.

In sostanza, se la comunicazione pretende di essere politica, deve sfondare le sue semplici regole grafiche o espressive, e deve accettare la sfida della politica fino in fondo. E se la politica vuole affidarsi in toto alla comunicazione, pretenda almeno che il messaggio sia congruo, e non soggiaccia soltanto alla U.S.P. (Unique Selling Proposition), ossia: comunicare poco, comunicare una cosa soltanto, perché la memoria del consumatore non è in grado di contenere messaggi troppo ampi o complessi. Ecco, allora, la semplificazione deteriore operata dalla pubblicità, che mutila la complessità non demagogica dell’azione politica. In fondo il manifesto PD per la Festa appare congruo soltanto con UN aspetto (U.S.P.!) del messaggio renziano, la rottamazione, per la quale si è solo giovani adulti e prima ancora bambini, mentre il resto è una tremenda rottura di palle. Anche la ‘rottamazione’ è, in fondo, solo un jingle pubblicitario, un messaggio per i consumatori, uno spot di comunicazione-politica. Perché se fosse davvero un pezzo di politica-politica dovremmo iniziare a cancellare le pensioni del tutto, non solo quelle sopra soglia. I vecchi, la storia, i padri non più giovani, i cinquantenni esodati sono tremende zavorre, seminano tristezza, non sono ‘spendibili’, anzi ci fanno solo spendere un sacco di soldi di pensioni, cassa integrazione, contributi previdenziali che, se li risparmiassimo, potremmo davvero dare 80 euro anche agli evasori fiscali totali. E allora sai che consenso!

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