L’ESSERE DEL RICORDO
Abbiamo a portata di mano una esperienza quotidiana che ci fa passare dal transitorio al durevole: è la memoria, l’essere del ricordo. C’è qualcosa lì che è indipendente dal processo transitorio della percezione, che fa un misterioso ponte tra il presente e l’eterno, tra il corpo e ciò che lo trascende come spirito. Nello scrivere queste idee, mi muove capire di più la natura e l’essere del ricordo, perché la vita già passata abbia un senso, e quindi scoprirne la valenza. Qualcosa dentro di me conserva il presente per il ricordo, lo strappa dalla transitorietà e gli imprime durata. Ciò che rimane dopo l’impressione esterna è indipendente da quella passeggera percezione e sensazione. Associato, c’è anche il mutamento che avviene in me attraverso il ricordo, che però va notato perché avviene per così dire sottotraccia. Il ricordo custodito affiora quando una circostanza esterna lo ridesta.
Come si forma la memoria? In un modo ben diverso dalla percezione o dalla sensazione immediata. Il corpo lascerebbe cadere nel nulla le impressioni, mentre la percezione si forma, se non accadesse qualcosa attraverso processi interiori di quanto prima ha agito da fuori. È errata la ingenua credenza che oggi si dia una impressione con relativa rappresentazione e che domani per mezzo della memoria la stessa rappresentazione ricompaia. Non è così. La rappresentazione che ho ora sotto l’effetto di una percezione è un fenomeno che svanisce nel momento stesso. Quando il ricordo si presenta, avviene un processo che suscita una rappresentazione nuova, non emerge infatti l’antica conservata. Il ricordo consiste nel poter rappresentare di nuovo, non nel riaccendersi di una rappresentazione passata, e quel che compare è qualcosa d’altro. Io mi ricordo: significa che sperimento qualcosa che non c’è più. Unisco la mia vita passata con la mia vita presente.
Chi suscita in me per incantesimo l’immagine del passato nella mia coscienza? È l’entità in me che era presente alla mia esperienza passata e che è presente a quella di oggi. È certo che questa entità imprime nel corpo, come un segno, il processo per cui l’impressione diverrà ricordo, ma è essa stessa che poi lo rievoca. In tal modo questa entità è la conservatrice del ricordo. E il ricordo può contenere tesori, a ben vedere, e uno sguardo alle esperienze passate può rivelare inattesi frutti. Qui si rivela la saggezza che lo spirito mette in opera sulla memoria: abbandona le immagini delle singole esperienze e ne estrae soltanto la forza per una crescita delle proprie facoltà. Tuttavia, bisogna saper leggere nei ricordi e saper cogliere quei frutti che magari non avevamo percepito.
Nessuna esperienza trascorre inutilizzata, perché l’anima la serba come ricordo e lo spirito ne trae il suo contenuto di vita.
FILOTEO NICOLINI
Immagine: Remedios Varo, Dead Leaves