L’Europa si trova di fronte a una sfida storica
Tra Europa e Stati Uniti la frattura è profonda, la rottura storica. Prima ancora della battaglia sui dazi doganali, la tempesta Trump ha travolto il Vecchio Continente e i danni sono ingenti. Sono stati esposti in tutta la loro bellezza dal 14 al 16 febbraio alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, che ogni anno riunisce le istituzioni politiche, diplomatiche e di difesa occidentali. Tre giorni che hanno scosso le relazioni transatlantiche, pilastro del sistema internazionale fin dalla Seconda guerra mondiale.
C’è, naturalmente, lo shock di un discorso autoritario la cui ostilità non è stata nemmeno nascosta, quello del vicepresidente americano, J. D. Vance. Un discorso improntato all’ideologia MAGA (Make America Great Again), un discorso di estrema destra, che accusa le pratiche democratiche europee di essere liberticide e paragona i leader europei ai commissari politici sovietici. C’è l’inaccettabile ingerenza di una potenza presumibilmente alleata in una campagna elettorale, quella tedesca, dove il vicepresidente degli Stati Uniti appoggia il candidato del partito di estrema destra AfD, rifiutandosi di incontrare la cancelliera.
E poi c’è l’incertezza sul destino che riserva all’Ucraina e al suo aggressore, il presidente russo Vladimir Putin, un presidente statunitense desideroso di fare la pace per potersi liberare dall’Europa e concentrarsi sulla rivalità con la Cina. Gli Stati Uniti e l’Europa possono collaborare per una pace “giusta e duratura” in Ucraina mentre conducono una guerra ideologica?
Discorso di verità
Si tratta di una domanda cruciale per il futuro degli europei, che stanno tardivamente prendendo coscienza di essere intrappolati nella dipendenza della loro sicurezza da un alleato che si comporta più come un avversario che come un amico. A Monaco, lo shock imposto dall’amministrazione Trump, in un clima esecrabile, ha avuto il merito di provocare la presa di coscienza dell’inadeguatezza dei mezzi destinati alla difesa. Si comincia a sentire, soprattutto tra i dirigenti tedeschi, un discorso di verità sulla pedagogia essenziale da attuare tra i cittadini in merito agli aumenti dei bilanci della difesa.
In questo contesto di incertezza sulle intenzioni del team di Trump, il sostegno economico e militare dell’Europa all’Ucraina deve rimanere la priorità, affinché il Paese si trovi in una posizione di forza quando inizieranno i negoziati. Allo stesso modo, questo paese attaccato deve essere mantenuto sulla strada verso l’Unione Europea e, in ultima analisi, verso la NATO. Tali richieste richiedono somme colossali per finanziare gli sforzi di difesa. Il debito comune europeo, che la Germania è riluttante ad accettare, deve restare un’opzione, così come l’utilizzo dei beni russi congelati, i cui interessi vengono attualmente utilizzati per finanziare lo Stato ucraino.
Se non prevista, la prospettiva di perdere la protezione americana è potenzialmente devastante per l’unità dell’Europa. Al contrario, è necessaria un’impennata, il cui primo atto potrebbe essere il vertice organizzato d’urgenza a Parigi lunedì 17 febbraio. Per convincere Washington a rinunciare a un disimpegno completo dall’Europa, è necessario che dimostri la propria volontà e capacità di investire nella propria difesa. A Monaco di Baviera la cecità europea ebbe una brusca fine. D’ora in poi la sicurezza del continente dipenderà essenzialmente dagli europei stessi e dalla loro capacità di mantenere la coesione.