L’INEFFABILE NATURA DELL’ OUTSIDER

per Filoteo Nicolini

L’INEFFABILE NATURA DELL’ OUTSIDER

È di giovedì 25 luglio l’articolo apparso sulla Stampa di Torino dal titolo “Apologia dell’outsider”, scritto da Patricia Mac Cormack, dalla penetrante astrattezza antropologica. Si cerca nell’articolo di delimitare il campo di chi sta fuori e ai margini, tale la traduzione di outsider, chi sente estraneità alle normative e le regole.

E mi chiedevo se avessi afferrato le categorie accennate, e se avessi mai conosciuto dei veri outsider, e quali fossero stati i loro comportamenti, le loro filosofie di vita, le eccentricità, le stranezze. Forse andrebbero ricordati per l’impronta lasciata, l’impulso percettibile, la ricerca segreta del loro compito di vita. E riavvolgendo il nastro della memoria, ci sono state, eccome, persone singolari che avevo conosciuto nel mio girovagare in Sud America. Ne ricordo almeno due. Uno di essi era stato proprietario di un ferramenta industriale specializzata in forniture per l’estrazione del petrolio a Maracaibo; da giovane aveva coltivato come discepolo la filosofia mistica dei Rosa Croce, e scoperto intanto di avere una ottima voce di tenore, al punto di vendere il ferramenta e trasferirsi in Spagna con il ricavato per seguire corsi di canto con un famoso tenore argentino. Ritornato in patria, con moglie tedesca e pargoli, aveva intrapreso l’attività di agricoltore, per poi lasciare tutto e intraprendere un biblico esodo familiare fino ai confini col Brasile, fino a fondare con altri pionieri una comunità di coloni che sopravvisse per lunghi anni, offrendo corsi di auto aiuto, meditazioni ed escursioni nella savana, a chi si avventurasse per questi luoghi in cerca di natura e tranquillità. Ho conosciuto da vicino un’altra anima che incarnava magistralmente lo spirito del nomadismo. Il nomadismo l’aveva portata ad abitare e vivere in tanti parti diverse del Sud America, in costante pellegrinaggio. Naturalmente, tale la sua versione, c’erano sempre ragioni per cambi di alloggiamento, traslochi, motivi e necessità del momento, spiegati e razionalizzati. Manifestava sempre entusiasmo nelle potenzialità degli spostamenti, seguendo tracce, istinti, nostalgie del futuro, il quale, anche se incerto, sempre traeva novità. Va detto che il suo atteggiamento itinerante era come uno stato dell’essere, una cultura applicata alla vita. Aveva una capacità unica nell’azzerare quelle esperienze che considerava deteriorate, decadute, obsolete.

E poi ho anche conosciuto artisti di strada, cantori itineranti, autodidatti che erano capaci di viaggiare con lo spirito senza abbandonare la casa e il modesto lavoro. Mi accorgo quindi che la categoria degli outsider è nutrita e variegata, e mi vengono alla memoria tante figure dissidenti che si sono separate da dottrine, politiche e istituzioni, per fedeltà ai loro principi. E qui ognuno potrà arricchire la lista in base alle proprie esperienze. Queste esistenze singolari, viste in retrospettiva, hanno ubbidito a molle nascoste di cui si potevano percepire solo certe manifestazioni esterne. Azzardo una ipotesi: erano particolarmente attenti a scrutare i segni del destino, a raccoglierne le sfide. Accennavo prima al compito di vita, e credo che l’outsider si occupi di non sprecare il tempo disperdendolo in tanti rivoli. L’outsider è principalmente uno stato dell’anima inquieta e cosciente di esserlo, una insofferenza a schemi e stabilità, anche emozionale, e naturalmente, ogni caso è un caso a parte e non si presta a facili generalizzazioni. La marginalizzazione a volte diviene l’epilogo di personalità scomode come Anna Maria Ortese, coperta col mantello dell’ironia. A cui lei ribatteva: è dalla disperazione d’esser stati calpestati che nasce la forza che ci trasporta verso i cieli limpidi, dove ciò che abbiamo patito si trasforma in dolcezza e beatitudine. Ama tutto ciò che ti tortura o ti ha torturato. Ama il tuo insuccesso.
Questa, solo questa, è la forza dell’anima.

Come diceva Ernesto Sabato: Uno se embarca hacia tierras lejanas, o busca el conocimiento de hombres, o indaga la Naturaleza, o busca a Dios; despuès se advierte que el fantasma que se perseguìa era uno mismo”. È questa ricerca di sè stessi che anima, a volte inconsciamente, il cammino di chi si colloca fuori di schemi prestabiliti.

 

FILOTEO NICOLINI

Immagine: Gregory Crewdson

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