di Maria Grazia Bonicelli – 6 marzo 2018
L’intervento che avrei voluto fare il 6 marzo è il seguente. (Nel frattempo ovviamente sono successe altre cose, che richiederebbero altre analisi)
1) un criterio che mi riprometto di seguire è quello di individuare errori e non colpe. l’uso corretto dell’errore è stato funzionale alla ricerca scientifica, dovrebbe esserlo anche in politica.
Evidentemente di errori ne sono stati fatti tanti, dato che i risultati sono così al di sotto delle aspettative.
2) quello che considero un errore di fondo di LeU è stato aver avuto paura di definire in modo netto la propria identità politica. Questa “tensione” dovuto alla paura “del partitino” ha caratterizzato tutta la fase precedente a LeU, e non si è sciolta nemmeno dopo, anzi, sembra sia percolata in tutte e tre le formazioni politiche, se pur in forme diverse.
3) la paura del partitino ha avuto conseguenze nefaste. È stato mandato un messaggio ambiguo, la gente che avrebbe dovuto riceverlo si è divisa fra un giudizio di colpa: avete fatto la scissione e uno di sospetto “vi interessano solo le poltrone”. Alle regionali questo messaggio ha assunto caratteri paradossali “non votate Rosati, votate Gori”.
Col risultato che non han votato né per noi né per Gori.
Naturalmente non parlo degli errori pregressi a cui darò dei nomi non per dare colpe ma per chiarire la natura dell’errore :uno si chiama Pisapia e l’altro un po’ meglio anche perché dettato dall’urgenza delle elezioni, Grasso.
4) l’amalgama dei 3 partiti non ha funzionato, ma questo non è un errore, semplice constatazione, non avrebbe mai potuto coi tempi che si avevano. L’errore (ahimè confermato dal 6 marzo in qua) sarebbe quello di non sforzarsi a proseguire nel percorso iniziato, ma di rinunciare in partenza, ricorrendo alle famose “colpe”. E lo si può fare solo se si accetta di confrontarsi su una identità politica comune. Con tutte le diversità come apporti e arricchimenti.maidentità comune chiara e definita.
5) nell’elenco dei ministri dei 5 stelle c’è un professore economista keynesiano, leggendolo ho pensato (ed era prima delle elezioni, l’ho anche scritto) “magari l’avesse avuto LeU”, invece no. E questo è stato a mio parere un altro errore: non aver cercato in tutti i modi di uscire dall’impressione di fare un’operazione di ceto politico. E l’operazione era sbagliata non le persone, comprese quelle che sono state elette. Però aver accettato l’operazione “ceto politico” e poi dare la colpa a chi non è stato neppure eletto perché si è in qualche modo smarcato, lo trovo davvero pessimo.
6) ultima cosa: ora non partire dalla valorizzazione dei tanti che si sono spesi, che han votato, con l’impegno di proseguire un percorso politico strutturato, sarebbe un altro gravissimo errore. Speriamo di no.
Maria Grazia P. S. questo è l’intervento che avrei voluto fare la sera del 6 marzo a Bergamo, in una assemblea fra candidati, volontari militanti e simpatizzanti bergamaschi. C’erano tante persone e poco tempo. Così sono rimasta 5 giorni a chiedermi dove è come potessi “dire la mia” Ora la lettera è arrivata a destinazione, quindi penso di poterla pubblicare. Del resto non dico niente che non potessi dire pubblicamente, ma l’essere della vecchia scuola fa sì che, prima di pubblicare qualcosa, mi confronti con quelli che considero in qualche modo i miei dirigenti. So che questa lettera interessa pochissimo, a molti dei miei amici. Fate finta che non sia scritta.