L’IO CAPOVOLTO

per Filoteo Nicolini

L’IO CAPOVOLTO

 

Ho tra le mani l’opera teatrale “L’Istruttoria” di Peter Weiss, alla quale assistetti da giovane studente nel teatro Mediterraneo di Napoli nel lontano 1967. Il libro lo avevo letto allora, e ora sfogliandolo ne ricordo l’allucinato orrore, le reticenze, la malafede, le menzogne, la viltà, il cinismo. Tra il 1963 e il 1965 si svolse a Francoforte il processo contro un gruppo di SS e funzionari del Lager di Auschwitz, dove i fatti furono rievocati da chi vi aveva preso parte come vittima, carnefice o complice. Sono i personaggi di questo oratorio in 11 canti, dove le parole degli interpreti sono le stesse pronunciate nel processo. L’itinerario descritto è noto: dalla sosta sulle banchine, ai capannoni, alle camere a gas e i forni crematori.

Non ricordo più le ragioni che ci davamo da giovani studenti di fronte a tali orrori, oggi posso tentare di capire meglio. È stata la discesa nell’abisso. La discesa nell’abisso è una realtà mondiale, qualcosa che sta accadendo, che è già accaduto. La risalita è una possibilità remota, rappresenta qualcosa che forse non si può neppure realizzare. Oggi la situazione esterna è simile a un mare agitato, potrei dire che il mare agitato è la figura dei tanti conflitti tra nazioni, gruppi sociali, autonomie locali. E tanti conflitti interpersonali, in famiglia, nella scuola, nel sociale.

Mi chiedo se il nostro è ancora un mondo ove è possibile l’evoluzione dell’anima e dell’individualità libera. Questa la domanda che sorge se mi pongo a trovare un denominatore comune che mi aiuti a capire i lager, i gulag, le dittature sanguinarie. Dov’era l’Io di quanti agirono nel lager, quali forze lo dominavano, quale capovolgimento era accaduto perché potessero succedere tali barbarie? Sarebbe corretto dire che un anti-Io si fece uomo, si è fatto uomo. Non era quella una umanità non-umana, sub-umana, antiumana? Quegli anni Trenta del secolo passato videro l’inizio dell’individualizzazione del male, un esperimento spirituale che è andato avanti, al punto che giorno d’oggi questo accade ad ogni essere umano. Semplicemente, non è possibile essere nati in questo secolo XXI senza avere nella propria essenza una copia di questo anti-Io. È inoculato in ciascuno di noi. Il doppio dell’Io è un Io capovolto, è una forza che cerca innanzi tutto di distruggere l’Io. Vuole devastarlo, frantumarlo e ha il potere di pervadere l’intera Umanità.

Abbiamo una civiltà, abbiamo degli esseri umani che sono già fatti a immagine vivente dell’anti-Io, è una realtà nella carne, nel sangue e nello spirito e la si deve guardare in faccia. Dobbiamo imparare a guardare questo fatto senza timore e ad accettare l’individualizzazione del male come dato di fatto evolutivo e a guardarlo coscientemente in faccia, così come apprendiamo a conoscere i due diavoli dell’articolo precedente. Ad essa bisogna contrapporre l’individualizzazione del vero Io, perché a dire il vero il progetto dell’Io esiste ed è stato formulato, per così dire, da Cristo, ma è stato completamente ignorato dall’Umanità. Nessuno ha tempo d’iniziare ad occuparsi del processo d’individualizzazione del principio del Cristo. Il principio del Cristo è l’Io superiore degli esseri umani e dell’intera Umanità. Intanto, l’anima umana e l’Io umano odierno vivono la propria esistenza con un senso di insicurezza. Ovviamente questa incertezza non è di tipo intellettuale. Essa riguarda il cuore umano, laddove si scatena la battaglia. Chi sarà alla fine più forte, il drago o l’agnello? Sarà più forte quello che alimenteremo.

 

FILOTEO NICOLINI

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