Fonte: La Stampa
Lo “stupore” di Mattarella: Palazzo Chigi non poteva non sapere
Dell’attacco di Galeazzo Bignami al Quirinale hanno subito individuato il mandante. O meglio: si sono chiesti se fosse davvero possibile che il capogruppo dei Fratelli d’Italia, devotissimo a Giorgia Meloni, avesse preso l’iniziativa di testa sua senza averne preventivamente informato la premier. La risposta è stata no, l’ipotesi di insubordinazione non esiste in natura. Fedeltà a parte, nel partito meloniano la comunicazione è totalmente centralizzata, i vertici non potevano non sapere. La domanda successiva è stata: perché mai il partito di maggioranza relativa dà corda a un quotidiano, La Verità, che presenta il Colle come luogo di malaffare e ogni due per tre accusa Sergio Mattarella di ordire trame contro Giorgia Meloni secondo un costume ereditato dai predecessori? Non sarà che pure la premier condivide questo malanimo? Letto e riletto l’affondo di Bignami, il presidente e i collaboratori più stretti si sono convinti che sì, purtroppo viene dato credito al giornale diretto da Maurizio Belpietro. Palazzo Chigi e dintorni veramente sospettano che il presidente abbia in animo di far cadere il governo. Di qui lo «stupore» espresso dall’ufficio stampa presidenziale in una nota dove si parla, con asprezza abbastanza inusuale, di sconfinamento nel «ridicolo» (riferito non a Bignami ma alle teorie del complotto cui Bignami ha abboccato).
Ma allora, se così è andata, perché Garofani non smentisce il presunto scoop? Mattarella, viene obiettato, da tempo ha smesso di reagire agli attacchi de La Verità, che peraltro fa il suo lavoro. Non c’era motivo di cambiare metro per un suo consigliere. E comunque, si fa ancora notare, da oltre un secolo hanno inventato il telefono: se c’era da chiarirsi o avanzare rimostranze, bastava comporre il numero del Quirinale. Funziona così, tra istituzioni al servizio della Repubblica e non impegnate a farsi la guerra. Invece Bignami ha messo in piazza tutto lo sdegno del mondo meloniano. Ha dato fiato alle trombe proprio lui che, nella sua veste di capogruppo alla Camera, è la figura politicamente più esposta del partito (dopo Meloni si capisce). Impossibile far finta di niente. Infine Bignami ha preteso da Garofani la smentita indirettamente strattonando l’inquilino del Colle, con il tono di chi lancia un altolà, quasi un avvertimento. Però il rischio è che i modi spicci ottengano l’effetto contrario. Dietro l’immagine sorridente del nonno d’Italia, Mattarella è uomo dalla scorza dura. La mafia gli ha ammazzato un fratello, rammenta chi gli sta vicino. Quando si sente ingiustamente aggredito il presidente non arretra. Nemmeno stavolta si lascerà intimidire.


