di Laura Lauri – 2 luglio 2017
A distanza di 15 giorni due iniziative molto partecipate, con tante compagne e compagni desiderosi di ritrovarsi e di ricostruire una comunità.
In entrambe le occasioni le parole d’ordine sono state discontinuità e alternatività alle politiche fin qui condotte.
Ho apprezzato la chiarezza di Bersani oggi, pur non condividendo del tutto l’analisi delle cause che qui ci hanno portato, così come ho apprezzato Montanari al Brancaccio senza condividere fino in fondo il giudizio sui 20 anni alle nostre spalle.
In entrambi i casi un grande assente: la critica radicale all’assetto neoliberista dell’eurozona a cui molti dei problemi di oggi vanno a mio avviso imputati.
Al di là delle polemiche non riesco a vedere queste due comunità come alternative. L’obiettivo è comune: affermare una forza a sinistra che torni a dare rappresentanza a chi non ce l’ha più da tempo e si è rifugiato nell’astensione.
C’è un sottile filo rosso che unisce idealmente queste due piazze e potrà essere rafforzato solo costruendo insieme un programma credibile per raggiungere questo comune obiettivo.
Partiamo da qui, dopo le enunciazioni di principio, passiamo a discutere e confrontarci su come ottenere il risultato sperato. Solo così capiremo se abbia senso o meno parlare di unità. Perché è su questo terreno che l’unità va cercata e costruita.
Infine voglio essere chiara su un punto: Pisapia non mi ha convinto, troppe ancora le sue ambiguità sulla necessità di una radicale discontinuità.
Ritengo però che non è di un leader che siamo alla ricerca oggi, i leader si impongono in maniera naturale per la chiarezza di offerta politica. Quella oggi serve non altro.
Non serve un messia per la sinistra, meno che mai se a crearlo sono le fanfare mediatiche di Repubblica e Corriere, ma uomini e donne che con la loro azione quotidiana rappresentino i valori di cui vogliamo farci portatori.