di Alfredo Morganti – 15 giugno 2016
Ricordate la storia dei tronchetti della felicità dai quali spunterebbe fuori un pericoloso insetto velenoso? Fu una notizia che si diffuse molti anni fa. Molti presero i poveri tronchetti e li gettarono, per sicurezza, nel secchio. Era chiaro che si trattava di una leggenda metropolitana, ossia una di quelle storie che circolano e si alimentano impersonalmente nella chiacchiera quotidiana. Non avrei mai immaginato che si potesse anche fare giornalismo con queste storie. Sinché non ho visto il pezzo di De Marchis su D’Alema, sul cartaceo di Repubblica e poi come prima notizia sulla home page della stessa. In ottima evidenza, peraltro! Un pezzo che nasce da soffiate, illazioni, si dice, spifferi, leggende, e che funziona benissimo in campagna elettorale, affinché qualcuno possa ribattere contro lo stesso D’Alema in assenza di altri argomenti più seri e più confacenti. Orfini, la Serracchiani, Migliore hanno già ribattuto sdegnati, difatti, alla tesi secondo cui il leader Maximo a Roma voterebbe la Raggi per far cadere Renzi, e hanno chiesto smentite. Ma smentite a che, se non c’è nemmeno una dichiarazione ufficiale (la smentita comunque c’è pure stata)? Ma vi pare che D’Alema se ne esce con queste cose adesso, in piena campagna elettorale, come un outsider fiorentino qualsiasi?
Sembra che non aspettassero altro, come se già sapessero, come se si trattasse di un giochino da ‘spin’ messo su in fretta ma ben congegnato: il solito D’Alema inciucione (ricordate la parola ‘inciucio’ usata ossessivamente da Renzi in questi giorni?) che rema contro e fa il cospiratore. Un pezzo, quello di De Marchis, costruito ammettendo sin dall’inizio che non c’è traccia di dichiarazioni ufficiali di D’Alema, ammettendo anche che si tratterebbe solo di parole dette (nel caso) in privato. Una leggenda insomma. L’ombra di D’Alema manovrata dai suoi nemici. Quindi fuffa. Buona però per la felicità dei dichiaranti di riflesso che si sdegnano per quanto, come suggerisce ‘Renzi ai suoi’, starebbe dicendo e facendo il presidente di Italianieuropei. Gli articoli tipo tronchetti della felicità, costruiti sulle leggende e sugli spifferi, perlomeno fanno contenti taluni, i guastatori di seconda fila. Quelli sospinti in trincea da quell’altro a cui, per adesso, è stato consigliato di star zitto sennò farebbe male ai suoi candidati (già messi male di per sé).
Ps
Par condicio
Sarebbe bello che Goffredo De Marchis, invece di limitarsi a ‘intercettare’ le riunioni private di D’Alema, ci raccontasse nel dettaglio e pervicacemente anche quelle del premier e dei suoi collaboratori. Chissà cosa si dicono lontani dalle slides e dagli hashtag. Ma in quest’ultimo caso, purtroppo, il giornalista di Repubblica si limita soltanto a riferirici quello che dice ‘Renzi ai suoi’ e nient’altro. Chissà perché.