L’OPA sulla politica

per Gabriella
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 12 gennaio 2015

Posso dire che molti, ma molti dei guai politici (e pure delle disgrazie giudiziarie) in cui ci troviamo dipendono dall’idea che i partiti non esistano, e che ci sarebbero solo le reti degli amministratori locali? È un pensiero che, peraltro, secondo La Stampa, apparterrebbe anche a Burlando, ex governatore della Liguria e sponsor della Paita, oggi vincente alle primarie del PD. Io credo che da questa convinzione, che ha ingenerato un modello organizzativo di cui il PD è esempio probante, derivi un modo oligarchico di intendere la politica, verticistico, anzi verticalizzato, in cui si concede di fatto una delega in bianco a chi ci amministra. Tolti di mezzo i partiti, viene meno un canale di controllo, un ponte tra le istituzioni rappresentative e la società, tra la sala comando e i cittadini, che non vorrebbero solo votare a comando mediatico, ma soprattutto partecipare consapevolmente alle scelte maturate negli organi di governo (o almeno esserne informati per tempo). La ‘rete degli amministratori’ diventa un’oligarchia di gestori del potere, pronta a trasversalizzarsi, pronta a travasare orizzontalmente uomini e progetti, in una specie di indistinto politico-amministrativo. Venendo a mancare la connessione con popolo, scomparsi i partiti di massa, vengono di conseguenza a mancare le ragioni delle differenze e delle divisioni, e contano solo gli interessi immediati, persino personali, conta solo salvare la propria identificazione col potere, locale e non.

Non è vero che i partiti sono scomparsi. I partiti li hanno fatti fuori. Hanno liberato così il campo dagli ostacoli e dalle presunte zavorre. Hanno reso quella che era essenzialmente una dimensione collettiva e partecipativa (la politica) un affare singolare, al massimo di clan. Il modello organizzativo delle oligarchie ha fatto il resto e ha plasmato le odierne condizioni di governo, quelle che oggi appaiono come il ‘nuovo’. Strumento essenziale per distruggere quel che restava sono state le primarie, meglio se aperte, apertissime pure alla destra, com’è avvenuto in Liguria. La trasversalità diverrà, ma sta già diventando, complicità aperta tra ex avversari, ampiamente teorizzata peraltro. Ci sarà una rete, posizionata in alto, che condurrà i giochi; e i cittadini in basso che sceglieranno il ‘nuovo’. Punto. Tutta qui la scena minimalista che ci sta davanti. È questo il contesto grazie al quale la criminalità farà (sta già facendo) la sua OPA sulla politica tout court. Non avremmo più casi di malaffare o di singoli corrotti verso cui si indirizzeranno gli anticorpi presenti nella società, nei partiti e nelle istituzioni. No. Avremmo un modello organizzativo talmente oligarchico, talmente conchiuso nelle mani di pochi detentori del potere, che sarà difficile opporre resistenza ad alcunché (con quali strumenti, poi?). La linea di comando non andrà più dai cittadini, dai partiti, dalle associazioni alle istituzioni, ma dal clan al capoclan, tutta per vie interne, insondabili. E attorno agirà un intelletto generale che si volgerà, in special modo, contro la ‘vecchia’ sinistra. Volevano una politica smart, veloce, senza chiacchiere e senza partiti, tutta fare, tutta decisioni, verticale, mediatica, veloce, rottamatoria e ardita? L’hanno avuta. Tutto bene, se non fosse che si comincia a sentirne la puzza anche da lontano.

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