Autore originale del testo: Alessandro Gilioli
“Magnifiche”, ha detto Trump delle armi con cui ha iniziato una nuova guerra – dopo aver promesso di fermarle tutte.
In quel “magnifiche” c’è tutta una subcultura e una visione del mondo, che è esattamente quella a cui noi “pacifinti” o utopisti o naif ci opponiamo.
Non è una subcultura solo di Trump, s’intende: Biden è andato in una fabbrica di missili a baciare i Javelin, Putin, Kim e tutti i dittatori del mondo amano vedere i loro peni ingranditi sfilare alle parate, molti capi democratici non disdegnano lo stesso effetto e si mostrano felici in divisa – ricordo Thatcher tutta tronfia in grigioverde sbucare da un carrarmato.
Ci fa schifo questa visione del mondo basata sulla forza, sull’esibizione della stessa, sull’indifferenza al sangue e al dolore che questa visione del mondo poi crea.
Loro sentono il profumo di vittoria, noi l’odore di morte.
Siamo fatti così, noi pacifinti utopisti e naif.
E’ curiosa però questa cosa dei “pacifinti”, l’accusa di far finta di voler la pace.
Che cosa vuol dire esattamente? Che nel cuore di chi chiede la pace – e per questa manifesta – c’è invece amore per la guerra?
E per quale ragione politica, psicologica o psichiatrica dovrebbe avvenire una dinamica simile nell’anima di questi “pacifinti”? Perché un essere umano dovrebbe creare una finzione simile, una truffa così idiota? O si pensa invece che i “pacifinti” ingannino anche se stessi, in una sorta di grottesca schizofrenia?
Non lo so.
Io per antico mestiere leggo molti giornali e ogni mattina sto male dentro – quasi un senso di soffocamento – quando leggo di esseri umani bombardati, mitragliati, polverizzati da missili o dissanguati da schegge. Siano ucraini, iraniani, israeliani, russi o altro sento solo urla disperate e odore di morte. Quando si tratta di bambini poi, non riesco più a leggere. Ma anche di vecchi e pure di ragazzi spediti al fronte dai loro governi: che avranno avuto una madre, una ragazza, magari perfino dei sogni.
Questo star male per loro – che mi fa vergognare dei miei piccoli problemi e delle mie ansie nevrotiche – è la sola fonte del mio pacifismo. Abbastanza integrale, sì. Forse poco politica, in effetti.
Credo però che questa dolorosa fonte non sia solo mia ma condivisa da tantissime persone, di ogni partito o senza alcun partito: perché siamo esseri umani, con i nostri neuroni a specchio che producono empatia, molto prima che elettori o militanti.
Se qualcuno dice che siamo “pacifinti”, faccia pure naturalmente. A me viene il sospetto tuttavia che lo dicano solo per provare a perdonarsi delle loro emozioni diverse, dei loro desideri diversi: cioè la forza e il suo culto, la vittoria e il suo piacere, insomma l’affermazione di sé o di un artificioso noi che può chiamarsi patria, o religione, o addirittura “valori”.