In mare affonda la nuda vita

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

Alfredo Morganti – 19 aprile 2015

Penso alle tragedie del Canale di Sicilia con grande pena. E alle povere vittime la cui colpa è quella di sfuggire un mondo di guerre e di stenti, per incappare nei mercanti di uomini che li gettano in mare su barche che non sono barche. Questi poveri corpi non sanno che di qua, per noi, loro non hanno valore, ed è per questo che muoiono. Non sanno che solo merci e soldi possono circolare liberamente in Europa e nel mondo globalizzato. Merci e soldi. E il lavoro è una di queste merci. E così lo sono i lavoratori. Mentre quei poveracci non sono merce, non sono lavoratori, non portano con se stessi ‘valore’, non sono ‘valore’ economico, non sono ‘insiemi di competenze’ così come definisce i lavoratori anche Taddei del PD. Né sono cittadini dotati di valore ‘politico’. Non valgono nulla. Non sono nulla. Sono solo passeggeri di navi che non sono navi. Vittime probabili di un Mare Nostro, che non è affatto Mare Loro. Priva di valore, priva di competenze (merci appetibili solo per gli scafisti, non per noi), questa gente senza nome, senza volto, senza presente e, molto probabilmente, senza futuro è soltanto nuda vita. Corpi che respirano, si muovono, fuggono, arrancano verso l’Europa, si gettano in mare, si dibattono, ma che vivono al grado zero, corpi sui quali nessun valore è incardinato, corpi che non valgono niente. Che hanno solo nomi comuni e non nomi propri. Ed è perciò che muoiono: perché per i nostri parametri sono zero. Nuda vita. Non cittadini, non lavoratori, non merci, non flusso finanziario, né garanzia bancaria, né fidejussione, nemmeno voucher. Nulla di nulla. Pura vita organica, talmente piatta, sottile, così prossima all’inorganico, da risultare invisibile. Da essere inesistente come vita. Da sembrare pietra, terra. E divenire acqua e polvere in un battibaleno, al primo intorbidirsi del mare.

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