Morti, ancora morti in mare. Siamo tutti colpevoli!

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giangiuseppe Gattuso e Sergio Volpe
Fonte: PoliticaPrima
Url fonte: http://www.politicaprima.com/2015/04/morti-ancora-morti-in-mare-siamo-tutti.html

700 900

di Giangiuseppe Gattuso e Sergio Volpe -21 aprile 2015

Cosa dobbiamo aspettare ancora per fermare questo genocidio, per ritornare ad essere “umani”. Per vergognarci di tutto questo senza se e senza ma. Perché siamo colpevoli. Lo siamo comunque. Lo siamo per quello che abbiamo fatto in passato, per lo sfruttamento e le violenze perpetrate e lo siamo per come ci comportiamo adesso. Non c’è giustificazione. E non c’è sicurezza che tenga. Tutte scuse, alibi per fare il meno possibile. Per invocare l’aiuto di qualcun altro, per un intervento dell’ONU, e poi per un intervento dell’Unione Europea e poi, e poi altro ancora. Sempre un motivo per limitare la nostra azione per non impegnarci più di tanto. Giustificazioni ridicole, speculazioni politiche orrende. Una barbarie. Un indicibile gioco allo scaricabarile.

Mare Nostrum TritonL’operazione “Mare Nostrum”, “salvaguardia della vita a mare” con interventi della nostra Marina anche in acque libiche, ha salvato 160.000 vite umane in un anno (dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014). È stata interrotta perché costava troppo, 9,5 milioni di euro al mese. Si, costava troppo, un peso insopportabile per la nostra economia (sic!). Meglio “Triton”. Operazione di Frontex, l’Agenzia europea delle frontiere, che si occupa del “controllo delle frontiere”. Il tutto entro le nostre acque territoriali. E costa meno, soli 2,9 milioni di euro al mese. Finora 6000 salvataggi in poco meno di sei mesi. Non c’è male come confronto.

Papa FrancescoL’opinione pubblica intanto è suggestionata dai profeti di sventura, dal pericolo dell’invasione, dalle malattie, dal terrorismo che arriva con barconi e gommoni, dal lavoro che ci tolgono. E poi dobbiamo preservare la nostra “cultura”, la nostra identità. Tutte cazzate. Tutte squallide giustificazioni per non avere il coraggio di dire che la maggior parte di bravi cittadini non vuole perdere nulla, non intende dividere la sua piccola o grande ricchezza, il suo conquistato benessere, la sua pensione d’oro o d’argento con nessuno e specialmente con questi poveracci venuti da chissà dove.

mare-nostrum3-1000x600Da questi selvaggi, molti mussulmani, e forse pure tagliatori di teste. Ma quale solidarietà. Ma dev’è la Croce Rossa internazionale, e dov’è la Mezzaluna Rossa, che insieme rappresentano la più grande organizzazione umanitaria del mondo. Non ci è dato sapere. Intanto migliaia e migliaia di uomini donne e bambini fuggono continuamente dall’orrore nella speranza di trovare di meglio. Andando incontro a qualsiasi rischio anche a quello senza ritorno.

33410-le-bare-per-le-vittime-del-naufragio-di-lampedusaPensavamo di avere visto tutto, di avere raggiunto numeri inarrivabili quando, nel 2013, la grande strage di Lampedusa ci ha consegnato 366 vittime. Ma invece no. C’è altro, molto altro. Non si sa nemmeno di cosa realmente stiamo parlando. 700 morti, o forse di più. Non si sa quanti ne poteva contenere il barcone affondato a 60 miglia dalla Libia, forse 900 o mille. In fondo che importa. La tragedia si è consumata domenica 19 Aprile 2015 in quel braccio di mare diventato il più insanguinato della storia. Il Mar Mediterraneo come cimitero degli ultimi, dei più sfortunati, di chi cerca disperatamente un pizzico di felicità.

Paa a LampedusaQuella felicità che tanti di noi nemmeno sanno più apprezzare, che si annoiano, che si disperano perché non possono andare in vacanza, che non possono comprare l’ennesimo super telefonino per il piccolo. O l’automobilina per il quattordicenne perché non può prendere l’autobus in attesa dei diciott’anni quando arriverà l’auto buona. E lo sappiamo che c’è anche la povertà e c’è tanta gente bisognosa. Ma c’è anche tanto benessere, tanta ricchezza, patrimoni immensi, interi quartieri disabitati in città e di più nei piccoli comuni.

Matteo SalviniE le dichiarazioni che arrivano da più parti sono d’indignazione, perché non si è fatto finora abbastanza. Si, per bloccarli li dove sono, per non farli partire, per bombardare e distruggere ogni imbarcazione che li possa portare sulle nostre coste. Ma certo. Ma che senso ha farli partire. “Aiutiamoli” in patria. Non c’è bisogno di andar via, noi siamo buoni, perché affrontare un viaggio così rischioso, perché pagare i delinquenti scafisti, perché fare centinaia di chilometri con ogni mezzo, a piedi, soffrendo le pene dell’inferno.

Daniela SantanchèSi, perché. Meglio, molto meglio, un bel cordone al limite delle acque territoriali. Da qui non si passa. E per quelli che, testardi e impudenti, vogliono ancora partire dalle coste africane un intervento chirurgico preciso per eliminare qualsiasi naviglio in condizione di affrontare la traversata. Problema risolto. Salvini, Santanchè, e tantissimi concittadini sarebbero felici. Molte forze politiche avrebbero fatto tutto quanto possibile e giusto. E le coscienze di tanti benpensanti, specialmente uomini e donne di chiesa e timorati di Dio, sarebbero limpide e a posto.

No, noi la pensiamo diversamente. Noi crediamo nella solidarietà, siamo convinti che bisogna sempre e comunque salvare chi ha bisogno e chi fugge dall’inferno, e crediamo che i confini, tutti i confini, non sono altro che invenzioni per preservare e salvaguardare le società ricche a danno di quelle povere.

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