Fonte: Il Fatto Quotidiano
Meloni dal reddito al Mia: Robin Hood alla rovescia – toglie ai poveri per dare ai ricchi
Per anni i governi in cui confluivano più partiti diversi tra loro ci hanno abituati a leggi così ambigue che non se ne riconosceva né la natura, né la paternità. Le privatizzazioni, ad esempio, sono l’arma pensata dai neoliberisti per combattere comunismo, socialismo e socialdemocrazia, eppure in Italia sono state realizzate da socialisti, comunisti e socialdemocratici come Amato, D’Alema, Bersani e Prodi.
Ma, dopo il 25 settembre 2022, le cose sono cambiate radicalmente anche se molti fingono di non essersene accorti. Per la prima volta dopo 77 anni di repubblica democratica, il governo è in mano a un partito di centrodestra e a due partiti di destra. Ovviamente, se tre partiti sono di destra, almeno uno è quasi costretto a essere estremista. Tuttavia, per l’andazzo che si era consolidato nei decenni passati, appena la Meloni ha preso il potere, si è sentito dire a sinistra che “tutto sommato è migliore di quanto si potesse pensare”, cioè innocua e addomesticabile a quell’andazzo.
Non è bastato l’atteggiamento assunto verso i rave, gli immigrati, gli squadristi per convincere tutti che il governo Meloni è veramente di destra e che farà sempre più cose “di destra”. Ora, di fronte allo svilimento del Reddito di cittadinanza, finalmente si fa strada un sospetto di questo genere e la consapevolezza che occorrerà una mobilitazione radicale per evitare che questo governo smantelli lo Stato sociale.
Il Reddito di cittadinanza (significativo e decoroso fin dal suo nome) partiva da quattro presupposti: che la nostra società neoliberista crea ingiuste disuguaglianze crescenti e masse di poveri incolpevoli; che la stessa società che crea poveri incolpevoli ha poi almeno il dovere di aiutarli a non morire di fame; che l’occupabilità non è una categoria astratta e generale ma va appurata e trattata persona per persona; che il dovere di uno Stato democratico è togliere il superfluo ai ricchi per dare il necessario ai poveri.
Invece la politica economica del governo Meloni e, di conseguenza, la Misura di Inclusione Attiva (MIA) parte da premesse opposte: l’economia neoliberista, basata sulla concorrenza di mercato e sul profitto, considera le disuguaglianze come consustanziali a un sistema basato sul merito; chi cerca attivamente il lavoro, di sicuro lo trova per cui il disoccupato, se è in grado di lavorare, è sempre colpevole della sua disoccupazione; l’occupabilità è un criterio astratto che non richiede di essere appurato caso per caso; il dovere di uno Stato è togliere il necessario ai poveri per dare il superfluo ai ricchi; se i ricchi diventano più ricchi, qualche briciola di quella ricchezza prima o poi sgocciolerà sui poveri.
Il riverbero mediatico di queste idee della destra, facendo leva su dati dolosamente falsi, ha sistematicamente screditato il Reddito di cittadinanza. Si è detto che esso ha privato le aziende soprattutto turistiche di lavoratori stagionali e, invece, gli stagionali sono raddoppiati; si è detto che ha incrementato i lavori in nero e, invece, i lavoratori in nero sono drasticamente diminuiti. Intanto, gli stessi promotori del Rdc ne indicavano i necessari ritocchi, ma i governi in carica ignoravano le loro proposte.
Quando il Rdc fu introdotto nel 2019, i cinque milioni di poveri che avrebbero potuto ottenerlo erano così distribuiti: circa 3 milioni (minori, inabili, vecchi) non erano in grado di lavorare; circa 1 milione avevano un lavoro, ma retribuito in modo così esiguo da restare poveri assoluti; circa 1 milione erano in condizione di lavorare ma disoccupati.
In questi quattro anni, proprio grazie al Rdc e alle politiche attive, gli occupabili si sono ridotti a poche migliaia, che perderanno il sussidio se non riusciranno a trovare un lavoro entro luglio. Lo troveranno? In Italia centinaia di migliaia di persone (pari al 7,8%) e il 23% dei giovani cercano lavoro senza trovarlo. Chi poi è povero, di fatto risulta meno occupabile di tutti gli altri disoccupati.
Perché la domanda e l’offerta di lavoro si incontrino, occorre che i centri per l’impiego funzionino, che i Comuni siano in grado di coadiuvare le politiche attive, che sia bene organizzata un’efficiente formazione professionale.
Se il governo Meloni riuscirà in questa triplice impresa, non si potrà che esserne tutti felici. Per ora sappiamo solo due cose: che la destra, dopo avere bollato il Rdc come misura diabolica, è ora costretta ad ammaccarlo ma non a sopprimerlo; che l’ammontare della cifra destinata al MIA è di 2 miliardi inferiore a quella erogata finora dal Reddito di cittadinanza. Dunque, sottraendo ai poveri 2 miliardi, proprio mentre con la flat tax regala ai ricchi una cifra maggiore, il governo Meloni non fa altro che rovesciare l’impresa di Robin Hood, che toglieva ai ricchi per dare ai poveri.