Mondiali, la sconfitta paga in anticipo

per Gabriella

Di ilsimplicissimus 25 giugno 2014

Lo confesso il calcio mi annoia a morte, mi indigna per l’ambiente delle tifoserie organizzate, mi irrita per tutto il il circo di commentatori e gentina che campa sparando cazzate a tutte le ore del giorno e della notte ancor più che nei talk show politici, mi urta come sintesi del marcio che si erige a virtù, sportiva in questo caso . Quindi, non sono certo un esperto anche se so riconoscere a prima vista una squadra di bolliti, ancorché miliardari: per questo non pensavo che saremmo andati molto lontano e se avessi saputo ciò che ho appreso ieri avrei fatto il tifo per un’uscita ancora più rapida e possibilmente disonorevole.calciatore

Ho saputo a che a Prandelli era stato rinnovato il contratto fino al 2016, prima dell’inizio del mondiale aggiungendoci anche un corposo aumento dell’onorario nella misura di un milione e mezzo l’anno.  Ora visto che un allenatore della nazionale è chiamato per vincere proprio questa manifestazione, oltre all’europeo, salta agli occhi l’assurdità di sperperare i soldi pubblici, prima ancora di aver visto i risultati. Ed è evidente che all’allenatore  è  stato garantito uno stipendio pari a due secoli e mezzo di retribuzione di un ricercatore universitario, per parargli il didietro in caso di sconfitta: il beau geste di dimettersi dopo aver fatto la frittata non gli costa nulla perché la cifra pattuita per i due anni a venire dovrà comunque essergli liquidata.

Allora dico che se questi sono i meccanismi, molto meglio perdere e di brutto, che continuare su questa strada, che ripercorre gli infami rapporti che conosciamo nel gioco tra affari e politica per giunta coperti e ritinti di un intollerabile patriottismo da suburra.  Non so se il trattamento di favore sia dovuto al fatto che Prandelli sia amico di Renzi, sfuggendo per questo a qualsiasi spending review o se sia un eccezionale caso di merito premiato, mi limito a constatare che persino nel calcio non si cambia verso, anzi la piaga s’incancrenisce sempre di più. Intendiamoci il povero Prandelli ha preso una miseria al confronto di altri grandi manager come quelli che hanno devastato, l’Alitalia, le ferrovie, le poste e quant’altro uscendone sempre premiati e riveriti, alcuni addirittura così rinvigoriti da scendere in politica per fare ancora più danni. Solo che in questo caso le cose sono più chiare e al riparo dalla retorica, dalle chiacchiere e dalle bugie dietro cui ci si nasconde in altri casi: i gol e il gioco sono sotto gli occhi di tutti.

Meglio così dunque, se non altro perché eviteremo gli spot idioti con gli eroi del pallone in veste di sponsor declamanti a fatica, ma anche quella assurda e degradante spruzzata di di fiducia – che non è ottimismo, ma rassegnazione e ottusità – che anche con le cose fatte male, le operazioni opache, le parole ai posto dei fatti  e/o delle idee si possano raggiungere dei risultati. Che le vittorie vere costano sudore, sacrifici, intelligenza e anche una buona dose di onestà verso se stessi. Perché fuori dal campo ci sono altri Cerare Prandelli che pretendono contratti a prescindere da mille giorni.

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