Moni Ovadia: il mio essere ebreo mi fa stare dalla parte degli oppressi

per Gian Franco Ferraris

 da la Repubblica   09 luglio 2014

 Dal conflitto in Medio Oriente alla lista Tsipras il sogno di giustizia di un artista militante.  L’attore è alle 18 all’Ambasciatori per presentare il libro di Suad Amiry architetto e scrittrice di Ramallah, “Golda ha dormito qui”

DALL’IRRISOLTO conflitto israelo-palestinese al futuro della sinistra e dell’Europa. Moni Ovadia, il musicista di origine ebraica, ne parlerà oggi alle 18 alla libreria Coop Ambasciatori, presentando con Luisa Morgantini il libro “Golda ha dormito qui” di Suad Amiry. La scrittrice palestinese racconterà di un passato e un presente di odio, ma anche di una possibile speranza per i due popoli.

MONI Ovadia, il libro di Suad Amiry racconta di famiglie sradicate, case e terre perdute, popoli divisi. Dura dal 1948 questo conflitto, ed ora irrompono le notizie di questi giorni, le uccisioni, le rappresaglie. Ne vedremo mai la fine?
“Solo quando verrà riconosciuto che c’è un’occupazione che dura da cinquant’anni, quando Israele vedrà i palestinesi come un popolo e quindi sul loro stesso piano. La pace si fa con il nemico. Il mio essere ebreo mi fa stare dalla parte degli oppressi. E in questa vicenda gli oppressi sono i palestinesi: non parliamo di terre contese, ma di terre occupate. Suad Amiry ha il merito di raccontare questo con il punto di vista palestinese e lo fa da grande scrittrice. Capire il profilo umano di qualcuno, cosa ha passato, ma questo non viene fatto. E guardi, anche qui da noi, ormai anche la sinistra non parla volentieri della Palestina. In Occidente ci voltiamo dall’altra parte. Si parla poco di loro: mi creda, il popolo palestinese è il più solo al mondo”.

Conferenze di pace, road map, trattati. Poi riscoppia la violenza.
“Tutto fumo negli occhi. Finché il mediatore saranno gli Stati Uniti non c’è soluzione: non è un mediatore neutrale, sta dalla parte di Israele. Vedo un avvenire terrificante purtroppo, sarà una catastrofe anche per Israele, perché opprimendo gli altri perdi anche tu l’anima. E diventi un aguzzino”.

Chi potrebbe fare qualcosa, l’Europa?
“Da questa Europa vile e opportunista che ha ancora la coda di paglia per come non si oppose alla Shoah (lo fecero gli anti-nazifascisti, non gli stati nazionali), non mi aspetto nulla, anche se potrebbe fare tanto. Serve una conferenza di pace, ma che porti giustizia, non che preveda ghetti o bantustan per un intero popolo”.

A proposito di Europa, lei era stato eletto al Parlamento ma vi ha rinunciato. Non poteva essere quella una platea adeguata per le sue battaglie?
“Certamente, ma fui chiaro da subito, quando mi fu chiesto di dare una mano alla Lista Tsipras. Ho molte persone che lavorano con me, orchestrali, musicisti, avrei dovuto interrompere gli spettacoli. Non volevo finire sui giornali come: ecco Ovadia, l’uomo di sinistra che mette a casa venti lavoratori. E poi non sono un politico, sono un attivista e un militante”.

Che futuro vede per la Lista Tsipras?
“C’è da fare un grande lavoro. Il 19 faremo un’assemblea nazionale, credo che ci sia un popolo di sinistra che non si riconosce nel Pd, e ancora meno nel Pd di Renzi. La sua non è una cultura di sinistra, e mi piacerebbe avesse l’onestà di dirlo. Per restare all’Europa e alle sue categorie e famiglie politiche, Renzi non è un socialista. Basta esser chiari, io rispetto i conservatori, la Merkel che dice facciamo dei tagli ma non a ricerca e scuola, per me è una politica di vaglia, da rispettare. Poi la pensiamo diversamente “.

Che spazio c’è per un partito di sinistra?
“C’è un sogno che è anche il mio, quello di una forza di sinistra reale in Italia e in Europa che come prima cosa dica no al neoliberismo. E’ questo è il grande discrimine. Poi, è

pure un fatto di democrazia in senso tecnico. Non si può arrivare ad un unico grande partito con due ali, quella destra e quella sinistra: sarebbe una democrazia che funziona male, senza dialettica. Ricostruiamo la sinistra se non altro per quello. Altrimenti guai a noi”.

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