Fonte: huffingtonpost
di Tomaso Montanari – 28 settembre 2017
Sul “Corriere della sera” di ieri Massimo D’Alema ha annunciato un’assemblea della Sinistra per il prossimo 19 novembre. Nella stessa intervista, l’ex presidente del Consiglio esorta Giuliano Pisapia a “prendere in mano il processo unitario” della Sinistra.
Dal sito di “Repubblica” ho poi appreso che “la prossima settimana, lunedì o martedì, nella riunione operativa ci saranno anche Tomaso Montanari e Anna Falcone. Tutti insieme per una sorta di Linke con una spruzzata di Spd tanto cara a Bersani e una buona dose ambientalista: è la sintesi di Pippo Civati”.
Ora, è davvero deprimente dover dedicare tanto tempo non ai problemi reali, ma a questo eterno teatrino: tuttavia, è importante fare chiarezza.
La verità è che Anna Falcone e chi scrive non parteciperanno né a quell’assemblea né a quella riunione – ammesso che si tengano davvero – . Semplicemente perché le riunioni – i mitologici tavoli – hanno senso solo quando c’è già un accordo politico: almeno sulle questioni fondamentali. E servono solo se tutti (senza esclusioni) sono invitati.
Nel percorso del Brancaccio i cittadini senza tessere e i partiti (Sinistra Italiana, Possibile, Rifondazione Comunista, L’Altra Europa) concordano su tre punti essenziali: vogliono costruire una lista di Sinistra e non di Centrosinistra (è una distinzione sostanziale, che è stata approfondita al Brancaccio); i voti di questa lista non potranno e non dovranno servire a costruire un governo con il Pd; programma, candidature e leadership dovranno essere scelti attraverso un processo di partecipazione dal basso, senza imposizioni a priori: qualcosa di assolutamente nuovo, da costruire insieme e in modo trasparente.
Ora, è a tutti evidente che a nutrire dubbi su tutti e tre questi punti è Mdp-Articolo 1. In una smentita del titolo della sua intervista al “Corriere” (un felice “Mai col Pd”) D’Alema precisa:
Io non ho detto “mai con il Pd”, come d’altra parte risulta anche dal testo dell’intervista, come sempre ben scritta dal collega Cazzullo, che ringrazio. Mi sono limitato a dire che non ci sono, oggi, le condizioni politiche e programmatiche per presentarci insieme alle elezioni… Tuttavia non credo affatto che si debba rinunciare in prospettiva ad un dialogo con il Pd per dar vita, in futuro, a un centrosinistra radicalmente innovativo. Questo comporta, come ha detto più volte Giuliano Pisapia, una chiara discontinuità di contenuti e leadership.
Credo che la partecipazione di Mdp a una sinistra unita sia davvero importante: come per molte delle forze riunitesi al Brancaccio, si tratta di un partito che ha iniziato a nascere nel fuoco dello scontro sulla Costituzione, sulle barricate del No. Nonostante le contraddizioni insite nelle biografie di alcuni suoi celebri esponenti e nonostante la lentezza del processo di distacco dalle politiche di Renzi, continuate da Gentiloni, il popolo e i dirigenti di Mdp sono una parte importante della sinistra da costruire. Oggi questo partito è impegnato in una seria riflessione, che rispetto profondamente, e di cui aspetto l’esito: se rimarrà attuale il progetto di sostanziale convergenza con il Pd siglato dalla leadership di Giuliano Pisapia, allora sarà evidentemente impossibile camminare insieme. In caso contrario, la lista unitaria potrà diventare reale.
Fissare perentoriamente e lanciare pubblicamente la data di un’assemblea le cui forme e i cui modi sono ancora tutti da discutere, o ancora far filtrare illazioni sulle date di immaginarie riunioni “decisive” non aiuta in alcun modo lo scioglimento di questi nodi: che sono oggettivi, concreti, comprensibili a tutti.
Lo scopo dell’appello del Brancaccio è chiaro: “L’obiettivo rimane una sola lista a sinistra“, è stato detto il 18 giugno. Il percorso che si è poi snodato in tutto il paese ha già mostrato che c’è lo spazio e c’è il desiderio per far nascere un nuovo movimento radicalmente nuovo, a sinistra: un progetto che ha bisogno di molto impegno e di tempi lunghi.
E allora occorre che questo primo stadio, la costruzione di una lista elettorale, non neghi e non comprometta quel percorso più ambizioso, e così necessario. E credo che dar vita a due piccole liste in competizione sarebbe un inizio tragicamente sbagliato.
Per questo, se la lista unitaria dovesse alla fine naufragare, personalmente proporrei alle assemblee del Brancaccio di non presentarsi alle prossime elezioni: ma so che molti la pensano diversamente, e davvero nessuno può prevedere quale sarebbe la collettiva decisione finale.
So, tuttavia, una cosa: una lista di centrosinistra, non alternativa al Pd e con un leader deciso a tavolino, sarebbe condannata dalle urne alla totale irrilevanza. Anche senza una concorrenza a sinistra: perché moltissimi elettori (me compreso) semplicemente non andrebbero a votare.
Ma davvero spero che – per citare una celebre frase dell’impaziente Michelangelo – che si possa fare “una buona pace insieme, e lasciar tante dispute: perché vi va più tempo che a far le figure”, cioè le opere. E tutti noi abbiamo bisogno di dedicarci alle opere, non alle dispute.