di Antonio Napoletano – 24 luglio 2014
Diciamo la verità: questo governo della Matteo Renzi&Associati è fin qui uno dei peggiori governi degli ultimi anni.
Al momento il suo bilancio, ancorché provvisorio, è in perdita secca.
Eppure, a memoria, nessun governo come questo, per non parlare del suo Capo, ha potuto contare su un sostegno mediatico così continuo, sistematico, totale e fino alla vera e propria falsificazione della realtà.
Nessuno, a memoria, finora ha potuto contare, sin dal momento della sua comparsa sulla scena politica nazionale su un così continuo, sistematico, totale sostegno alla conquista di un partito, di una leadership costruita sul niente della propria biografia politica e culturale.
Nessuno, a memoria, ha visto enfatizzato, pubblicizzato, ammirato e diffuso ogni aspetto della propria personalità, del proprio ‘carattere’, dei propri tic, delle proprie abitudini.
Nessuno, prima di lui, a memoria, ha goduto di un tal seguito mediatico alle proprie intemperanze o vezzi, alle proprie performance di cinguettatore intemperante e definitorio.
A nessun capo del governo e di partito, a memoria, è stata concessa tanta e tale ammirata tolleranza alle sue intolleranze, ai suoi epiteti, ai suoi lazzi, ai suoi strafalcioni, alle sue idiosincrasie.
E allora perché questo stallo? Perché questa debacle sottotraccia così ampia,senza appello, inemendabile?
E’ ora di chiederci chi e che cosa non sta funzionando e se e fino a quando questa situazione potrà reggere senza che vi sia un rigetto, più o meno, violento, un risveglio di soprassalto da questo ‘sonno’ carico di attese mancate da parte degli Italiani.
Se proviamo a fare mente locale non sarà difficile rispondere, almeno alla principale di queste domande. Infatti, la Matteo Renzi&Associati finora della roboante agenda e della velocità colla quale s’intendeva attuarla non ha portato a casa nulla. E quel poco che ha fatto – dagli 80 denari della ripresa dietro l’angolo alle modernizzazioni targate Poletti – pare oggi – quando ormai si sa che anche il 2014 passerà in cavalleria in termini di ripresa e di contrasto alla disoccupazione – non può che apparire per quello che è: nulla, aria fritta, pura demagogia e ossessiva subalternità al paradigma neoliberista imperante e fallimentare.
Fallimento ancora più clamoroso se si pensa che nessuno degli indicatori dell’abisso in cui stiamo sprofondando appare ed è neppure scalfito da queste misure, né da un qualche effetto ‘psicologico’ derivante dalla capacità affabulatoria del Nostro. Con il rischio deflattivo alle viste, il debito che cresce in ragione del rigore che con accanimento feroce si esercita sempre sui soliti noti, mentre continuano a latitare investimenti privati e pubblici, la disoccupazione non si arresta, l’occupazione diventa sempre più cattiva occupazione, gli esodati sono dentro una lotteria infame e le ‘correzioni’ alla Fornero sono di là da venire, le ricongiunzioni pensionistiche rimangono onerose – secondo il lascito rabbioso del duo Tremonti-Brunetta –, milioni di pensionati sono al minimo, e problemi enormi di riconversione rimangono insoluti o a bagnomaria (il caso delle Ilva d’Italia), pezzi pregiati del manifatturiero così come di altri comparti cambiano di proprietà e vanno a incastonarsi in portafogli anonimi e finanziari sparsi per il mondo.
Certo non è un bel fare per il governo del fare e del fare facendo.
Accanto e oltre a questo quaderno di lamentazioni c’è poi il disastro europeo della MatteoRenzi&Associati.
Un semestre che si ridurrà a poco più di una mesata di nulla – avendo il Nostro, con sommo disprezzo della realtà parlato a braccio e neppure messo agli atti del parlamento europeo i suoi dichiarati intendimenti in forma scritta – dopo lo scappellotto rimediato nell’ultima riunione dei capi di governo europei che, di fronte alle intemerate fiorentine, hanno deciso di ritrovarsi a fine agosto per vedere di dare una soluzione alle sue pretese! La qual cosa, per di più, lo costringerà a interloquire o a fare finta con i commissari prorogati della vecchia Commissione, mentre il nuovo ‘governo’ Juncker se la prende comoda e in attesa che Merkel&C. liquidino definitivamente la pratica Renzi.
Mai s’era vista, sia pure nella generale inconsistenza delle delegazioni italiane a Bruxelles, una impreparazione rivestita di arrogante avventurismo come stavolta. Mai.
E’ in queste condizioni e dentro questo quadro di ‘realizzazioni’ che sta la questione delle ‘riforme’ quelle senza le quali non si starebbe nell’Europa germanizzata, né in Italia si potrebbe rilanciare la crescita e i famigerati (e unici auspicati) investimenti esteri.
Logica e buonsenso vorrebbero che, oltre le esagerazioni e vere proprie menzogne fatte circolare sulle ragioni improrogabili e indiscutibili a sostegno di dette ‘riforme’, almeno su questo terreno ci si facesse guidare dalla ricerca di un onesto compromesso. Invece no. Neppure qui l’Impunito fa sfoggio d’intelligenza politica e alla vasta e variegata platea di dissenzienti e critici risponde con sarcasmo, insulti, minacce, forzature istituzionali, ricatti, ludibrio, risfoderando la mai sopita pulsione a forzare il piatto a rilanciare il suo bluff. Così si da al muro contro muro, al muoia Sansone con tutti I Filistei, al ‘apres moi la deluge!’
Non solo. Invece di allargare la platea degli interessati alle riforme che fa? Pare più propenso a ricompattare i pentastellati, perché dice pacta sunt servanda, anche se fatti col pregiudicato, del quale ormai si fa angelo annunciatore di resurrezione politica.
A chi gli obietta confusione e raggiro in questo suo senato da operetta e un fanfanismo (Boschi dixit) strisciante e ipermaggioritario che nulla a che fare col Fanfani che fu, risponde minacciando, incapace d’uscire dalla trappola nella quale s’è cacciato per peccato di superbia e infantilismo politico.
A niente valgono le protezioni quirinalizie e gli alti inviti a mollare qualche osso. Alla augusta proposta di baratto – non caso subito ripresa dall’Unità – di un Italucum senza nominati per un senato di nominati fa orecchie da mercante, scatena i suoi turchi napoletani perché estendano il ricatto a una Sel azzoppata: se non decade l’ostruzionismo, gli fa dire, fuori dai governi regionali.
E tutto questo nella ignavia più totale e definitiva delle presunte minoranze interne, silenziate e rese responsabilmente complici del più subdolo e pericoloso assalto al regime costituzionale dall’inizio della storia repubblicana.
Quelli che, altrimenti, avrebbero dovuto vigilare, contrastare, sollecitare, preparando un’alternativa credibile a questo scempio ma che, al contrario, se ne sono fatti e se ne fanno volenterosi facilitatori.