Pace: la Manifestazione del M5Stelle raccontata da La Stampa e dal Corriere della Sera

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alessandro De Angelis, Fabrizio Roncone
Fonte: La Stampa, Il corriere della sera

Il pacifismo dell’antipolitica: la rivincita di un mondo che incolpa più l’Europa di Putin

Parli con le persone e, per i più, il pregiudizio è sempre lo stesso, anche se rispetto all’era dei vaffa espresso in maniera più composta. Quello sui giornalisti che «non scrivono la verità», perché fanno parte del «Sistema» coi suoi oscuri interessi, in questo caso quelli del partito delle armi. Tutti al soldo, ovviamente, tranne Marco Travaglio, che dal palco diletterà i fedeli col meglio del suo repertorio: le colpe dell’Europa, elencate con un certo turpiloquio, quelle dell’Ucraina e di quel testardo di Zelensky. Proprio lo disprezza, basta sentire il tono di voce, perché non si è arreso. E poi i meriti di Trump che, a suo dire, ci sta provando a costruire la pace, e proprio per questo non piace all’Europa che vuole continuare a fare la guerra «fino all’ultimo ucraino».

Parli con le persone e capisci che il “pacifismo” della manifestazione è questa roba qua. Mica quello della sinistra di una volta che, da che mondo è mondo, era contro gli imperialismi. E qui l’imperialismo è quello russo però si dice che con Putin si può ragionare ed è colpa degli altri che non lo sanno fare.

Ci parli e ti ripetono che sono per la pace, ma davvero nessuno, né sopra né sotto il palco, spiega il perché dell’equazione tra pace e disarmo. Ci parli, ascolti gli oratori, e non capisci perché ci si indigna su Gaza (tutti) ma non si dice una parola sulle bombe di Putin (nessuno). Né perché su Gaza si rimuove il fallimento di Trump e sull’Ucraina lo stesso Trump viene presentato come un campione di pace anche se, finora, non ha concluso un bel niente.

Ascolti poi Barbara Spinelli, che è qui e non nelle piazze intitolate a Ventotene. Se la prende col «nuovo bellicismo Europeo», con «l’ignoranza di chi si vuole vendicare della Russia», coi Paesi europei che cancellano «le dissidenze», coi disegni folli di Macron, Starmer, Draghi e pure del Pd verso cui partono i fischi.

Ecco, lì capisci fino in fondo quale sia il sentimento di questa manifestazione. Un sentimento “contro”, dove il nemico slitta dal terreno bellico e dal principio di realtà all’ideologia. Più contro l’Europa che contro gli autocrati. L’Europa è «guerrafondaia», «un obbrobrio governato da una banda di pazzi» (professor Dorsi), la Germania è più pericolosa della Russia, eccetera eccetera. E c’è un elemento che colpisce. Rileggendo il taccuino, ti accorgi che è stato allegramente ignorato ciò che è successo negli ultimi tre giorni: i dazi, l’11 settembre per le borse, il rischio recessione, tutto ciò che non è funzionale al racconto.

Questa manifestazione è la rivincita di un mondo. Lo è nelle dimensioni. Magari non saranno centomila, ma anche se sono la metà è un fatto politico mica banale. È popolo, popolo vero, non Ztl.

Gente col problema del mutuo, dell’arrivare a fine mese, del lavoro che non c’è o è diventato lavoro povero. Sono i forgotten men delle tante periferie italiane. Il loro pacifismo, più che valoriale, è innanzitutto figlio della semplificazione “burro o cannoni”. Lo capisci perché ti raccontano questo disagio domestico più che il dolore per i destini del mondo. La guerra come amplificatore della paura di pagare i costi della crisi, le armi come risorse sprecate.

Lo è (una rivincita) per il messaggio politico. Diciamoci le cose come stanno: mentre prima queste posizioni erano contro un sentiment (e contro la comunità internazionale), nell’era di Trump e Putin ritrovano piena cittadinanza. L’unica borsa che va bene è quella di Mosca, l’unica piazza che fa centomila è quella dei Cinque stelle. Dietro queste dimensioni c’è la crisi del pacifismo tradizionale, sia la difficoltà della sinistra di governo che è poi il vero avversario non dichiarato di questa manifestazione. Il cui obiettivo è l’Opa a sinistra sul terreno del pacifismo, complici i balbettii del Pd che si sente quasi in colpa a sostenere la difesa europea.

Ed è una rivincita per Giuseppe Conte. Ecco, zoomiamo su di lui quando arriva la delegazione del Pd. Attraversa il corteo tra gli applausi e la va a salutare come un perfetto e accogliente padrone di casa. Altra zoomata quando prende la parola sul palco.

È più moderato degli ideologi del suo mondo, un po’ su tutto. Parla di «alternativa» come se fosse il leader del centrosinistra e non un semplice capo partito. Del resto anche qui, ha vinto lui. Alle manifestazioni degli altri non è andato. Alla sua c’erano sul palco Bonelli e Fratoianni, e sotto la delegazione del Pd (fischiato). Palazzo Chigi non se l’è affatto tolto dalla testa.

I baci a Travaglio, gli youtuber, il «fantasma» di Grillo al corteo M5S. E il Pd condannato a fare l’ospite

marco travaglio manifestazione contro il riarmo foto lapresse

Marco Travaglio sta per salire sul palco, ma la folla l’ha già avvistato e ondeggia eccitata, ci sono grida di evviva e certe che gli mandano baci strazianti. Lui — lo conoscete, non è esattamente un tipo schivo — risponde con sorrisi languidi. I fotografi cercano un primo piano del divo grillino. Mischione, bolgia, gomitate. Ma quella non è la Taverna? «Ahò, ammazza quanti semo!». Si, è lei. Cronaca battente. Dettaglio fondamentale: il colpo d’occhio sul corteo della pace a 5 Stelle, che lentamente continua a inondare via dei Fori Imperiali, è magnifico. E inatteso, imprevisto, clamoroso.

Cronisti in circolo, adesso, dietro alle transenne. Vediamo di interpretarla bene: questa è molto di più d’una semplice manifestazione contro il piano europeo per il riarmo.

Questa è anche una formidabile prova di forza politica. È Giuseppe Conte che dice a Elly Schein: guarda di cosa sono capace. E tu dovresti essere l’eventuale candidata premier?

Siamo arrivati qui sfilando, da subito, tra indizi scabrosi e perverse suggestioni, tenendo a mente una domanda spinosa, piena di politica primordiale: che razza di pacifisti sono questi grillini?

giuseppe conte manifestazione contro il riarmo foto lapresse

Giuseppe Conte — ricordatevi che siamo dentro la sua prima manifestazione da quando ha preso il comando del Movimento — è noto per avere in testa una strana idea di pace. Nei giorni in cui quel criminale di Putin invase l’Ucraina, e i suoi carri armati erano ormai a dieci chilometri da Kiev, fosse stato per lui, per l’avvocato di Volturara Appula, non avremmo dovuto mandare nemmeno una fionda agli ucraini, per aiutarli a difendersi. Non solo: il capo dei 5 Stelle è anche un vecchio, caro e fidato amico di Trump, («Oh, Giuseppi, my friend!»), l’uomo che sta scassando il pianeta — e perciò se state pensando che c’è più di qualche similitudine con le posizioni di Matteo Salvini, state pensando bene.

manifestazione contro il riarmo foto lapresse 1

Conte ha dato appuntamento alla sua gente in piazza Vittorio, nel modaiolo quartiere Esquilino, multietnico, multivip (però Paolo Sorrentino e Matteo Garrone, un anno fa, hanno traslocato), quindi anche multiproblematico, con la comunità cinese che vive nell’ombra di misteriosi androni e un tanfo perenne di cipolla e aglio, i bengalesi soffriggono e cucinano a tutte le ore del giorno e perciò spadellano anche mentre il corteo si forma, prende corpo, già s’intuisce che sarà grandioso, con le bandiere e gli striscioni, i cori contro la premier Meloni e la delegazione del Pd che si fa largo, mesta. Ospiti di Michele Serra, a piazza del Popolo. E ospiti pure qui.

angelo bonelli giuseppe conte nicola fratoianni manifestazione contro il riarmo foto lapresse

Dal Nazareno, stavolta, hanno mandato il capogruppo al Senato, Francesco Boccia, più Sandro Ruotolo e qualcun altro, credo. Boccia avverte l’ostilità dei manifestanti, tutti pronti a portare crisantemi nel cimitero del Campo largo e a imbastire discorsi pieni di un populismo radicale (molti arrivano dal Sud e covano rancore per la fine del reddito di cittadinanza): viste tante prime pagine del Fatto esibite come vessilli, cartelli contro l’Europa matrigna, spontaneamente ignorato Trump, uno striscione affettuoso per Putin («Il popolo russo non è mio nemico»), applausi per Simone Cicalone, lo youtuber giustiziere della metropolitana romana (accompagnato, l’altro giorno, addirittura dal generale Vannacci, trattato ormai come un vigilantes qualsiasi).

E Rita De Crescenzo?

manifestazione contro il riarmo foto lapresse

Morbosa curiosità di vedere l’influencer napoletana confrontarsi con il professor Alessandro Barbero sul piano della von der Leyen. Ma lei — con gigantesco bodyguard nero al seguito — di Barbero se ne frega: vuole parlare solo con Conte, e proporgli la sua candidatura (500 mila follower su Instagram, in effetti, sono una roba che pure due giganti della politica come Toninelli e Vito «orsacchiotto» Crimi, se la sognavano).

Conte, però, la ignora. Fresco e senza cravatta, al diavolo la celebre pochette, risale il corteo per andare a salutare la delegazione del Pd (e a farsi baciare la pantofola).

 

Qualcuno ha visto Di Battista? No (Dibba, ormai, va solo nei talk dove pagano un gettone di presenza). E la Raggi?

Lei ha fatto sapere di aver un altro impegno (si, vabbè). Da qualche parte dovrebbe esserci pure il professor Montanari. Michele Santoro c’è, e avanza tra gli incoraggiamenti.

«Miche’, non mollare» (e quando mai).

Da sotto il palco, improvvisa botta di nostalgia canaglia.

Guardando verso la Salita del Grillo, ecco laggiù l’hotel Forum: con il pensiero che corre a Beppone. Ti ricordi? Sceglievi sempre la suite con vista sul Colosseo e poi scendevi a sghignazzarci in faccia, dicendo che noi cronisti eravamo servi, fantasmi, lombrichi, solo vermi schifosi al cospetto del comico visionario che avrebbe abolito la povertà (…) e sei sparito.

Puff! Ti sei fatto sfilare il partito da Conte e ora noi stiamo proprio sotto il suo palco, infilati in una manifestazione che tiene insieme anche pezzi di pacifismo arcobaleno (Paolo Cento) e la coppia di Avs Bonelli&Fratoianni (il leader sinistrorso sfottuto da tutti per la Tesla di famiglia, «Attento che te la righiamo, eh?»).

Adesso, comunque, sta parlando Travaglio: «Quanti pacifinti putiniani!». Poi, compiaciuto, legge due lettere di saluto che gli sono state consegnate dalla Ferilli e dalla Morante (il povero Rocco Casalino assiste radioso: in tutto questo sfavillante casino grillino, Conte — per mesi — gli aveva ordinato di farsi vedere il meno possibile).

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