Parisi: il governo entusiasta delle risorse stanziate dall’Europa e gli italiani davanti l’incubo di una seconda ondata di contagi

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Stefano Parisi

Viviamo in un momento storico singolare: da una parte Governo e maggioranza mostrano grande entusiasmo per la inedita e straordinaria quantità di risorse economiche stanziate dall’Europa, e per le enormi leve di potere garantite dall’emergenza, dall’altra gli italiani versano in una condizione difficilissima, alle prese con la pandemia, con il rischio di una seconda ondata di contagi e davanti a una crisi economica senza precedenti.

La pandemia è uno shock violento a livello globale. In Europa questo shock ha provocato un cambiamento profondo, perché alcuni Governi, iniziando dalla Germania, pur sapendo di andare incontro a gravi problemi di consenso interno hanno reagito alle conseguenze economiche della pandemia modificando di 180 gradi la concezione dell’Europa che avevano fino a poco tempo prima, pur di garantire la stabilità della costruzione europea.

I nostri partner in Europa sanno che le loro economie non possono permettersi più l’Italia con bassi tassi di crescita e il rischio di una crisi finanziaria. Ecco perché il nostro Paese, se tutto andrà come è stato deciso in Europa, avrà più soldi degli altri Paesi. Perché siamo in una condizione peggiore degli altri Paesi.

Abbiamo più debito, meno risorse nazionali e rischiamo un tracollo del PIL peggiore di chiunque altro. Forse l’Italia potrà trarre beneficio dalla storica svolta europea dei giorni scorsi e dalla momentanea sospensione di alcuni vincoli europei come il Patto di stabilità o gli aiuti di Stato, ma non è detto. Non è detto perché il Governo Conte, esclusivamente per motivi ideologici, sembra voler rinunciare ai fondi del MES, non è detto perché Next Generation Europe dovrà prima passare al vaglio del Parlamento europeo e di quelli nazionali, ma soprattutto non è detto perché l’Italia dovrà presentare un piano credibile per il rilancio economico che vada a incidere sulla nostra capacità di crescita.

In ogni caso, tutto questo comporterà un enorme indebitamento del nostro Paese. Il 160% sul PIL ad essere ottimisti. Stiamo parlando di risorse che non sono proprietà del Presidente del Consiglio, né dei partiti di maggioranza, sono soldi che ognuno di noi, e soprattutto i nostri figli, i giovani, un giorno dovranno ripagare. Quindi dobbiamo creare tutte le condizioni utili affinché gli italiani possano generare il reddito necessario a ripagare i debiti che stiamo accumulando.

Non possiamo più permetterci di usare il debito per alimentare la spesa corrente, per nuove assunzioni, per bonus e incentivi, per ridurre la pressione fiscale o per inutili investimenti a pioggia. Dobbiamo sciogliere i nodi strutturali della nostra economia.

Non perché bisogna accontentare i “Paesi frugali” ma perché a chiederlo è il popolo italiano che aspetta riforme di sistema da 20 anni. E la questione non è solo spendere bene le risorse che arriveranno, ma avere una classe politica capace, leggi e regole semplici che ci permettano di avere vera capacità di spesa.

Non si può più pensare di governare a colpi di tweet, dirette Facebook e conferenze stampa. La comunicazione politica non basta più. La cinica e spregiudicata abitudine della politica di pensare che gli italiani si bevano qualunque cosa venga raccontata è il segno del disprezzo di chi governa verso l’opinione pubblica che si pensa di poter manipolare in qualsiasi modo. Ma ben presto chi ha governato a colpi di annunci se ne renderà conto.

Oggi serve una cosa sola. Ragionare seriamente su come usare le risorse europee, semplificando davvero le regole, facendo gli investimenti infrastrutturali, sciogliendo quei nodi che tengono bloccate le energie del nostro Paese nella pubblica amministrazione, nella sanità, nella scuola e nelle università, nel nostro sistema imprenditoriale e industriale, nel mercato del lavoro.

Abbiamo davanti una opportunità storica di uscire dal dramma che stiamo vivendo più forti di prima, ma se non sapremo coglierla resteranno solo gli annunci e ancora una volta la delusione e la rabbia degli italiani.

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