di Alfredo Morganti – 6 giugno 2018
Non si ricostruisce nulla attorno a nulla. E alla sinistra italiana manca da tempo una cosa essenziale: un’idea di giustizia, la stessa che ti rende partecipe del destino degli ultimi e dei penultimi, e che ti fa sentire vicino alle sorti di chi subisce vessazioni. Si parla spesso, a questo proposito, di disuguaglianze. Si dice che il divario tra ricchi e poveri cresce: è giusto, è inequivocabile. Ma non si crea un movimento popolare, non nasce un’ondata dinanzi a tabelle che mettono nero su bianco questi divari di ricchezza. Non si costruisce un nuovo sentimento esibendo cifre ed elaborando grafici, per quanto perspicui, evidenti. Diversamente, se si assiste a palesi ingiustizie, a prevaricazioni, soprusi, se vediamo una palese sopraffazione ai danni di una persona, magari più debole dell’altra, io credo che ciò non possa lasciare indifferenti.
Non sto qui a discettare sul significato specifico da assegnare al termine ‘giustizia’, mi limito a dire che, se c’è qualcosa che possa ancora rigenerare l’idea di sinistra, è proprio quella di giustizia, e il sentimento che suscita quando in gioco sono le esistenze di chi non vede rispettati i propri diritti, è debole ed è schiacciato, aveva bisogno ma è stato messo d’accanto, aveva gridato aiuto ma non ha trovato nessuno che glielo concedesse, è povero nonostante si sacrifichi ogni giorno, oppure cade senza una protezione, è ucciso come un cane, è messo a silenzio dalla prepotenza, produce ricchezza ma non è ricompensato nel modo dovuto, lavora ma è sfruttato, pensa al bene pubblico ma è surclassato dagli egoismi sociali, paga il dovuto quando altri più ricchi e potenti non pagano mai nulla, meriterebbe considerazione, rispetto, attenzione ma è ignorato, ha chiesto aiuto ma è stato trascurato, ha diritti che non gli vengono riconosciuti, paga i danni altrui, ha un’esistenza flessibile in un mondo in cui prevale la rigidità dei potenti, scende ogni giorno dei gradini nella scala sociale, ha meriti non riconosciuti, bisogni essenziali non considerati, idee che gli vengono rubate, dignità che viene calpestata, intelligenza offesa dalla gretta ignoranza.
Ecco l’ingiustizia in pochi esempi. Ecco dove far crescere un nuovo senso di comunità. Ecco il luogo da cui ripartire per dare più potere agli afflitti, ai deboli, agli ultimi, a chi lavora e a chi è fuori dal mercato del lavoro. a chi abita le periferie, a chi soffre la riproduzione sociale, a chi vive esistenze che chiedono un sacrosanto riscatto sociale e personale. C’è poco da fare. Non dalle discussioni tecniche, ma da un senso diffuso di giustizia che manca deve rinascere la sinistra. Quella negletta, spaesata e spesso muta di questi anni difficili.