di Leonardo Masone – 6 giugno 2018
«Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi; salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo, e così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere e con il suo dispiacere, attaccato cioè al piolo dell’attimo e perciò né triste né annoiato… L’uomo chiese una volta all’animale: perché mi guardi soltanto senza parlarmi della tua felicità? L’animale voleva rispondere e dire: ciò avviene perché dimentico subito quello che volevo dire – ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque; sicchè l’uomo se ne meravigliò.
Ma egli si meravigliò anche di se stesso, di non poter imparare a dimenticare e di essere sempre attaccato al passato: per quanto lontano egli corra, per quanto velocemente, corre con lui la catena che lo accompagna. È un miracolo: l’attimo, in un lampo, è presente, in un lampo è sparito; prima un niente, dopo un niente, ma tuttavia torna come uno spettro e turba la pace di un istante successivo. Continuamente si stacca un foglio dal rotolo del tempo, cade, vola via – e improvvisamente rivola indietro, in grembo all’uomo. Allora l’uomo dice: “mi ricordo”.» Ecco, così si riconosce la ragione caratterizzante del genere umano. L’animale vive in modo non storico, mentre l’uomo costruire la Storia, proprio perché ricorda. È fisiologico.
C’è da chiedersi, allora, se siano mai possibili tante dimenticanze in così poco tempo? Se il surrogato politicante che sta togliendo a poco a poco la maschera ci prova, il popolo del cambiamento si comporta come il popolo che finora è stato. Sostituzione di abiti, ma non di lucidità, evidentemente.
E’ veramente credibile il nuovo che avanza, politic(ost)ante scafato, che nel giro di qualche mese, qualche giorno, qualche istante rimangia tutto quello che ha detto, trovando anche avvocati difensori, dissennati e faziosi, che prendono posizione così spudoratamente incoerente? Urla contro chi li smentisce la (penta) pletora accaldata di scatenati difensori dell’indifendibile. Chi non è con me è contro di me, ma chi è con me…ecco spiegato come Salvini diventa il nuovo eroe nazionale, per tutti. Per ora è con noi e quindi difendiamo anche lui. Il partito più vecchio che siede nell’emiciclo, e tra i più corrotti: questa nuova generazione verde ha fame e vuole essere saziata.
Se cambiare vuol dire continuare ad annullare lo spirito critico, tanto valeva mantenere i tifosi di prima. Questi ultimi, con qualsiasi veste, saranno sempre un cancro democratico. “L’illusione- scriveva Gramsci- è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma purtroppo non ha scolari”. Ma certa canea continuerà a berciare.
Però, un sorrisino dolce e melenso, con radiotrasmittente da cui riceve segnali di vita galattica, ci seppellirà, sempre a comando. Abbagliati dallo spettacolo igienista, mentre la pulizia dei denti sarà scaricata dalla dichiarazione; pare che dall’impeachment allo scranno sia stato un tocco di pulsante: continua a sorridere beffardo, lui su mille ce l’ha fatta, a non sgobbare.
Il padrone di casa ormai si stabilizza, pulisce gli scarponi su uno zerbino di pelle, talvolta umana, entra e mette i piedi sotto la tavola: egli pretenderà il piatto sempre pronto per sé; una volta finito di ungersi con il cibo porterà il cane in giro, quest’ultimo ancora con lo stesso sorrisino smaltato sempre stampato. È giovane, lumbard in veste nazionale, guadagna bene, si è speso e ora pretende: numeri, consenso, potere e altro potere.
Navigare a vista è stato il finale dei partiti, come scriveva Revelli. Condizione universale: non solo per gli imprevedibili mercati finanziari, o per lo spread (di nuovo, sic.), termine dimenticato da anni; ma anche per le istituzioni politiche, in perenne deflusso economico. La geometria solida che aveva caratterizzato la stentata democrazia post bellica, quella dei partiti, si è decomposta nella sua infingarda sindrome del bipolarismo e nel suo opaco e cangiante leaderismo.
Tutto cambia affinché si ritorni partito: togli il “non” davanti al titolo, nomina un capo che non manterrà i patti, dimentica la scatoletta di tonno, spartisci le poltrone e siediti comodo. Per Loro era inciucio, ora è contratto: una minuzia semantica degna di un mago circense.
Viaggiamo con mappe scadute in una geografia liquida. Come l’impresa, anche il partito politico in tempi di post- (post) Fordismo si è stabilmente trasformato. Per gli accaniti del pre 4 marzo, lasciate stare i morti perché essi non cambieranno stadio: apprezzate lo sforzo di aver scelto Martina, il più idoneo a prendere le condoglianze.
Ci sono tempi di conservazione, tempi di progresso e tempi di reazione: l’indole di talune pecorelle continuerà ad essere belante. Deve passare il vortice reazionario affinché il gregge, magari con qualche testardo caprone, cambierà direzione?
Forse sì, forse no. Nel frattempo difesa a spada tratta dei mediocri capitani. E perché? Perché Esso.