I pensierini di Adriano Zaccagnini (su Fassina)

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=1867

di Lucia Del Grosso – 19 marzo 2016

Ho dovuto aggiungere nel titolo di questo post il riferimento a Fassina perché Fassina è popolare mentre Zaccagnini no. Altrimenti molti avrebbero pensato che stessi scrivendo del mio vicino di casa.

Adriano Zaccagnini, per i più che non lo conoscono, è un deputato eletto nel Movimento 5 Stelle, transitato in SEL e attualmente è nel comitato promotore di Sinistra Italiana.

Scrive sul suo sito un post di una decina di righe che riporto per intero dato che non c’è molto da riassumere:

“Le posizioni divergenti di Fassina e Marino non aiutano a creare una proposta di sinistra che si ponga come obiettivo governare la città. Senza primarie peraltro le auto candidature che rimangono in piedi sono del tutto autoreferenziali. Nella difficoltà della sfida elettorale a Roma buon senso vorrebbe che si cerchi di ricompattare il centrosinistra per fronteggiare i veri avversari, ovvero il ritorno della destra e di politiche che rischiano di incrementare le disuguaglianze. A questo punto sarebbe più utile costruire una lista di Sinistra a sostegno di Giachetti che possa sottolineare la presenza di forze politiche e culturali della sinistra romana consapevoli di cosa significhi la responsabilità del governo. Roma neha bisogno, ma bisogna che in molti facciano un passo indietro e si mettano al servizio del bene comune”.

Ovviamente sulla sua pagina FB si è riversata una marea di insulti.

Non mi interessa ribattere al suo post quanto evidenziare quello che è il vero nodo politico da sciogliere nella proposta politica di Sinistra Italiana: l’orientamento del ceto politico che vi ha aderito.

“Ceto politico” non è una espressione in assoluto negativa. Gramsci era ceto politico, Togliatti, Moro, Berlinguer e tanti altri di una generazione che non ha fatto niente altro nella vita, ma si è forgiata in anni e anni di studi e battaglie.

“Quel” ceto politico, proprio perché si era formato con grandi sacrifici personali, ma soprattutto perché aveva un popolo alle spalle, era capace di pensiero e di scelte coraggiose.

Invece Sinistra Italiana sconta i limiti di una costituzione dettata dall’urgenza del precipitare della deriva postdemocratica del Paese. I delusi dal PD, gli astensionisti, i rifluiti nel privato chiedevano un segnale di vita della sinistra e coraggiosamente alcuni hanno raccolto l’appello dando vita ad un nuovo soggetto politico, ma senza avere a disposizione i tempi naturali per compattare un popolo chiamato a partecipare al progetto: si è fatto con quel po’ di ceto politico che passava il convento, quindi anche con Zaccagnini, il cui sforzo di concentrazione non distilla altro che dieci righe di “Mamma, le destre, mejo Giachetti”, cioè quello che dice il PD. E c’era bisogno di costituire Sinistra Italiana per questo vaste programme? Si chiedeva qualche posto in lista al PD e la si finiva lì.

Ma questo è il massimo che può esprimere un ceto politico senza popolo. E’ destinato a confondere la cultura di governo con lo strapuntino che può elargire il partito maggioritario, non solo e non sempre per meschino poltronismo, ma perché non ha altri riferimenti, attorno a sé ha il deserto.

Ecco perché è essenziale che Sinistra Italiana si ponga non tanto l’obiettivo di un allargamento “orizzontale”, per coinvolgere altri Zaccagnini, altri politici senza popolo affetti da coazione alla ricerca di seggi e assessorati, ma “verticale”, chiamando a raccolta i giovani, le donne, i lavoratori, gli svantaggiati, strada per strada, casa per casa e coinvolgendoli in un grande progetto democratico.

E’ questa la vera forza di un politico di sinistra, donne e uomini motivati a mobilitarsi per la difesa della democrazia e per i diritti sociali, non un posto di governo strappato con un accordicchio di vertice. Che ottiene invece l’effetto opposto, dite a Zaccdagnini: ha preso in considerazione la disaffezione dei militanti e degli elettori potenziali di Sinistra Italiana che non capirebbero un’operazione di così basso profilo? E non crede che questo si riverberi negativamente sul peso e forza politica dei “soccorritori rossi” di Giachetti? Non lo sfiora il dubbio di consegnarli in ostaggio al PD, irrilevanti ora e nei secoli a venire, come è destino di un ceto politico che parla a sé stesso e non al popolo?

O Zaccagnini spera nel buon cuore di Giachetti che gli faccia fare a piacere qualcosina di sinistra, perché “aricordate de li amici, t’ho portato quarche voto”?

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