Il potere a un capo?

per Emanuele Cherchi
Autore originale del testo: Emanuele Cherchi

di Emanuele Cherchi  3 luglio 2016

In questi giorni molto si è discusso se i cittadini “ignoranti” possano esprimere il loro parere nelle decisioni importanti oppure se è ora di mettere delle limitazioni al voto.

E’ noto che ad Atene il sistema democratico si fondava sul fatto che la maggior parte delle cariche era ad estrazione e che su tutto regnava l’assemblea composta da tutti i cittadini liberi e maggiorenni: chi sapeva illustrare meglio i vantaggi di una decisione (spesso un demagogo di turno) riusciva a prevalere. Quando un cittadino diventava troppo potente veniva ostracizzato, ovvero espulso dalla città, per un certo numero di anni.

A Sparta il sistema (chiamato “isocrazia”) era ben diverso: in teoria chiunque poteva diventare membro della gherusia (eforo) e aver accesso a ogni incarico: come però si poteva salire si poteva anche scendere. Il generale Lisandro, protagonista di molte battaglie, da vecchio divenne distributore del rancio a quelli che erano stati i suoi soldati senza lamentarsi. E’ vero che c’erano anche due sovrani ma il loro potere era assai limitato dagli efori che controllavano ogni azione dei re. Il pezzo forte dell’isocrazia spartana era lo stile di vita: tutti erano costretti alla stessa vita, senza poter possedere oro, argento e opere d’arte. I codardi in guerra perdevano lo status di spartiate.

Anche Roma sviluppa nel corso della sua storia repubblicana un sistema in cui l’influenza della plebe diventa sempre più importante: si va dall’istituzione dei tribuni della plebe, all’elezione di uno dei due consoli (Mario fu eletto dalla plebe ben 7 volte). Importante fu la possibilità di eleggere sacerdoti: infatti gli aristocratici quando avevano paura che i loro clientes non fossero abbastanza numerosi nei comizi facevano dire ai loro membri dei collegi sacerdotali che c’erano dei segni infausti nella giornata. Il primo triumvirato fu formato da due aristocratici (Cesare e Pompeo) e un plebeo (il ricchissimo Crasso), anche se la gens di Pompeo era di recente nobilitazione e Cesare era il capo dei populares. Gli eredi di Cesare governarono con l’appoggio dell’esercito, ora avendo un sostegno forte nel senato (ad es. Augusto) ora umiliandolo (ad es. Tiberio) ma sempre dando il loro favore a gente di bassa estrazione ma di grandi qualità (ad es. Agrippa). Il popolo fu accontento (pane e giochi) mentre le grandi famiglie aristocratiche si estinguevano per le purghe che venivano fatte periodicamente dagli imperatori (ogni volta che si scopriva una congiura). Così si passò da una democrazia basata sul denaro e le clientele all’impero.

Nei popoli barbari che invasero l’impero romano esisteva un’assemblea dei guerrieri con poteri diversi a seconda del popolo preso in esame, comunque il Re non era un monarca assoluto.

Continuando, nel basso medioevo si formarono le città ed esse furono rette dai cittadini (in genere quelli ricchi): alcune si trasformarono in signorie altre rimasero repubbliche, in molte di queste gli incarichi ruotavano spesso per impedire a qualcuno di diventare troppo potente… in realtà anche Firenze divenne una signoria di fatto prima sotto i Medici e poi sotto Savonarola. Venezia riuscì invece a rimanere aristocratica e repubblicana fino all’arrivo di Napoleone che creò all’inizio delle repubbliche giacobine per la nostra penisola, ma che via via eliminò il suffragio universale e poi diede una costituzione in apparenza liberale ma di fatto accentrava in sè tutti i poteri.

Ma cos’è una costituzione liberale? Una costituzione che riconosce alcuni diritti e che permette l’elezione di un parlamento da parte delle persone che hanno un certo reddito (tipo lo statuto albertino) o abbiano certi studi.

La democrazia di fatto è nata di nuovo e si è espansa per la prima volta nel secolo scorso e non senza lotte: il principio era che qualunque persona era di fatto una risorsa per il paese con il suo lavoro, sia se esso era retribuito male o se non era neanche retribuito (tipo le casalighe). Facendo questo excursus abbiamo notato che nella storia dell’umanità di fatto esiste da sempre una lotta anche tra i molti e i pochi e che spesso si arriva all’autocrazia per non sprofondare nell’anarchia. La rivoluzione francese parte con l’appoggio di una parte del clero e della nobiltà e finisce con l’uomo della provvidenza. E quanti uomini della provvidenza nello scorso secolo!

La domanda è: è meglio che governino in tanti senza competenza o che governino dei professionisti? Sia l’una che l’altra opzione sono degli estremi e in mezzo bisogna trovare una sintesi che permetta al popolo di avere la sua libertà ma anche un governo capace che non si regga sull’appoggio di pochi ricchi. In quasi tremila anni di storia europea non abbiamo ancora trovato la quadratura del cerchio.

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