Renziani a 5 stelle: una questione di #fiducia

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Andrea Pertici

La cosa più esilarante della mediamente triste politica italiana è vedere i renziani che in 24 ore sono passati da essere i più acerrimi nemici del M5S ai più entusiasti sostenitori di un #governo insieme.
Non importa se 15 mesi fa è stato il loro leader a farlo saltare: quel che fa comodo non fa vergogna. Come sempre. Un po’ come sull’articolo 18, sulle revisioni costituzionali a maggioranza, sull’andare a guidare il governo senza passare dalle #elezioni… Cambiamenti di idee, repentini e ingiustificati, con la solita faccia tosta (o come direbbe Giachetti), visti e rivisti nella scorsa legislatura.
In questi giorni è successo più o meno lo stesso: si è passati dal “MAI con i 5 stelle”, sostenuto accusando invece Zingaretti di farci un pensierino, a un “SUBITO con i 5 stelle”. Naturalmente senza nessuna progettualità. Senza nessuna convergenza sulle politiche progressiste del Movimento, che non sono poche, come dico da tempo, ma solo in una logica di conservazione della legislatura, o meglio dei seggi su cui stanno seduti.
Tutto il contrario di quello che credo sarebbe auspicabile: un governo di legislatura che parta da alcuni punti progressisti condivisi come salario minimo, pensioni minime, reddito minimo, riforma fiscale più progressiva (con alleggerimento per molti e appesantimento per pochi, patrimoniale per i grandi patrimoni e seria web tax), energie rinnovabili, opere pubbliche ecosostenibili, recupero di risorse dai privilegi per spostarle su istruzione e ricerca, contrasto serio dei conflitti d’interessi.
Abbiamo sentito nulla di tutto questo? Non mi pare. Solo l’idea di proseguire un po’, con meno idee possibili è un po’ di propaganda.
Magari agitando lo spettro della “deriva autoritaria”, che un tempo irridevano e che non porta mai a nulla. Su cui certamente non si può fondare un serio programma di governo che ha bisogno di concretezza e scelte coraggiose.
Oltre i limiti del ridicolo poi il tentativo di giustificare il cambio di posizione (radicale e repentino) sulla base del voto favorevole dei 5S a Von der Leyen, che non mi è parso stupefacente e che c’è stato da un mese, durante il quale continuavano a parlare del M5S come di un pericolo democratico.

In ogni caso, ci auguriamo – non da ora – che ci possa essere una convergenza tra #M5S e #Pd, con i gruppi LeU ed eventuali altri parlamentari, per un governo progressista sui punti sopra elencati. Questa possibilità, a nostro avviso, deve essere esplorata per il Pd dal segretario Zingaretti. E se fossi nei possibili interlocutori parlerei solo con lui. Non di tutti – come noto – ci si può fidare. Chiedere a Letta.

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