Riflessioni sull’anima

per tonigaeta
Autore originale del testo: Antonio Gaeta
di Toni Gaeta  14 dicembre 2015
Robert Graves nel suo saggio sulla “Dea Bianca” scrive che il linguaggio del mito poetico, anticamente usato nel Mediterraneo e in Europa del nord, fosse di tipo magico, in stretta relazione con cerimonie religiose, in onore della dea-Luna, alcune delle quali risalenti all’età paleolitica. Egli sostiene che tale tipo di linguaggio (magico) resta a tutt’oggi quello con cui riesce ad esprimersi la “vera poesia”, intesa nel senso moderno di «originale, non suscettibile di [aggiustamenti, fatti passare come] miglioramenti.» ! Quindi, non surrogabile !
Questo tipo di linguaggio magico, tuttavia, fu manomesso verso la fine dell’età minoica, allorché popoli invasori, provenienti dall’Asia centrale (poi definiti ‘indoeuropei’), cominciarono a sostituire le istituzioni delle società matriarcali locali con quelle delle loro società patriarcali.
Essi fecero questo rimodellando o falsificando i miti, per giustificare i fondamenti culturali molto ostili alla cultura matriarcale e, quindi, alle sue modalità espressive, fondate sul linguaggio dell’anima e non della mente. I filosofi greci suggellarono, poi, questo profondo cambiamento, in nome della nuova religione della “logica”. Sotto la loro influenza, infatti, venne elaborato un linguaggio ‘poetico razionale’ (oggi definito classico): linguaggio che fu imposto al mondo come il non plus ultra dell’illuminazione spirituale. Da allora questa visione codificata dell’espressione poetica ha dominato incontrastata nelle università e nelle scuole europee, dove gli antichi miti sono oggi studiati solo come curiosi relitti dell’infanzia dell’umanità occidentale.
Tuttavia, l’originaria narrazione mitologica corrispondeva allo stato d’animo che collettivamente e/o individualmente gli appartenenti alle società matriarcali esprimevano in forma poetica e musicale. Ancora oggi presso le società matriarcali, sopravvissute in America centrale, Africa e Asia, questo é verificabile !
Ciò accadeva prima che presso i popoli dominati dalla cultura patriarcale l’emisfero cerebrale sinistro prendesse il sopravvento e riuscisse ad emarginare la grande creatività dell’emisfero cerebrale destro ! (Vedi “L’Io e l’uroborico femminile”)
Ciò non di meno, non si può affermare che l’espressione poetica sia frutto di sinapsi cerebrali, che seguono un percorso ‘logico’.
Così come l’arte più in generale non può accettare canoni estetici, imposti dalle raziocinanti elaborazioni mentali (Vedi l’Arte Magica di André Breton), anche la poesia é una delle modalità con cui si esprime la “psichè” (anima in greco). Noi riusciamo a identificarci con la manifestazione artistica o poetica, solo quando essa smuove o scuote qualcosa di importante nella nostra anima !
Quando questo avviene possiamo dire che c’è stata comunicazione non verbale, bensì corporea: tale cioè da far vibrare all’unisono tutte le cellule del nostro organismo. Quando questo avviene le anime si rasserenano e il “fisico” cui appartengono migliora le proprie condizioni di salute, perché l’energia vitale scorre lungo i canali naturali, che attraversano il nostro corpo, sciogliendo nodi e grovigli: cause di malesseri e malattie.
La “magia” del mito originario e quella della poesia (non inquinata dalla prosa della mente) sortiscono esattamente questo effetto benefico e salutare, che non richiede interventi scientifici.
La proposta che, quindi, faccio é quella di cercare insieme le orme delle caratteristiche originarie dell’espressione magica in ambito poetico. Non é difficile. E’ molto più complesso seguire i canoni imposti all’espressione poetica dalla cultura classica !

Con questo intento sto curando la revisione, la pubblicazione e la recitazione di 3 poesie di mia creazione, le quali trattano in modi e aspetti diversi il tema della nascita e della rinascita: argomento connesso con il giorno e la notte, quindi, con la luce e il buio dell’universo.
Le prime culture umane ispiravano le spiegazioni di tutto ciò cui assistevano a questo fondamentale ciclo vitale, che si manifesta in moltissimi modi e offre spunti per l’ideazione di miti e di riti magici, nonché di ideazioni e di creazioni, utili per vivere in armonia con il tutto ciò che é realmente “sempre reale”.
Nel corso dei millenni le civiltà e le culture che le hanno alimentate sono sorte e decadute, come tutto ciò che vive e muore sul nostro pianeta, lasciando sedimenti biologici, che hanno assunto caratteri storici. Esse, quindi, sono verità temporanee e parziali, che concorrono soltanto ad avvalorare quelle che nella nostra dimensione spazio-temporale si possono definire “verità eterne” !
Tra esse, l’unica realtà sempre esistente sul nostro pianeta é il ciclo che caratterizza la Natura (o Biosfera). In questo senso, é veramente stupido dichiarare di “dover risolvere i problemi ambientali”, giacché sono i silenziosi agenti ambientali ad avere necessità di risolvere il problema dell’invadente e distruttivo “Homo Sapiens” !
Le poesie e più in generale le espressioni e creazioni dell’anima fanno parte degli agenti ambientali, che non possono essere più silenziosi. L’ispirazione che attinge ai fenomeni più naturali é da sempre un potente strumento di capovolgimento dei valori, che ha bisogno di essere considerato più approfonditamente !
Prima di nascere non fui interrogato

Quando nacqui non sapevo ! Forse,
non avrei acconsentito che accadesse
Forse, avrei solo goduto di tanta bellezza
Guardo il Sole innamorato, potenza erotica
fecondatrice di nostra Madre Terra
Osservo la sua luce soffusa al tramonto
Voli di storni disegnano nuove geometrie
e alcuni gabbiani raggiungono l’orizzonte
Il mio sguardo volge verso i suoi raggi,
che diffondono tutte le tonalità del rosa
Allora comprendo il suo corteggiamento
Sembra astro impazzito per tanto amore !
Mentre di spalle silenzioso avanza il buio,
discreto messaggero di pensieri e domande
Tutto in noi accade nell’oscurità della notte
Giacché essa fa pensare al domani, quando
non si potrà rinviare l’opera della mente
Mente che imprigiona espressioni dell’anima,
diffondendo cultura del divenire e mai..
Mai la sapienza dell’essere e dell’esistere
Me frutto vivente tra i tanti esseri viventi
Me figlio tra i tanti del Sole, che feconda
con amore la nostra comune Madre Terra
Forse avrei voluto vivere albe e tramonti
e non avrei voluto vivere i giorni e le notti
Forse avrei voluto vivere solo la meravigliosa
e immensa bellezza del corteggiamento e mai
Mai conseguenze della materna fecondazione

Me nel giorno, me nella notte

Ecco il giorno ecco il Sole
Ecco il risveglio ecco la rinascita
Ora si diradano le ombre e
la luce si insinua ovunque
La sento persino nella mia anima
La notte sembra ormai lontana
La morte apparente svanisce
La notte con le sue ansie va via
La notte con le sue sognate gioie
La notte con le sue riflessioni..
Me solo tra personaggi di Bosch
mie rivisitazioni di visioni diurne
In me Alice tra le tante meraviglie
Di giorno rapide apparizioni,
come immagini di caleidoscopio
La notte luminose o buie presenze
nella mia anima, interprete attiva
Nel giorno le ombre fuggono,
sebbene io vorrei trattenerle e
parlare con esse per dire ogni cosa
Nella notte esse si addensano e
a volte sembrano volerti soffocare
Me solo nel trapasso alla rinascita
Me solo nella ricerca dell’amore
Me solo nella ricerca della vitalità
filando il mio filo, Moira tra le Moire,
tenendolo legato al giorno e alla notte
Così cosparso di insolubili, enigmatici,
misteriosi, indefinibili ma ineludibili
e appassionati nodi del mio vivere …

Nacqui

Nacqui quando il Sole sovrastò il monte
Nacqui quando le nebbie si diradarono
Nacqui quando la rugiada evaporò in aria
Nacqui quando la luce attivò clorofilla
Allora i fiori di montagna si schiusero
Allora aprirono i loro petali e sorrisero
Allora gli uccelli si levarono in volo
Allora il cielo divenne limpido e chiaro
Nacqui e subito schiusi i miei occhi increduli
Nacqui e subito volli conoscere il mondo
Allora chiesi ali per salire in alto e vederlo
Allora grande fu l’ansia della conoscenza
Nacqui e una farfalla si posò sul mio viso
Nacqui ed essa mi trasportò nel suo paradiso
Grande fu la mia gioia di vivere e sorridere
Avrei voluto rinascere e poi nascere ancora
Tutti intorno ridevano e piangevano di gioia
Poi, cosa avvenne l’attimo seguente non seppi
Cosa é accaduto nell’attimo fuggente non so..
Forse vissi e subito pretesero io ascoltassi
Forse vissi e subito pretesero io parlassi..
Forse vissi e presto ottennero mi rabbuiassi
Quindi vissi ma il Sole fu subito al tramonto
Quindi vissi ma il buio invase tutta la stanza
Allora il primo fiore fece cadere i suoi petali
Allora il mio cuore perse i suoi primi battiti
Allora i miei occhi osservarono volti tristi
Allora le mie palpebre si chiusero e rinacqui.

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