di Andrea Colli
Pippo Civati si è posto il problema: “Se Renzi insiste con il muro contro muro ci possono essere rischi di scissione.” A mio parere domani in direzione Pd non si potrà che uscire con un accordo che preveda la non abolizione dell’art. 18 e un Jobs Act che preveda per i nuovi entrati nel mondo del lavoro un contratto a tutele crescenti per i primi tre anni e poi una normale assunzione con il totale dei diritti previsti per tutti i lavoratori.
Mi sono posto molte volte la domanda della scissione e pur considerandola un male da evitare, mi sono anche domandato se vale la pena avere un Pd dove non è ammesso il confronto se non come una piccola regalia da parte del segretario per fare due chiacchere e non per discutere seriamente sulle cose da fare. Mi sono domandato ulteriormente se fosse giusto che Renzi l’unica vecchia guardia con cui discute è quella di Berlusconi e Verdini (come ha detto D’Alema). Bersani ha un po’ risposto ai timori di Civati escludendo a priori una scissione. Bene, questo vuol dire che Bersani ha in mano elementi certi che lo inducono a pensarla in questo modo e quindi spero però che le sue certezze prevedano il mantenimento dell’art. 18 e il contratto a tutele crescenti come elaborato originariamente. Se non fosse così potremmo allegramente cantare, parafrasando la canzone di Elio e le Storie Tese: “Scissione si, scissione no, se famo du spaghi”, perché il Pd sarebbe veramente “la terra dei cachi” e quindi…